Melchiorre (Mec), "Consumi in salita ma ottimismo ancora lontano" - QdS

Melchiorre (Mec), “Consumi in salita ma ottimismo ancora lontano”

web-gl

Melchiorre (Mec), “Consumi in salita ma ottimismo ancora lontano”

web-gl |
giovedì 29 Aprile 2021

"L'andamento dei consumi mostrerebbe alcuni segnali incoraggianti, ma un segno positivo, dopo quindici mesi di stagnazione quasi totale, non basta per essere ottimisti". Così il presidente del Mec.

Per il presidente dell’associazione difesa consumatori “Mec”, Claudio Malchiorre, l’andamento dei consumi mostrerebbe alcuni segnali incoraggianti, ma un segno positivo per l’andamento dei consumi, dopo quindici mesi di stagnazione quasi totale, non basta per essere ottimisti sul futuro siciliani. Ricordiamo che un siciliano su quattro è strutturalmente povero da generazioni. Il reddito di cittadinanza “a pioggia” ha dato sollievo, ma il resto della Sicilia continua a non funzionare.

Il Mec, “Movimento Elettori e Consumatori”, attraverso il suo presidente Claudio Melchiorre, che da svariati anni è in trincea nel territorio etneo e siciliano per la difesa dei consumatori; ha preso a titolo di esempio il caso “simbolo” della “famiglia Rossi”.

Si tratta di un cognome di fantasia che indica una famiglia-tipo siciliana. I Rossi, come espressione del ceto medio etneo, oltre che della regione, e viaggiano verso l’impoverimento progressivo, anche per effetto delle tasse, comprese quelle sempre dovute, come l’Imu i balzelli odiosi nascosti nelle bollette energetiche e dei telefoni, per esempio. Tutte spese da onorare anche in tempi di Covid.

“Il 2020 è stato il nostro ‘annus horribilis’ – illustra Claudio Melchiorre – . Il reddito delle famiglie siciliane, che si reggono sul lavoro privato è in caduta libera. Una buona parte del vecchio ceto medio è vicino, se non oltre, la soglia di povertà. Le cosiddette partite Iva, consumano quel po’ di resistenza economica residua con provvedimenti di sospensione delle tasse o contributi che non risolvono alcun problema. Basta un errore di compilazione di una denuncia dei redditi, una rivalutazione unilaterale di un immobile, l’arrivo di uno dei ventitré milioni di cartelle esattoriali inviate, che le piccole imprese e le partite Iva isolane saranno buttate a terra”.

Presidente Claudio Melchiorre, per il primo trimestre ‘gennaio/marzo’ di quest’anno, sembrerebbe esserci un trend di leggera ripresa dei consumi nell’Isola...

“L’andamento dei consumi mostrerebbe alcuni segnali incoraggianti, ma un segno positivo per l’andamento dei consumi, dopo quindici mesi di stagnazione quasi totale, non basta per essere ottimisti sul futuro dei nostri conterranei. La necessaria obiettività ci fa credere che questo rimbalzo sia dovuto all’apertura dei cordoni della borsa dei dipendenti pubblici e di quanti scommettono nella ripresa prossima futura. Ma si tratta solo di chi ha ancora capacità di investimento. Gli altri, dovranno appellarsi agli strozzini, con conseguenze prevedibili”.

Qual è il reddito del reddito da lavoro privato?

“Siamo passati piuttosto rapidamente dai 1.200 euro netti al mese pre-pandemia, a circa 800 euro, compreso il mitico ‘lavoro nero’ che in realtà oggi è soglia di sopravvivenza, per molti, e occasione di evasione tributaria per quel cinque per cento già ricco, che si arricchisce ancora di più, che resta il cinque per cento, e che ha male amministrato, ad oggi, la nostra regione”.

– In questo scenario variegato, il Covid, che ruolo ha recitato?

“Con il Covid, continua un generale progressivo impoverimento delle famiglie della ‘classe media’ – continua il presidente dell’associazione di tutela consumeristica -. Non facciamo differenze tra operai, quadri, impiegati. Anzi, il paradosso è che il lavoro specializzato ed anche quello di concetto, che quindi implica un’attività intellettuale, sono stati ulteriormente falcidiati nella nostra regione.

Ricordiamoci che un siciliano su quattro è strutturalmente povero da generazioni. Il reddito di cittadinanza ‘a pioggia’ ha dato sollievo, ma il resto della Sicilia continua a non funzionare. La realizzazione di opere pubbliche dipende da fondi dello Stato, spesi con una lentezza doppia rispetto alla media italiana che è doppia rispetto al resto d’Europa. Senza contare l’assenza di progettualità, la retorica della ‘creazione’ di posti di lavoro, come se esistesse una pietra filosofale del lavoro.

Il ritardo infrastrutturale, il freno dato della presenza delle organizzazioni criminali, una pubblica amministrazione distante dalla realtà e che ha ormai acquisito il senso proprietario del potere pubblico, che amministra. Questi, sono alcuni degli elementi che fanno ripetere la frase ‘creazione di posti di lavoro’. La realtà, viceversa, è che non si creano posti di lavoro. Si producono con fatica attraverso il lavoro. Se ci sono le condizioni per lavorare”.

– Presidente, da anni lei effettua un’analisi sui consumi delle famiglie siciliane: cosa indicano i dati della Banca d’Italia e dalle previsioni finanziarie della Regione?

“La nostra ‘famiglia Rossi’ siciliana, è in permanenza vicina alla soglia di povertà. Il suo reddito lordo, che quindici anni fa era di circa 17 mila euro, dallo scorso anno è calato bruscamente. I Rossi, dal 2020, non hanno praticamente più risparmi. Per contro, la fascia ricchissima, cioè quel cinque per cento che domina la vita pubblica ed economica della regione, spartendo le ricchezze da spesa pubblica, aumenta e di tanto i propri depositi improduttivi o li porta via dalla nostra Isola”.

– Dott. Melchiorre, diceva prima che il lavoro non si crea, ma deve produrre ricchezza. Può spiegare meglio?

“Secondo i dati disponibili, la Sicilia ha subìto un calo della produzione lorda di circa il dieci per cento, a partire dallo scorso anno. Ma dobbiamo ricordare che un terzo quasi esatto delle nostre attività di lavoro, sono pubbliche, mentre un altro terzo sono i trasferimenti per pensioni e assistenza economica erogati dallo Stato.

Solo la metà della popolazione risulta essere attiva, vale a dire lavora o cerca un lavoro. Questa precisazione ci dice che, considerato stabile il contributo delle pubbliche amministrazioni, pari a 26 miliardi, su 88 miliardi di prodotto, la flessione del dieci per cento della produzione ha avuto un impatto reale per almeno una volta e mezza sulla restante quota: in altre parole, da 62 miliardi, il Pil prodotto dalle imprese, nella migliore delle ipotesi, sarà di dieci miliardi più basso, portando così a soli 52 miliardi la produzione di ricchezza in Sicilia. Questa è la creazione di posti di lavoro: dieci miliardi in meno di Pil, vale a dire centomila posti di lavoro in meno”.

– Sul nodo carenza d’infrastrutture, nel “Recovery Plan” italiano, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del presidente del Consiglio, non si parla in maniera specifica di “Ponte sullo Stretto”. Cosa ci dice?

“Il Ponte sullo Stretto presuppone una scelta preventiva: siamo un’isola gelosa ed orgogliosa della propria storia e del possibile futuro, oppure siamo un pezzo d’Italia che si lamenta per la trascuratezza che gli altri Italiani hanno per una delle aree potenzialmente più ricche al mondo? Se la nostra risposta è da ‘sudditi’ italiani e non da popolo siciliano, cambia la prospettiva. L’utilità dell’infrastruttura per il Sud e per il Paese c’è.

Una volta realizzata, perderemo il carattere insulare e saremo meno dipendenti dal trasporto aereo. I costi di costruzione sono relativamente bassi, intorno a 7,1 miliardi di euro, che saranno ripagati immediatamente dai costi di passaggio che comunque peseranno sulle nostre tasche e per cifre importanti. La contropartita è un investimento importante, pari all’1,5 per cento del Pil siciliano, per cinque/sette anni. Il ponte sullo Stretto è una scelta non a costo zero, ma che possiamo valutare solo dopo aver scelto ‘chi siamo’, e cosa intendiamo fare nel nostro futuro”.

– Andiamo adesso al 2021, cosa cambia per l’osservatore e analista Claudio Melchiorre e per il “Movimento Elettori e Consumatori”: nessuno spiraglio concreto e reale di ripresa nel corso del 2021?

“La nostra speranza è in questo Piano di recupero che è interamente nella mani di Mario Draghi e che la Regione Siciliana non ha discusso. Il che fa pensare che la nostra capacità di progettare la nostra vita futura è al minimo. In teoria, dovremmo attenderci investimenti nei prossimi tre anni pari al 5 per cento, del fondo disponibile in questo momento.

Non sono duecento miliardi, come si dice, ma, al netto delle partite finanziarie, possiamo prudentemente valutare in circa ottanta miliardi. Il che porta la nostra quota a quattro miliardi di investimenti reali. Una somma che la Sicilia non vede dal Dopoguerra. Speriamo che serva per rimettere in sesto viabilità interna e la realizzazione dell’anello ferroviario dell’Isola. Se poi riuscissimo a fermare definitivamente gli sprechi endemici, potremmo arrivare anche a cinque miliardi di investimenti”.

– Sprechi per quanto, un miliardo?

“Probabilmente anche di più. Se si facesse un’analisi seria dei costi/benefìci delle società che dipendono dagli enti pubblici, le spese inutili, le perdite dovute alle migliaia di affidamenti diretti o le gare su misura per alcuni soggetti, a partire nei settori idrico e rifiuti, come per la manutenzione delle strade, ma anche per cancelleria, assistenza informatica, pubblicità e promozione, le somme cumulate sarebbero impressionanti.

Dobbiamo capire la differenza tra spese e investimenti. Le spese aiutano poco. Noi abbiamo bisogno di investimenti. Se non avviamo gli investimenti, i ‘signori Rossi’ moriranno presto di fame. E poi lamentarsi al bar, serve poco. La famiglia Rossi deve decidere di diventare protagonista. E sia chiaro che noi la chiamiamo Rossi, ma il vero nome è Scuderi, Russo, Mannino o uno dei nostri cognomi. ‘Carusi’ o ‘picciotti’ che siano: c’è molto di più da discutere sul femminile o maschile dell’arancino”.

Fabio Rao

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017