«Il nostro appello è stato accolto e non possiamo che esserne soddisfatti", dice il presidente della Regione, Renato Schifani
Il Memoriale di Portella della Ginestra ha ottenuto il riconoscimento di “sito di interesse culturale”. Si conclude così positivamente la pratica avviata qualche mese fa ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, “sia per il suo riferimento con la storia, sia quale testimonianza unica dell’identità e della storia delle istituzioni collettive”.
Il governatore Schifani: “Riconoscimento importante”
«Il nostro appello – dice il presidente della Regione, Renato Schifani – è stato accolto e non possiamo che esserne soddisfatti. Si tratta di un riconoscimento importante perché parliamo di un luogo che è simbolo della lotta alla mafia e della lotta contro quelle forze reazionarie che hanno tentato di soffocare lo sviluppo della Sicilia e il benessere del suo popolo. Il Memoriale testimonia l’impegno civile dei siciliani che non si sono mai arresi all’ingiustizia, anche pagando il prezzo più alto. Questo riconoscimento, da noi fortemente voluto, testimonia altresì la volontà del governo, che ho l’onore di presiedere, di combattere ogni giorno contro qualsivoglia forma di illegalità che mortifica le aspirazioni di un popolo, il nostro, laborioso e pacifico che vuole solo liberarsi da sfruttatori e criminali».
L’assessore Scarpinato: “Giusto riconoscimento a una comunità che ha pagato la sua libertà con il sacrificio della vita”
«Attraverso questo provvedimento, – aggiunge l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Scarpinato che ha avviato l’iter – abbiamo voluto dare il giusto riconoscimento a una comunità che ha pagato la sua libertà con il sacrificio della vita. Oggi, più che mai, è fondamentale diffondere il messaggio e l’importanza di lottare contro ogni forma di criminalità e di uscire dalla logica dell’indifferenza». Il Memoriale, che ricade nel territorio di Piana degli Albanesi, nel Palermitano, testimonia l’evento drammatico che ha segnato una pagina della storia nazionale. I sassi di Portella portano le tracce, ancora vive, di quel crimine consumato il primo maggio del ’47 dalle forze reazionarie e mafiose che armarono la mano del bandito Giuliano per fermare il movimento contadino che, in quel periodo, lottava per la riforma agraria e la libertà politica e sociale delle masse più diseredate.