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Meno siamo meglio stiamo

Urgono competenze non manovalanza

Dati statistici sui morti (746 mila) mentre i nati sono stati 404 mila nel 2020, sembrano avere gettato nel panico tanta gente che si preoccupa del calo della popolazione vivente.
La differenza non tiene conto di tutti gli immigrati che via via si registrano nelle anagrafi, con la conseguenza che l’effettiva diminuzione della popolazione viene in parte compensata dagli stessi. Senza contare le decine e decine di migliaia di clandestini che comunque vivono sul territorio senza alcun controllo da parte delle autorità.
Da aggiungere che la popolazione invecchia ed il numero di pensionati aumenta, anche per la deleteria azione politica che, per accontentare tutti, ha abbassato in tanti settori l’età per andare in pensione.
L’età ufficiale è di sessantasette anni, ma quasi nessuno aspetta quel limite perché, per un verso o per l’altro, con una legge o con l’altra, moltissimi italiani ed italiane vanno in pensione molto prima.
La conseguenza, già annunciata, è che fra non molto i contributi del lavoro attivo non saranno sufficienti a pagare gli assegni pensionistici.

Chi l’ha detto che se i cittadini di questo Paese scendono a cinquantotto o cinquatanove milioni stiamo peggio? Noi, in modo sommesso e quasi dimesso, sosteniamo che staremmo meglio, ovviamente se si modificasse il funzionamento della burocrazia, migliorandone altamente la qualità e adoperando metodi moderni, basati esclusivamente sulla digitalizzazione dei servizi.
In questo modo, il numero dei dipendenti pubblici da 3,2 milioni potrebbe scendere di alcune centinaia di migliaia di unità e parimenti quello delle partecipate, eliminando la parte di esse che è in perdita.
Infatti le partecipate pubbliche dovrebbero essere tutte in utile, trattandosi di società di diritto privato, pur controllate in tutto o in parte da enti pubblici (Stato, Regione, Province, Comuni).
La diminuzione del numero degli abitanti dovrebbe essere l’occasione per rivitalizzare il sistema economico, dando opportunità di lavoro ai giovani e tagliando la relativa disoccupazione, che è oggi una cancrena, perché è un peccato che ragazzi di venti o trent’anni ancora non abbiano trovato occupazione.
Nel nostro Paese non c’è bisogno di manovalanza, bensì di competenze. Queste non possono essere portate certamente dagli immigrati, seppure fra essi vi sono giovani che hanno studiato.
L’evoluzione tecnologica, il miglioramento dell’organizzazione sociale hanno necessità sempre di più di intelligenze e di preparazione perché non si può affrontare il futuro in condizioni di inferiorità rispetto all’evoluzione che hanno i Paesi concorrenti, soprattutto quelli europei.
L’Italia è un Paese moderno a parole, in effetti è obsoleto perché la propria struttura pubblica è da terzo mondo ed il ceto politico, che dovrebbe sovrintenderla, è fragile, debole e ignorante, fatte salve le dovute eccezioni evidenti, come è evidente che non bisogna mai sparare nel mucchio.
La diminuzione della popolazione di qualche centinaio di migliaio di unità riteniamo sia un elemento positivo perché ci sono meno bocche da sfamare seppure meno braccia che lavorano (non sempre).

Meno siamo, meglio stiamo. Non sembri uno slogan, ma la costatazione di un dato di fatto e cioé che le risorse utilizzate debbono affrontare un minor numero di utenti. Del resto, la densità di popolazione per chilometro quadrato in Italia rispetto all’Europa è fra le più alte. Conseguenza è che essa potrebbe abbassarsi senza creare nocumento al vivere civile della gente. Anzi, porterebbe vantaggi, alcuni dei quali li abbiamo indicati ed altri li indichiamo a seguire.
L’attuale sistema sanitario, mantenendosi di questa dimensione, sarebbe più vasto rispetto alla diminuita popolazione. Lo stesso dicasi perscuole ed università ed in genere per tutti i servizi pubblici a disposizione di milioni di cittadini.
Si dirà che – per contro – diminuirebbero i lavori attivi. Non è così perché con una adeguata riforma anche i pensionati potrebbero lavorare, tenuto conto che con la digitalizzazione non è più necessaria un’età giovane. Anche a settanta o ottant’anni, se ci si trova in buona salute, si può tranquillamente e onorevolmente faticare!