CALTANISSETTA – “Le consorterie tendono a limitare gli atti di violenza che comporterebbero un’intensificazione delle attività di contrasto delle Forze dell’ordine. I gruppi preferiscono, invece, agire in modo silente e infiltrare settori produttivi che, sebbene in un momento di diffusa crisi generale, si presentano comunque d’interesse. Nonostante l’azione di contrasto giudiziaria e i sequestri dei patrimoni mafiosi Cosa nostra mostra forti capacità di ricostituzione dei propri assetti, pur esprimendo un numero contenuto di famiglie radicate soprattutto nei paesi dell’entroterra”. È quello che si legge nella relazione dei risultati conseguiti dalla Dia nissena nel primo semestre del 2019.
La mappa del fenomeno mafioso in provincia evidenzia la presenza di quindici famiglie appartenenti ai quattro storici mandamenti di Cosa Nostra (Mussomeli, Vallelunga Pratameno, Riesi e Gela), tre clan della Stidda (Cavallo, Fiorisi e San Filippo) attivi nell’area di Gela, Niscemi e Mazzarino e il gruppo Alfieri dell’area gelese.
Le indagini concluse nel semestre hanno confermato come, anche nella provincia nissena, il traffico di stupefacenti rimanga una delle attività criminali di riferimento. Le consorterie non esitano a ricorrere a canali di rifornimento provenienti da altre aree territoriali e a stringere relazioni con esponenti di altri gruppi criminali, sempre nella consapevolezza che la rete di spaccio rappresenta un utile strumento di controllo del territorio e di reclutamento della manovalanza. Particolarmente significativo nella provincia è anche il controllo degli apparati amministrativi degli Enti locali.
“La collaborazione dei funzionari infedeli – si legge nella relazione – incaricati di istruire le pratiche per le forniture di beni e servizi è risultata spesso determinante, come emerso dai lavori della Commissione d’indagine nominata dalla Prefettura di Caltanissetta per la valutazione dell’operato dell’Amministrazione comunale di San Cataldo. Gli esiti dell’attività ispettiva, che ha disvelato gravi forme di infiltrazione mafiosa nella gestione del servizio di igiene urbana, hanno determinato, nel marzo 2019, lo scioglimento del Comune affidandone la gestione a una Commissione straordinaria prefettizia per un periodo di 18 mesi”.
Nel primo semestre del 2018 anche il Comune di Bompensiere è stato sciolto e la gestione affidata a una Commissione prefettizia che perdura nell’incarico. Il ricorso proposto dall’Amministrazione comunale di Bompensiere, per ottenere l’annullamento del decreto di scioglimento, è stato respinto nel luglio 2019 con sentenza dal Tar confermando “la presenza di un apparato amministrativo condizionato da elementi di collegamento con la criminalità organizzata e permeabile a logiche clientelari”.