PALERMO – “L’appetito vien mangiando, in realtà viene a star digiuni” diceva Totò e, purtroppo, questa sembra essere la sistuazione siciliana delle mense scolastiche. Tra qualche giorno, per la precisione il prossimo 13 settembre suonerà la campanella che indicherà la riapertura, in Sicilia, dell’anno scolastico. Insegnanti, alunni e genitori si ritroveranno ad affrontare i problemi di sempre, soprattutto quelli relativi alla scarsità del c.d. tempo pieno e, soprattutto, delle mense scolastiche. È necessario tenere conto che il servizio di mensa scolastica è configurato come un servizio pubblico a domanda individuale. Ne consegue che le amministrazioni locali sono tenute a richiedere la contribuzione degli utenti, anche a carattere non generalizzato sulla base della legge 26 febbraio 1982, n. 51, Art.3.
Responsabili del servizio di ristorazione scolastica sono i Comuni che hanno piena discrezionalità nel determinare la quota a carico delle famiglie. Ne deriva un’ampia disomogeneità territoriale, poiché da Comune a Comune cambiano le tariffe, le agevolazioni e le esclusioni. Negli ultimi anni sono state diverse le sollecitazioni per garantire l’accesso universale al servizio di refezione scolastica (livello essenziale delle prestazioni sociali). Il primo riferimento è quello del “IV° Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva” che definisce la mensa scolastica uno “strumento fondamentale di contrasto alla povertà minorile, a condizione che esso sia una opportunità per tutti i bambini, soprattutto quelli che vivono nelle famiglie più deprivate e a rischio di disagio sociale”.
La presenza della mensa a scuola è una misura di contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa, ma allo stesso tempo, se opportunatamente inquadrata, sostenuta e organizzata, il momento mensa è anche l’opportunità per intervenire sui molteplici rischi per la salute e il benessere psicofisico causati dalla povertà alimentare minorile.
Il Pnrr vede in campo circa 400 milioni di euro per la costruzione di mille mense. Dal primo bando di gara su 1.088 progetti presentati solo 600 sono stati accolti e considerati validi. La Sicilia aveva a disposizione uno stanziamento di circa 80,5 milioni di euro, ma oggi sul sito Open Pnrr risultano solo 44 interventi, con un finanziamento di 18 milioni di euro. E così la situazione è destinata a restare grossomodo quella attuale, dove i plessi scolastici dotati di “ambito funzionale dedicato alla mensa” in Sicilia sono solo 467. A tal proposito il QdS ha interpellato gli assessori alla Scuola delle due città più popolose dell’isola, Palermo e Catania.
“Il servizio mensa a Palermo – racconta al QdS Aristide Tamajo, Assessore alla Scuola del Comune di Palermo – quest’anno inizierà in concomitanza con l’apertura dell’anno scolastico. Nello specifico il servizio entrerà a pieno regime dal 2 ottobre, con la stabilizzazione degli orari scolastici, e terminerà il 30 giugno, a chiusura delle attività di tutti i gradi scolastici. Questo ci ha permesso di essere in linea con le necessità. Si tratta di una novità sostanziale sia nel metodo sia nel merito. L’erogatore del servizio è oramai definito, mancano alcuni dettagli amministrativi ma siamo certo che quest’anno non incorreremo, come successo negli ultimi due anni, alla chiusura anticipata del servizio”.
Ma anche nel capoluogo siciliano il dato relativo alla presenza delle mense scolastiche, più in generale in Sicilia, è disarmante perché si attesta intorno al 12%. “Da un lato – continua l’Assessore Tamajo – la nostra capacità è in funzione delle risposte delle singole istituzioni scolastiche. Strutturalmente stiamo cercando di migliorare un situazione di fatto che deve tenere conto anche di plessi scolastici che non sono in grado di ospitare i refettori. È chiaro che la differenza con le parti geografiche del nord Italia è ancora molto accentuata ma, proprio quest’anno e grazie ai fondi del Pnrr, stiamo realizzando tre nuove mense scolastiche in altrettante scuole dell’obbligo della città”.
Per quanto riguarda, invece, la città di Catania, l’attuale Giunta si è insediata lo scorso mese di giugno. “I nostri margini d’intervento – racconta al QdS Andrea Guzzardi, assessore alla Scuola del Comune di Catania – per quest’anno scolastico sono stati molto bassi perché la precedente amministrazione aveva già bandito la gara relativa alla gestione dei servizi di mensa scolastica. Quello che possiamo fare è vigilare sul rispetto del capitolato d’appalto comprese le condizioni igienico-sanitarie oggetto di un protocollo tra l’amministrazione comunale, la società appaltatrice e l’Asp. Sicuramente, prima della scadenza, proporremo una nostra idea sul servizio di mensa scolastica a Catania. Purtroppo l’utilizzo dei fondi Pnrr non ha sortito gli effetti auspicati a causa di carenza strutturali e documentali sulle quali non siamo potuti intervenire e che ha visto bocciare diversi progetti. Il ruolo delle mense scolastiche deve diventare segno di un nuovo modo di ripensare alla città nel suo insieme, senza i luoghi comuni relativi alle periferie. Peraltro esperienze innovative e illuminate arrivano proprio da una delle periferie spesso citate negativamente, Librino, quartiere in cui è stato realizzato un servizio mensa convenzionato con l’Istituto Alberghiero Pestalozzi che prevede l’utilizzo di ragazzi diversamente abili che hanno dimostrato di essere, invece, particolarmente abili in cucina. Riteniamo che questo esempio virtuoso possa essere implementato su una più ampia scala”.