MESSINA – Barricati in casa, rischiano di essere travolti dal mare più che dal Coronavirus. Sono arrabbiati gli abitanti di Galati, il villaggio costiero della zona Sud del capoluogo, che dopo il maltempo dei giorni scorsi ha subito gli ennesimi danni. Arrabbiati per le vane promesse delle istituzioni, per i mancati interventi per consolidare la barriera di protezione e ripiombati nel terrore perché ancora una volta si sono visti il mare dentro casa.
“Rischiamo – dice Giulia Ingegneri, presidente del comitato Salviamo Galati Marina – di morire di burocrazia. Le nostre abitazioni sono state invase dall’acqua e i danni che subiamo sono sempre maggiori: cantine allagate, elettricità saltata ed elettrodomestici fuori uso. Non sappiamo più cosa fare. Ci siamo costituiti in comitato, abbiamo dato fiducia alle istituzioni, abbiamo cercato la via del dialogo senza attaccare mai nessuno. Siamo stati anche ascoltati ma a questo punto mi sento presa in giro. Il 17 gennaio, pubblicamente, è stato detto che Galati era stata messa in sicurezza. Cosa tutt’altro che vera”.
“In data 20 dicembre – ricorda Ingegneri – abbiamo inviato una Pec al Comune all’attenzione del sindaco Cateno De Luca. Nella nota protocollata il 4 gennaio si chiedeva l’accelerazione dei lavori definitivi e la rifioritura della barriera esistente. A questa Pec, documento ufficiale, è stata data risposta il 17 febbraio, che prevedeva l’intervento della rifioritura della barriera, cosa assolutamente non vera. Più volte, ma in maniera ufficiosa, ci è stato detto che sarebbe stato avviato un progetto definitivo che però non è mai partito. Ancora l‘altra notte, quando ho contattato la Protezione civile, chi mi ha risposto ha parlato di progetto: ‘Domani vediamo per il progetto’. Ma il progetto per cosa? Noi rischiamo di morire”.
“Ci sono grandi responsabilità – conclude – e vogliamo che vengano alla luce. Ribadisco la mia mortificazione nel parlare di questa nostra situazione, perché siamo in un momento drammatico. Sono un medico e il mio pensiero è per le tante persone che stanno affrontando questa emergenza. Il nostro, però, è un problema che si trascina da anni. Siamo chiusi a casa per difenderci dal Coronavirus, ma rischiamo di morire per altro, a ogni mareggiata”.
Sulla necessità di una rapida messa in sicurezza definitiva del litorale di Galati i rappresentanti del comitato avevano anche sollecitato il prefetto Maria Carmela Librizzi durante un incontro seguito alla costituzione del gruppo. Il progetto a cui si fa riferimento è quello, sembra in fase esecutiva, di 4,5 milioni di euro da cui sono stati però stralciati interventi già effettuati per oltre un milione di euro che in tre tempi hanno solo tentato, visti i risultati non molto proficui, di mettere in sicurezza le parti di costa più vicine alle abitazioni. Si ipotizzava un’opera di salvaguardia senza ricorrere a barriere frangiflutti. L’intervento, con il finanziamento rimasto, prevede una barriera soffolta che consentirà anche l’accoglimento del materiale di risulta dei dragaggi del porto di Tremestieri e che permetterà quindi un ripascimento della costa.
Intanto tra gli abitanti prevale la sfiducia, visto che era stato ancora sostenuto, qualche mese fa, che i lavori, sempre provvisori, erano stati effettuati bene e la barriera avrebbe retto. Evidentemente non era così, sottolinea chi mostra le cantine sommerse dall’acqua e tutto quello che c’era dentro, ormai rovinato. Una signora fa vedere la sua cucina con gli elettrodomestici fuori uso perché è saltata la corrente elettrica. È andato in tilt anche il frigorifero con le abbondanti provviste fatte nei giorni scorsi, visto il momento di emergenza. Due ragazze che vivono da sole con il padre disabile, con l’acqua in casa, sono andate nel panico. Si sono rivolte al vicino che ha avvertito la Protezione civile e ai Vigili del fuoco.