Turismo nell'estate 2022. Si torna alla normalità e con questa riemergono scioperi e voli cancellati all’ultimo. Parola ad Assoturismo.
Avrebbe dovuto essere l’estate della ripartenza. Quella vera. E, da un certo punto di vista, le aspettative non sono andate deluse: a ripartire, infatti, sono stati pure scioperi, proteste, caos, voli cancellati all’ultimo. Esattamente tutto come prima del Covid. Ovvio che uno dei settori a risentirne maggiormente sia quello del turismo, rappresentato a livello nazionale dall’agrigentino Vittorio Messina, dal 2017 presidente di Assoturismo Confesercenti.
Un altro colpo ad un comparto per l’Italia strategico.
“Assolutamente sì. Assestato da chi, soprattutto compagnie low cost, dopo due anni di pandemia e una guerra, purtroppo ancora in corso, nel cuore dell’Europa e il conseguente caro carburante, si è fatto trovare impreparato alla ripresa. È naturale che a risentirne prima di tutti fosse il turismo e, a cascata, il nostro Paese, che grazie al settore genera oltre il 10 per cento di Prodotto interno lordo”.
Di recente Assoturismo ha tracciato un quadro preoccupante, qualora dovesse persistere questa situazione.
“La stima è più che preoccupante: qualora dovesse proseguire lo stato di incertezza sui voli aerei, il turismo rischia di perdere 1,2 milioni di passeggeri e 800 milioni di euro di fatturato, quest’ultimo dato limitato ai soli servizi a terra negli aeroporti e al solo mese di agosto. Ad oggi, anche se il sistema ha retto grazie alla professionalità di tour operator e agenzie di viaggio, siamo ben al di sotto delle previsioni. I segnali incoraggianti, dopo Pasqua e dopo i ponti del 25 aprile e 1 maggio, sono stati disattesi: avevamo ipotizzato, come l’anno scorso e come il 2020, una boccata di ossigeno a partire dal 10 luglio. Che ha iniziato ad intravvedersi, timidamente, con due settimane di ritardo. Quando questa estate 2022 avrebbe dovuto essere quella di una ripresa organica e duratura. Adesso il caos voli ci ha messo un bel carico”.
Una volta tanto, però, il problema non è solo italiano. Scorrendo i dati, nella settimana tra il 17 e il 23 luglio, Fontanarossa registra una percentuale di disagi pari al 6,1 per cento dei voli, contro un oltre 27 per cento di Cipro.
“Ma sono dati non equiparabili dal punto di vista dei flussi. Il 6,1 per cento di uno scalo in Sicilia o, ancora di più, in Sardegna, mete che per antonomasia si preferisce raggiungere in aereo e che vivono essenzialmente, in questa stagione, di turismo balneare, non ha lo stesso peso di realtà nelle quali predomina l’arte e la cultura. Non a caso, per fortuna, anche in Italia le città d’arte stanno reggendo bene, dopo due anni di stop, andando anzi oltre le aspettative. Prendiamo, ad esempio, Firenze, tradizionalmente non scelta come meta agostana: quest’anno i segnali che ci giungono parlano di hotel pieni anche la settimana di Ferragosto”.
Eppure, ci sono sondaggi che riferiscono di un 88 per cento di italiani che quest’anno ha deciso di rimanere in Italia.
“Facendo, però, vacanze ‘mordi e fuggi’, magari week end lunghi e in località raggiungibili in treno o con mezzi propri. Ripeto: il turismo balneare, soprattutto al Sud, è in sofferenza. Dei timidi segnali di ripresa ci sono ma si sarebbero dovuti vedere molto prima. Ora la speranza è che queste avvisaglie positive si consolidino, con dei flussi che trovino conferma anche a settembre e ottobre, mesi, soprattutto in Sicilia e Sardegna, ancora ‘balneabili’. Di ripartenza, organica e strutturale, se ne parla da mesi e i presupposti c’erano tutti e, a mio parere, le compagnie aeree, soprattutto quelle low cost o le società di gestione aeroportuale, avrebbero dovuto procedere per tempo ad assunzioni e potenziare quello che andava potenziato: si sarebbe evitata questa situazione”.