Martedì le organizzazioni sindacali saranno ascoltate dalla VI Commissione Sanità dell’Ars. Fissata per questa mattina, invece, l’assemblea indetta da Cgil e Uil nell’auditorium della struttura
MESSINA – La mobilitazione in atto, sia politica che sindacale, potrebbe rimettere in discussione la bocciatura da parte dell’assessorato regionale alla Salute, della Pianta organica e del Piano triennale del fabbisogno dell’Azienda ospedaliera Papardo.
La speranza si è riaccesa dopo la convocazione, fissata per martedì prossimo, delle organizzazioni sindacali in audizione alla VI Commissione Servizi sociali e Sanitari dell’Ars, che affronterà proprio i problemi connessi alla riduzione del tetto di spesa per l’azienda ospedaliera messinese. Si tratta di un primo risultato concreto, secondo i rappresentanti sindacali, che, se non risolve la grave situazione legata ai lavoratori del Papardo e alla collettività messinese, rappresenta la piena certificazione della necessità di rilanciare una grande vertenza territoriale.
Intanto resta confermata per stamattina l’assemblea dei lavoratori indetta da Cgil e Uil presso l’auditorium del Papardo, durante cui si decideranno eventuali nuove mobilitazioni “per salvare l’importante presidio ospedaliero – sottolinea Antonio Trino, segretario provinciale Fp Cgil con delega alla sanità – e salvaguardare tutti i posti di lavoro minacciati dalla decisione assunta”.
È stata rinviata invece quella della Cisl, prevista proprio per martedì. Ci sarebbe una diminuzione dei fondi trasferiti al Papardo di circa otto milioni di euro, con il taglio di professionalità e il rischio chiusura per alcune Unità operative. “Negli ultimi anni – sottolinea Francesco Fucile, segretario Fp Cgil- l’Azienda ospedaliera ha subito una mortificazione immeritata dal Governo centrale, con la complicità della deputazione regionale Messinese, a vantaggio di altre realtà extra provinciali e del privato convenzionato”.
Trino ricorda la costruzione in atto, da parte del Gruppo Giomi, di una mega struttura proprio in un’area adiacente al Papardo. Per i sindacati, del depotenziamento della sanità pubblica si avvantaggia il settore privato convenzionato, che costituisce comunque un capitolo di spesa nei bilanci delle Asp. “Non comprendiamo – sottolineano Fucile e Trino – come si possa pretendere di contrarre numericamente una dotazione organica che già come è stata presentata non garantisce i Lea e i dettami assessoriali in tema di dotazioni minime, tanto da non averla mai avallata”.
Ivan Tripodi, segretario della Uil parla di scelta scellerata, espressione di un disegno politico che punta a ridimensionare l’Azienda ospedaliera con grave danno per la zona Nord di Messina e l’area tirrenica della provincia. “Il Papardo – ricorda Corrado Lamanna, coordinatore Area medica Uil Fpl – era stato classificato Dea di secondo livello, ma la politica sanitaria declassò tale azienda a Dea di primo livello, mortificando diverse unità operative, quali per esempio Malattie infettive, Neurochirurgia, Oculistica, Chirurgia vascolare e Chirurgia plastica, che da Strutture complesse furono trasformate in Strutture semplici dipartimentali, tutto avvenuto in violazione della legge Balduzzi. Da evidenziare inoltre che la provincia di Messina ha avuto riconosciuto un solo Dea di secondo livello, a differenza di Catania che ne ha avuti tre”.
I rappresentanti dei lavoratori evidenziano anche l’importante ruolo che il presidio ospedaliero Papardo ha rivestito nella lotta alla pandemia da Sars Covid 19. “Tutto il personale sanitario coinvolto – dicono – si è adoperato con grande professionalità garantendo la piena funzionalità di otto posti di terapia intensiva, nonché le degenze nei reparti di malattie infettive e di pneumologia Covid sub-intensiva, dove sono stati ospedalizzati anche pazienti provenienti dalle altre province della Regione Sicilia”. Contestualmente sono state garantite tutte le altre specialità di area medica e chirurgica di emergenza.
È la carenza di organico però, secondo i rappresentanti dei lavoratori, il problema centrale. “Si stanno attivando nuovi posti letto – sottolineano – che incrementeranno quelli già esistenti nelle Strutture complesse, tutto ciò però sta avvenendo senza che nessuno si preoccupi di quanti medici, infermieri, Oss e ausiliari serviranno per farne fronte”.