Un tempo fiore all’occhiello dell’economia locale, il settore appare in grande difficoltà, come dimostrano i numeri sempre più contenuti di aziende e occupati. Eppure un rilancio non è impossibile
MESSINA – Un tempo motore di occupazione, di qualità e di professionalità elevate, oggi simbolo del declino produttivo. Lo dicono i dati e lo denunciano le organizzazioni sindacali analizzando il ruolo marginale che ormai ha assunto la cantieristica navale messinese.
Sono un’ottantina le aziende presenti tra città e provincia a cui aggiungere tante altre piccole realtà che sfuggono alla mappatura. I lavoratori impiegati sono circa 1.500, un numero che si è ridimensionato nel tempo così come si è ridotto l’impatto del settore sull’economia locale.
“I grandi marchi – ha evidenziato Daniele David, segretario generale della Fiom di Messina – utilizzano la pratica del sub appalto con salari bassi e qualifiche non riconosciute. C’è un generale contesto di precarietà. La cantieristica è un settore che è stato emarginato in questi anni, non c’è stato un investimento adeguato e su questo tutto il territorio dovrebbe interrogarsi: ciò che un tempo era un elemento importante per l’occupazione adesso propone un quadro sconfortante. Le grandi aziende hanno mantenuto il logo e poi hanno subappaltato, perché così si svincolano dalle responsabilità e nel contempo abbattono i costi”.
David ha chiamato in causa alcuni attori istituzionali perché intervengano a innescare meccanismi virtuosi, dall’Autorità portuale, agli Enti locali, dal Governo regionale a quello nazionale. “Si deve capire – ha aggiunto il rappresentante della Fiom – se vogliono puntare sulla portualità e la cantieristica navale e sul lavoro delle persone o vogliono semplicemente pensare di competere sull’abbattimento dei costi. È preoccupante la situazione dei salari, il fenomeno del dumping contrattuale è dilagante, e invece di utilizzare il contratto metalmeccanico industria, per esempio si utilizza il metalmeccanico artigiano o addirittura quello della logistica che significa per i lavoratori avere 300 o 400 euro al mese in meno in busta paga. Stiamo proponendo a Cisl e Uil un’iniziativa unitaria provinciale su questo tema non soltanto per denunciare il problema ma per capire anche come trovare soluzioni e dare una prospettiva occupazionale vera a centinaia di lavoratori che altrimenti se ne andranno perché non possono vivere con mille euro al mese. Poi c’è la questione del riconoscimento professionale attraverso le qualifiche e quello della sicurezza”.
A Messina i lavoratori coinvolti sono circa ottocento
A Messina i lavoratori coinvolti sono circa ottocento e i cantieri sono localizzati principalmente nella zona Falcata, area di pregio dove sono previsti interventi di bonifica e riqualificazione con progetti che dovrebbero fare convivere vari segmenti, da quello turistico a quello del recupero dei beni di rilevanza storico artistica fino appunto alla cantieristica navale a cui si vuole dare rilancio. Il tema è al centro del dibattito avari livelli.
Bisogna sempre ricordare che da qui è partita nel 1887 l’ascesa imprenditoriale dei Rodriquez, un percorso fatto da grande intuito e lungimiranza che portò alla costruzione nel 1956 del primo aliscafo commerciale e al successo di tutti gli altri prodotti realizzati in tutto il mondo. La Rodriquez cantieri navali Spa nel 2012 è stata fusa per incorporazione nella Intermarine Spa.
David, Fiom Messina: “Investimenti non ne vediamo”
“Ci sono progetti – ha affermato David – ma investimenti non ne vediamo. È la cifra di un dibattito che in Sicilia assume risvolti grotteschi, pensando che possiamo vivere solo di turismo senza peraltro avere idea di come costruire un’industria turistica. È impensabile che un territorio non debba avere un suo settore produttivo, la ricchezza vera passa da lì, dall’energia, dall’acciaio, dalla manifattura e dalla cantieristica navale tutto in un’ottica di transizione ecologica. Le autostrade del mare richiamano a investimento su una logistica più pulita, quindi all’elettrificazione dei porti, all’intensificazione dei traffici senza utilizzo del fossile, a una filiera industriale riqualificata del settore in cui il lavoro non sia uno scarto residuale ma un punto di partenza. Dobbiamo riqualificare le vocazioni storiche, la città non può rinunciare ad una portualità attiva, cediamo pezzi per porticcioli turistici ma non garantiamo una prospettiva occupazionale vera per tante professionalità. Quelli bravi se ne vanno”.
Un impoverimento che sembra inarrestabile anche sul fronte delle risorse umane qualificate, con la fuga dei grandi marchi. “Non c’è stata una classe politica – ha concluso David – in grado di difendere il territorio. Palermo ha difeso i suoi cantieri navali così come Genova e Livorno. Qui si è stati complici di un saccheggio del territorio. Per un’inversione di tendenza devono essere coinvolti tutti i soggetti politici”.