Messina, via la Casa del portuale, si sblocca l’I-Hub - QdS

Messina, via la Casa del portuale, si sblocca l’I-Hub

Lina Bruno

Messina, via la Casa del portuale, si sblocca l’I-Hub

giovedì 11 Gennaio 2024

Grazie a una norma inserita all’interno della Finanziaria regionale è stato dato l’atteso via libera all’abbattimento dell’immobile. Un passaggio fondamentale per lo sviluppo tecnologico della città

MESSINA – Adesso si può accelerare sull’I-Hub con una demolizione che spezza un altro filo con il passato che legava l’economia della città alle attività portuali. L’immobile noto come Casa del portuale, di proprietà della Regione, sarà adesso acquisito dal Comune grazie a una norma proposta dal deputato di Sud chiama Nord Alessandro De Leo, inserita nella Finanziaria approvata dall’Ars.

Soddisfatto il sindaco Federico Basile, che ha ricordato la battaglia che il suo predecessore Cateno De Luca aveva intrapreso per ottenere il via libera all’abbattimento, facendo riferimento a un Protocollo d’intesa del 2017. Il Governo regionale, non coinvolto nel progetto del Comune, con cui c’era in atto anche uno scontro politico, pare che avesse deciso inizialmente di darlo all’Ersu per farne residenze universitarie.

Il commento del sindaco Federico Basile

“Finalmente – ha detto Basile – scriviamo la parola fine su una vicenda che aveva dell’assurdo e che ha visto, per ben tre anni durante il Governo Musumeci, il rallentamento del grande progetto tecnologico I-Hub dello Stretto a causa di un persistente diniego (immotivato) alla demolizione. Grazie all’emendamento presentato dall’onorevole De Leo, al quale va il mio personale ringraziamento, l’Assemblea regionale siciliana ha approvato la disposizione di legge che passa la proprietà dell’immobile oggetto di una falsa diatriba, al Comune di Messina. Un passo significativo che ci consente di procedere finalmente alla relativa demolizione e alla realizzazione dell’I Hub tecnologico in un’area che ha visto già le demolizioni dell’ex Mercato ittico e degli ex Magazzini generali”.

Un finanziamento totale di 71 milioni di euro per l’I-Hub

L’investimento complessivo vede il finanziamento totale di 71 milioni di euro, otto dei quali destinati per la demolizione e la bonifica dei corpi di fabbrica preesistenti e 63 milioni circa per la realizzazione dell’I Hub, che permetterà la realizzazione di spazi ove insediare nuove imprese e startup.

La Casa del portuale ha subito nel tempo varie vicissitudini: abbandonata, occupata nel 2013, sgomberata, rioccupata, ancora sgomberata. Per molto tempo è stata simbolo d’incuria fino a quando l’Amministrazione De Luca ha immaginato in quell’area una rigenerazione urbana con un hub tecnologico per le imprese. “L’iniziativa legislativa – ha affermato De Leo – interviene, direi appena in tempo, al fine di evitare che uno dei più importanti interventi di riqualificazione urbana in atto nella città di Messina, la realizzazione del I-Hub dello Stretto fosse, se non vanificato, quantomeno ostacolato dall’incapacità degli Enti territoriali di fare sistema e collaborare. L’I-Hub dello Stretto sarà un Polo della tecnologia e dell’innovazione in grado di attrarre investimenti da parte di società internazionali e, nello stesso tempo, consentirà di rigenerare compendi immobiliari inutilizzati in una delle più preziose porzioni di territorio della città, affacciata sul porto storico a pochi passi dal centro cittadino”.

La Casa del portuale rappresenta in ogni caso un pezzo di storia della città. Nel dopoguerra erano le Compagnie portuali, istituite dal ministero della Marina mercantile, a gestire le attività nei porti. Alla fine degli anni Cinquanta l’allora sindaco Fortino vendette alla cifra simbolica di una lira alla Compagnia portuale Italia Messina il terreno dove attualmente sorge l’immobile. La Compagnia iniziò a costruire la propria sede ma per le difficoltà economiche tra gli anni Sessanta e Settanta fu costretta a chiedere risorse alla Regione che provvide agli interventi, ma in cambio incamerò la Casa del portuale tra i suoi beni demaniali indisponibili.

Nella Casa del portuale i lavoratori della Compagnia restarono dagli anni Settanta fino al dicembre 2010. Negli anni Novanta, attraverso una serie di decreti ministeriali, si mise la parola fine al monopolio delle Compagnie portuali aprendo la porta alle privatizzazioni per adeguare l’Italia alla normativa europea. Nel 1995 nacque Italia Società cooperativa, che iniziò le attività con 25 dipendenti a tempo indeterminato, con sede nella Casa del portuale.

Gli anni Novanta coincisero con il boom dell’acciaio e la cooperativa crebbe fino a impiegare una quarantina di lavoratori. Nell’aprile del 2003 la Legge regionale 4, stabilì l’affidamento a titolo gratuito per trent’anni della Casa del portuale alla cooperativa, con obbligo di rispettarne la destinazione. Nel 2008 però la crisi del settore fece crollare l’attività ed ebbe inizio una parabola discendente fino al 31 dicembre 2010, quando tutti i lavoratori furono licenziati. La società andò in liquidazione e commissariata.

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