MESSINA – Si parte con i lavori. Un progetto ambizioso di rigenerazione urbana, valorizzazione del verde e inclusione sociale quello della Casa del dopo di noi, che si realizzerà all’interno della storica struttura messinese della Città del ragazzo. Ambizioso più che a livello di edificazioni e gestione degli spazi, per la finalità che si pone dal punto di vista sociale, come luogo inclusivo di formazione e autonomia per soggetti fragili.
Ottenuto il parere sismico del Genio civile il direttore generale della Città Metropolitana, Salvo Puccio, ha firmato una determina di approvazione e l’avvio dei lavori. Il finanziamento di 55 milioni 657 mila euro provengono dai fondi del Pnrr destinati a progetti finalizzati alla rigenerazione di aree ed edifici pubblici da adibire ad attività sociali o per finalità di fruizione turistica e culturale. Nei giorni scorsi ci sono stati gli ultimi sopralluoghi prima dell’avvio degli interventi ed è iniziato lo sgombero di quanto contenuto all’interno delle varie costruzioni, che sono state realizzate nel secolo scorso nel complesso fondato da padre Nino Trovato.
Il primo intervento sarà legato all’eliminazione, sempre complicata, di tutto l’amianto che è stato trovato nella fase preliminare alla stesura del progetto definitivo e poi di quello esecutivo. Un’azienda specializzata si occuperà di raccogliere e dismettere i residui di materiale pericoloso. Ma contemporaneamente inizierà la fase di raccolta ed eliminazione di tutte le suppellettili che in settant’anni si sono accumulati nei vari locali sparsi lungo la collina fino al Castellaccio. Oggetti e mobili che raccontano quello che la Città del ragazzo è stata, ospitando una casa di accoglienza per orfani, una falegnameria e una tipografia per dare un mestiere a quei ragazzi, edifici scolastici e un centro di formazione professionale per dargli un’istruzione e poi un teatro e una casa di riposo. La sua nuova vita riprenderà proprio da queste vocazioni espresse nel tempo, cambiando.
Una volta svuotato l’interno delle strutture potrà scattare l’avvio anche formale delle attività da contratto che prevedono, innanzitutto, a metà ottobre la demolizione delle costruzioni che non sono più funzionali al progetto, una fase che dovrebbe durare all’incirca tre mesi. Nel 2025, dovrebbe partire la costruzione. I tempi di realizzazione, da cronoprogramma, sono di due anni con la conclusione dell’opera, appaltata al raggruppamento di imprese Opera Srl, prevista oltre il 2026, anno di chiusura delle attività del Pnrr. Una recente comunicazione del ministero apre però alla possibilità di una proroga, ha assicurato il direttore generale del Comune Salvo Puccio: il Municipio la chiederà motivandola, per arrivare sino al 2027, in rispetto del cronoprogramma. Nello specifico, secondo la relazione tecnica: “Si tratta di dieci edifici costruiti tra gli anni Cinquanta e Ottanta su disegno del parroco di quartiere Nino Trovato, la cui missione è stata dare asilo ai soggetti più sfortunati. Per gli immobili con caratteristiche storiche e monumentali, sono consentiti interventi di restauro conservativo, manutenzione straordinaria, consolidamento, ristrutturazione interna e variazioni di destinazioni d’uso”.
Si prevede pure un parco pubblico attrezzato in cui è esclusa qualsiasi edificazione salvo padiglioni per biblioteca, musica, locali per servizi igienici, bar-ristori, cabine elettriche e idriche, ripostigli e depositi. Sono ammessi alloggi per custodi, con tanto di deposito per attrezzi e macchine di servizio.
La Città del ragazzo con il Dopo di noi, riprende quindi quel percorso iniziato negli anni Cinquanta, adeguandolo ai nuovi bisogni. Ci sarà una cittadella dei servizi sociali a Gravitelli, quartiere complicato, con laboratori di teatro, arte, musica, informatica, attività sportive e riabilitative, aree a verde e piani di accompagnamento dei disabili verso l’autonomia. Grande spazio sarà dato anche al verde nel segno della rigenerazione urbana, creando una sorta di città giardino.
“Il concept – hanno evidenziato i progettisti – può essere sintetizzato nell’espressione ‘abitare la collina’, come volontà di tutelarla e preservarla nel tempo. Con questa idea di conservazione della naturalità del sito e della memoria del passato, di cui il Castellaccio e la residenza Padre Nino sono considerati capisaldi, si delinea la demolizione, oltre che dell’ex scuola elementare Villa Pia, anche dei tre edifici più impattanti sul profilo paesaggistico”.
Ci saranno, per esempio, al posto di uno degli edifici, un Centro diurno con attività di tipo collettivo e servizi fruibili anche da utenti esterni e una Casa albergo per anziani, con camere doppie e servizi igienici privati.

