Si attende via libera ufficiale al rimodulato Piano pluriennale di riequilibrio, che permetterebbe all’Amministrazione Basile di pianificare le principali strategie per lo sviluppo cittadino
MESSINA – “Ci sono buone notizie da Roma. Aspettiamo la formalizzazione, ma ritengo che il 2023 sarà un anno di grandi soddisfazioni”. Così il sindaco Federico Basile ha dichiarato alcuni giorni fa al QdS, durante il passaggio di consegne tra i parlamentari Francesc Gallo e Dafne Musolino e i nuovi assessori Massimo Finocchiaro e Roberto Cicala, parlando del risanamento dei conti del Comune, della possibilità di liberare risorse importanti in bilancio, oltre 10 milioni di euro, per potenziare i servizi collettivi e rilanciare l’economia cittadina.
Ma se qualche mese fa il passaggio dal Salva Messina al Rilancia Messina con l’uscita dalla pandemia sembrava molto vicino, con un’Amministrazione proiettata alla programmazione di investimenti, soprattutto nei grandi eventi, per innescare indotto, adesso svincolare i fondi servirà prioritariamente per fronteggiare le nuove emergenze economico-sociali legate agli effetti della crisi energetica, ai rincari delle bollette di luce e gas.
A Palazzo Zanca si stanno studiando le misure da adottare per venire in soccorso alle imprese che rischiano il fallimento e questo sperando che il Governo nazionale intervenga con provvedimenti strutturali. L’Osservatorio permanente anti-crisi nato da qualche giorno, dovrà studiare iniziative immediate per contrastare il caro bollette che colpisce oltre che aziende e famiglie anche i bilanci degli stessi Enti locali. È stato annunciato che dovrà essere un tavolo tecnico-operativo, dove il Comune si confronterà con la Camera di Commercio, Sicindustria, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato e le altre associazioni di categoria.
Per Carmelo Picciotto, presidente di Confcommercio, che l’ha proposto, l’Osservatorio permanente per la crisi deve essere contestualmente un tavolo per il rilancio della città. E questo è anche l’orientamento dell’Amministrazione guidata da Basile, che incontrerà nei prossimi giorni i dirigenti comunali per vedere come e quali proposte dell’associazione dei commercianti possono essere concretizzate.
Nella recente intervista del QdS all’assessore alle Attività produttive Massimo Finocchiaro è emerso che su molti temi posti il Comune non ha competenze specifiche, mentre può essere studiato un sistema di agevolazioni e aiuti che però inciderebbe sul bilancio dell’Ente, che deve stare comunque ancora entro certi vincoli dettati dal Riequilibrio.
L’approvazione definitiva del Piano pluriennale di riequilibrio economico-finanziario sarebbe una bella svolta e il sindaco Basile è sicuro che arriverà nel 2023. Le notizie giunte da Roma sono buone, come ha ribadito il primo cittadino, anche se manca l’ufficialità. La rimodulazione del documento, votata dalla Giunta nel febbraio 2022 e poi dal Consiglio comunale il 28 luglio, ha sostanzialmente avuto il via libera da parte della Commissione interministeriale per la Stabilità finanziaria degli Enti locali. La documentazione tornerà a Messina e poi andrà alla Corte dei Conti per il passaggio finale.
La Rimodulazione approvata aggiorna la versione del 2018 del Piano, quella definita dal percorso Salva Messina. I debiti come si ricorderà sono passati da 550 milioni a 155 e di conseguenza sono diminuite anche le risorse che il Comune dovrà accantonare ogni anno. Il grosso del taglio dei debiti è dovuto all’espunzione di una serie di passività in capo a società partecipate che sono in fallimento o liquidazione e poi la riduzione del fondo rischi straordinari, del disavanzo tecnico da riaccertamento straordinario di 61 milioni e il riconoscimento dei debiti fuori bilancio con le rateizzazioni e il taglio del 50% concordato con i creditori. Tra le misure già in atto per rientrare dal debito di 155 milioni entro il 2033 c’è il contrasto all’evasione ed elusione tributaria per 29 milioni; la riduzione dei costi per fitti passivi per 7,8 milioni; la razionalizzazione dei Servizi sociali, 53,7 milioni di euro. E poi ancora la riduzione dei costi della politica, la riorganizzazione degli impianti sportivi, la razionalizzazione dei servizi municipali, il risparmio energetico e la riduzione delle spese per il personale, per oltre 18 milioni, per effetto dell’andata in quiescenza di molte unità e di quelle che vi andranno nel corso del periodo di validità del Piano.