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Messina Denaro, arriva la condanna per Tumbarello: 15 anni

Messina Denaro, arriva la condanna per Tumbarello: 15 anni
Alfonso Tumbarello

La condanna è stata letta attorno alle 19. Il tribunale di Marsala ha condannato a 15 anni di reclusione Alfonso Tumbarello

La condanna è stata letta attorno alle 19. Il tribunale di Marsala ha condannato a 15 anni di reclusione Alfonso Tumbarello, oltre all’interdizione dalla professione. Per l’accusa avrebbe curato il boss Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. Originario di Campobello di Mazara, Tumbarello, deve rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa e di falso ideologico. 

Chi è Alfonso Tumbarello

L’accusa aveva chiesto una condanna a 18 anni di carcere. Tumbarello, massone iscritto al Grande Oriente (poi sospeso), ex politico (consigliere provinciale e candidato alle regionali con l’Udc), era finito in carcere meno di un mese dopo l’arresto dell’ex boss di Castelvetrano, avvenuto il 16 gennaio del 2023. Dopo cinque mesi era passato ai domiciliari per limiti di età (oggi ha 73 anni), mentre il tumore alla fine ha ucciso Messina Denaro, in carcere, il 25 settembre del 2023, poco più di nove mesi dopo l’arresto.

Il processo

Il processo è iniziato nel dicembre del 2023 e per due anni l’accusa – rappresentata in aula dal pm di Palermo, Gianluca De Leo – ha dibattuto con la difesa – gli avvocati Gioacchino Sbacchi e Giuseppe Pantaleo -, per dimostrare che Tumbarello fosse consapevole di aver firmato ben 147 prescrizioni per Messina Denaro e non invece per Andrea Bonafede, l’alias usato dall’ex latitante. De Leo ha anche portato due nuove evidenze al processo: un certificato medico per accedere alle strutture sportive, emesso a stretto giro assieme alla richiesta di day service per una seduta di chemioterapia, la prescrizione di una compressa di Tavor il giorno prima di una risonanza. La dimostrazione, in sostanza, che il medico facesse prescrizioni per due distinte persone nonostante le generalità fossero le stesse: per il vero Bonafede, che aveva normali necessità, e per Messina Denaro, che invece doveva sottoporsi alle cure per il tumore. Tumbarello, dunque, era consapevole di avere in cura il boss di Castelvetrano.

Il processo era arrivato alle battute finali già lo scorso maggio, ma ha subito un rinvio perché il presidente del Tribunale, Vito Marcello Saladino (a latere Francesca Maniscalchi e Andrea Agate), ha chiesto nuove perizie su questi documenti. Nella requisitoria, De Leo ha anche ricordato quando nel 2004 Tumbarello fece da tramite per un incontro, presso il suo studio, tra l’ex sindaco di Castelvetrano, Tonino Vaccarino, e il fratello di Messina Denaro: “Dovremmo ritenere che sia credibile che non sapesse che Salvatore Messina Denaro nel 2004 era stato arrestato e già condannato per 416-bis, che Vaccarino gli abbia chiesto in maniera generica soltanto se lo conoscesse?”, è la domanda retorica posta da De Leo alla fine della sua requisitoria il 22 ottobre. Tutti elementi contestati dalla difesa che ha sostenuto come Tumbarello avesse emesso certificati e ricette convinto che fossero indirizzati ad Andrea Bonafede. E quest’ultimo non si recava mai direttamente allo studio medico, per tenere nascosto ai suoi parenti di essersi ammalato di tumore. Una tesi che non ha convinto i giudici: per il tribunale, Tumbarello sapeva perfettamente di essere il medico di Messina Denaro.

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