Matteo Messina Denaro: la frase beffa detta in carcere

“Fino a oggi ero incensurato”: cosa vuol dire la frase detta da Messina Denaro in carcere

“Fino a oggi ero incensurato”: cosa vuol dire la frase detta da Messina Denaro in carcere

epmedia |
mercoledì 18 Gennaio 2023

Matteo Messina Denaro si trova da lunedì nel carcere de L'Aquila. Le Costarelle è uno dei penitenziari di massima sicurezza in Italia. Non ha voluto mangiare. Non ha chiesto giornali o libri

«Precedenti? Fino a oggi ero incensurato. Non mi pentirò mai». Sono queste le prime e uniche parole che Messina Denaro ha proferito nel carcere de L’Aquila. Ha scambiato poche battute con gli agenti della penitenziaria e poi si è chiuso nel silenzio.

Incensurato, senza residenza e famiglia

«Fino a stanotte ero incensurato. Poi non so che è successo». Così ha risposto Matteo Messina Denaro nel supercarcere Le Costarelle a L’Aquila a chi gli chiedeva i suoi precedenti per la compilazione della scheda anagrafica.

Mentre alla domanda sulla residenza ha sorriso: «Non ne ho mai avuta una».

E la frase in cui si autodichiarava incensurato si è conclusa con un sarcastico «non so perché sono qui».

Mentre alla domanda se la sua famiglia avesse precedenti ha semplicemente replicato: «Quale famiglia?».

Cosa intende Messina Denaro quando ha detto di essere “incensurato”

Il Fatto Quotidiano prova a spiegare cosa intendesse Messina Denaro con la risposta sui precedenti.

Il padrino di Castelvetrano, in quella che indubbiamente è una frase ironica, voleva sottolineare che quella era la sua prima volta in carcere.

A differenza di altri come Totò Riina e Bernardo Provenzano, che avevano trascorso già da giovani notti in cella.

Dove si trova Matteo Messina Denaro

Il penitenziario di Preturo si trova in mezzo al nulla: un’isola detentiva lontana dal resto della città.

La cella, quattro metri per tre e senza fornello per il cibo, sarà sua tempo indeterminato. In un’altra cella, adibita ad infermeria, sarà sottoposto a chemioterapia.

Il boss non ha voluto mangiare. Non ha chiesto giornali, libri o altro. Durante la visita, a parte il tumore, è apparso in buone condizioni di salute. Poi è stato accompagnato in cella. Dove sarà in regime di 41 bis.

L’appunto scritto su un pezzo di carta per i Ros

Repubblica aggiunge oggi che nel carcere il boss si è presentato con camicia e pantaloni di marche di lusso, cintura di pitone, stivaletti di pregio. Immancabili il giaccone e il berretto in pelle. Il fisico asciutto tradisce la frequentazione di palestre o la ginnastica in casa. All’aeroporto di Boccadifalco ha chiesto carta e penna per scrivere un appunto: «I carabinieri del Ros e del Gis mi hanno trattato con grande umanità».

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