Il magistrato su La7: "Il boss frequentava locali pubblici e ospedali, usava telefonini e mandava foto in chat". Cresce la lista di chi dice di averlo visto senza sapere chi fosse
Nessun complottismo, ma ci sono tante anomalie che vanno chiarite. Il magistrato Nino Di Matteo ha espresso il suo pensiero durante la trasmissine “In onda” su La7. “Il 16 gennaio è stata sicuramente una data importante, è stato assicurato alla giustizia un soggetto condannato per 7 stragi, uno dei capi di Cosa Nostra. Però vanno considerati dei dati di fatto, senza complottismo. È scandaloso che un latitante rimanga tale per trent’anni, e ci sono delle anomalie dell’ultimo periodo della latitanza di Messina Denaro che vanno capite”.
Secondo Di Matteo ci sono molte cose che vanno spiegate sulla latitanza di Messina Denaro. “Stava a casa sua, si muoveva con il documento di un compaesano che stava lì, frequentava locali pubblici, ospedali, cliniche private, usava telefonini, mandava foto in chat. Sono tutti comportamenti che vanno spiegati. O era sicuro di non essere preso, o ha accettato l’idea di poter essere arrestato”, ha aggiunto.
Messina Denaro, i racconti dei testimoni
Intanto, mentre le indagini sulla latitanza di Messina Denaro vanno avanti, cresce il numero delle persone che si presentano nelle stazioni dei carabinieri e nei commissariati di polizia per raccontare di averlo incontrato senza però sapere chi fosse davvero.
E fra le segnalazioni di chi dice di averlo visto nella clinica dove è stato arrestato dai Ros o di chi è certo di averlo notato tra i pazienti che facevano chemioterapia, c’è anche quella di una donna che ha raccontato di aver avuto una relazione di alcuni mesi con lui. Né lei, né gli altri testimoni che hanno raccontato di averlo visto, risultano al momento indagati.