Torna a parlare Salvatore Baiardo, ospite a "Non è l'Arena" da Massimo Giletti: tutte le sue verità sulla cattura di Matteo Messina Denaro
Salvatore Baiardo torna a parlare a distanza di due mesi dalle dichiarazioni shock con cui, ai microfoni di Massimo Giletti, aveva “profetizzato” l’arresto di Matteo Messina Denaro, fermato a Palermo il 16 gennaio 2023 dopo ben 30 anni di latitanza.
Baiardo, attesissimo ospite in studio a “Non è l’Arena“, è tornato nuovamente sull’argomento, rivelando quanto di sua conoscenza sulla storica cattura del boss di Castelvetrano.
Profezia o altro?
“Le profezie vorrei farle giocando al Superenalotto – ha esordito l’ospite di Massimo Giletti-. Queste non sono profezie ma cose delicate e serie. L’ho contattata con urgenza a novembre perché stringevano i tempi. I giornalisti sapevano che era malato? E allora come mai non hanno scritto? Io sapevo che era malato ma non posso dire come lo so in televisione”.
Chi ha informato Baiardo?
“Bisogna sempre pensare che questi ragazzi (i Graviano) – dice – erano giovani e hanno fatto delle fesserie. Queste persone in carcere hanno avuto tempo di riflettere. I fratelli Graviano al contrario di altri sono stati arrestati a Milano e non in Sicilia. Si stanno facendo un’altra vita. Se si sono trasferiti nel ’92 al nord un motivo ci sarà. Vogliono tirarsi fuori, hanno staccato la spina con Palermo. Non ci sono solo i Graviano (con queste parole esclude che dell’imminente arresto di Messina Denaro glielo abbiano detto i Graviano, ndr). Le mie informazioni vengono dall’ambito palermitano ma non dai Graviano. Che io abbia contatti con i servizi segreti, poi, è una grande stupidaggine”.
L’arresto di Messina Denaro è un regalo per qualcuno?
“Il regalino? – dice Salvatore Baiardo – È per chi ne beneficia. Giletti, lei è veramente coraggioso ad affrontare queste tematiche. I suoi colleghi la stanno scaricando. Mi dispiace per questa persona (Matteo Messina Denaro, ndr) ma non credo ne abbia per molto, altrimenti non credo che sarebbe andata per come è andata”.
Il ruolo dei pentiti secondo Baiardo
“Stiamo dando troppa credibilità ai pentiti – spiega-. Il pentito lo riconosco quando è libero, quando si pente dal carcere no. Io non sono un pentito, ci tengo a precisarlo, e sto querelando chi mi chiama così perché è una parola che mi dà molto fastidio”.