Recupero ex Hotel Riviera, solo ipotesi e pochi fatti - QdS

Recupero ex Hotel Riviera, solo ipotesi e pochi fatti

Recupero ex Hotel Riviera, solo ipotesi e pochi fatti

sabato 25 Gennaio 2020

La manifestazione d’interesse presentata dall’Iacp fa pensare a una nuova vita per la struttura. Per Istituto autonomo case popolari e Città Metropolitana un possibile affare da 7,5 mln di €

MESSINA – Non è ancora la soluzione ma solo un’ipotesi su cui lavorare dopo le verifiche di fattibilità. La lettera con cui l’Iacp ha manifestato interesse ad acquistare dalla Città Metropolitana l’ex Hotel Riviera, arrivata il 20 gennaio, giorno in cui scadeva l’ennesimo bando che stava per andare deserto, fa sperare che sia possibile ridare nuova vita alla struttura di sei piani di viale della Libertà, in stato di abbandono ormai da troppo tempo.

La comunicazione, firmata dal commissario straordinario Leonardo Santoro e dal direttore generale Maria Grazia Giacobbe, in realtà, malgrado l’entusiastico annuncio del problema risolto del sindaco Cateno De Luca, è stata molto chiara sulle condizioni che debbono verificarsi perché si passi dall’idea all’avvio dell’operazione. La partecipazione alla procedura di acquisizione dell’immobile “deve avere l’autorizzazione dell’assessorato regionale alle Infrastrutture, Trasporti e Mobilità, all’utilizzo dei fondi previsti dalla legge 560/1993”. La manifestazione di interesse inoltre è “subordinata alla concessione del finanziamento per il recupero edilizio del bene al fine di destinarlo alla realizzazione di circa 45 mini alloggi da destinare a giovani coppie, parcheggi e servizi annessi”.

La cifra d’acquisto proposta nell’ultima manifestazione d’interesse è di sette milioni e mezzo di euro, quella precedente riferita al bando scaduto a novembre era di 10 milioni di euro, quanto valeva l’operazione con la Neptunia Spa andata a monte nel 2018 e dove era prevista una permuta.

Il dubbio è: perché non si è presentato nessun imprenditore? “L’investimento immobiliare iniziale è di una certa entità – dice Francesco Roccaforte, il dirigente della Città Metropolitana che ha seguito negli ultimi due anni la vicenda. Un privato che compra sette milioni e mezzo di euro un immobile e sa che ne servono forse altrettanti per sistemarlo, avendo 15 milioni di euro a disposizione, ritiene più conveniente fare operazioni del genere da altre parti. Da dieci anni cerchiamo inutilmente di vendere un immobile a Taormina e stiamo parlando di una località famosa in tutto il mondo. Se non si fosse presentato nessuno neppure questa volta, avremmo dovuto ridurre il prezzo del 17%, perché questo è l’indice di svalutazione del mercato immobiliare in questa città nell’arco degli ultimi cinque anni”.

Viene da chiedersi perché l’Iacp non abbia aspettato questa ulteriore riduzione per manifestare il suo interesse a comprare. Con l’Istituto il ragionamento potrebbe andare oltre i 45 appartamenti che tra costo d’acquisto e di ristrutturazione verrebbero a costare una cifra enorme. Oltre le abitazioni per giovani coppie si pensa anche a dei piani per attività commerciali, servizi per l’infanzia e garage da affittare per avere un ritorno economico.

“Con un Piano parcheggi – aggiunge Roccaforte – abbinato alla ristrutturazione e al piano casa si potrebbe anche sopraelevare di due piani. La manifestazione d’interesse era per il mercato immobiliare per cui all’Iacp, con nuove condizioni, possiamo anche decidere di darlo a meno di sette milioni e mezzo. Se poi il Consiglio metropolitano prenderà atto di voler avviare attività sociali potrà decidere di darlo anche a metà prezzo. La cosa importante ora è capire se l’assessorato autorizzerà l’Iacp a fare questa operazione e se metterà a disposizione la somma. Dopo, in un’interlocuzione tra Enti pubblici, si potrebbe discutere a esempio di dilazionare la somma visto che ci sono lavori da fare. La Città Metropolitana potrebbe decidere anche di non perdere completamente la proprietà dell’immobile”.

Solo ipotesi quindi e tanti nodi da sciogliere, tra questi quello del futuro degli Iacp per i quali c’è un percorso di riforma in atto all’Ars. “Non si sa neanche – conclude Roccaforte – se quest’anno riusciremo a chiudere il bilancio triennale e questo potrebbe influire sul nostro piano delle alienazioni e valorizzazioni. Non possiamo concludere operazioni a lungo termine in assenza del documento contabile”.

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