Le ultime previsioni di completamento dell’opera parlavano di fine 2021, ma sono state ancora una volta disattese. Ora si fa avanti l’ipotesi di rescissione dell’accordo da parte del Comune
MESSINA – “Non voglio che sia l’ennesima opera incompiuta, anzi l’impegno è che sia completato entro la fine del mio mandato”. Sono le dichiarazioni che in più occasioni ha rilasciato il sindaco Federico Basile parlando del porto di Tremestieri e del blocco dei lavori che si registra da mesi.
Nei tavoli tecnici e riunioni che si sono susseguiti è stata presa in considerazione anche l’ipotesi di una rescissione del contratto con la Nuova Coedemar, l’impresa vincitrice dell’appalto a cui nel 2018 furono affidati i lavori della grande opera. L’ultima previsione è stata di un’opera completata entro il 2021 ma è stata una promessa non mantenuta. Nessuna decisione è ancora presa, la rescissione comporterebbe infatti una serie di effetti e conseguenze che si stanno considerando per non allontanarsi troppo dall’obiettivo principale che è quello di realizzare il nuovo porto prima possibile.
File di auto ai traghetti
A quest’opera si pensa soprattutto in questo periodo di esodo e controesodo, quando si vedono le interminabili file di auto agli imbarcaderi. Il prossimo fine settimana è da bollino nero e sarà affrontato secondo quanto disposto nella riunione del Comitato per l’Ordine e la sicurezza svoltasi in Prefettura con qualche correttivo rispetto allo scorso fine settimana, quando in alcune arterie strategiche le file di auto dirette verso gli imbarcaderi hanno interferito con la viabilità del centro cittadino, creando ingorghi e imbottigliamenti. Il presidio dei vigili urbani nei punti cruciali sarà infatti intensificato e cambiato secondo i flussi.
Con il nuovo porto di Tremestieri sarebbe un’altra storia
Con il nuovo porto di Tremestieri attivo e tutti gli imbarchi, sia auto che tir, spostati a Sud, sarebbe un’altra storia, ma dopo decenni ogni estate si ripete lo stesso racconto. A riscaldare il clima dando alla questione anche una connotazione politica è stata la dichiarazione dell’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, che per primo forse ha parlato di decisioni drastiche per dare un’accelerata ai lavori come la rescissione del contratto e un nuovo appalto. Anche la Uil ha in realtà evidenziato spesso le criticità del cantiere, con i suoi blocchi ripetuti anche prima della pandemia e della guerra in Ucraina che hanno innescato l’aumento dei prezzi di molti materiali e reso difficilmente reperibile l’acciaio.
“Non si può continuare – ha detto Falcone – a fare una produzione dell’1% al mese. Andando di questo passo ci vorrebbero sei anni e mezzo. Posso capire il problema pandemico, il caro materiali, ma così non si può andare avanti”.
Tutto questo prima delle dimissioni del Governo Draghi, seguite da quelle del governatore Nello Musumeci. In piena campagna elettorale si torna così a parlare dei problemi dell’attraversamento e soprattutto ritorna il Ponte sullo Stretto, in qualche programma sbandierato, in altri suggerito o sussurrato, oppure semplicemente avversato. Una ritualità di cui gli elettori calabresi e siciliani sono stanchi perché vorrebbero fatti e infrastrutture realizzate.
Im tre anni e mezzo realizzato solo il 22% dei lavori
Analizzando i freddi numeri, in tre anni e mezzo lo stato di avanzamento del nuovo porto di Tremestieri è solo al 22%. La stazione appaltante è il Comune di Messina a cui tocca decidere su un’eventuale rescissione del contratto e non a Palermo come è stato precisato più volte dall’Esecutivo di Palazzo Zanca. Gli estremi per poter annullare il contratto ci sarebbero tutti, ma non sembra la via più semplice da seguire.
Si stava anche ipotizzando di aggiornare il costo dell’appalto in base all’effettivo aumento dei prezzi dei materiali. Ma una domanda che sindacati e Amministrazione si stanno anche ponendo è se la Nuova Coedemar sia realmente in grado di proseguire i lavori e garantirne il completamento.
Per Ivan Tripodi, segretario generale Uil e Michele Barresi, segretario Uil Trasporti, la rescissione appare inevitabile. I rappresentanti sindacali hanno auspicato che il sindaco Basile e la sua Giunta possano mettere in campo, in maniera limpida e trasparente, una rapida e straordinaria azione burocratico-amministrativa che possa consentire la ripartenza dei lavori del Porto, “un’opera da settanta milioni di euro che “doveva rappresentare il crocevia infrastrutturale per il futuro della città in un quadro di conurbazione dell’area dello Stretto”.