MESSINA – Lo stato delle periferie da spesso la misura di quanto sia cresciuta una città. Se facciamo un giro per le strade del centro di Messina vediamo un tessuto urbano che vuole alzare i suoi standard, raggiungere nei servizi e nella vivibilità una dimensione europea. A prescindere dalle critiche, alcune fondate, sulle modalità utilizzate per avere più piste ciclabili, isole pedonali e verde urbano, c’è un impegno per il cambiamento, per uscire da quell’immobilismo che ha bloccato per lungo tempo anche il rilancio economico. Non ci sono grandi segni di cambiamento invece nelle periferie, dove restano ampie zone di degrado sociale, oltre che economico, e lo provano i drammatici dati del rapporto di Save the Children sulla dispersione scolastica, sulla disoccupazione giovanile, sui redditi da povertà e sulla presenza di giovani che non studiano e non lavorano.
Critica è l’intera realtà siciliana e Messina non è certo quella messa peggio, ma è poco consolante se pensiamo al 6,55% di dispersione scolastica negli istituti superiori. Pietro Patti, segretario generale della Cgil di Messina, ha parlato di quadro allarmante e di “totale incapacità e forse anche disinteresse a invertire una dinamica di progressiva emarginazione ed esclusione sociale che ingabbia i giovani”.
I numeri più allarmanti riguardano la II e III circoscrizione, dove più della metà dei residenti (62% e 71,8%) ha la licenza media e nella fascia d’età dai 15 ai 64 anni, rispettivamente il 59,8% e il 63,2% è senza occupazione. “La povertà economica – ha osservato la segretaria confederale Cgil Stefania Radici – in una città in cui oltre la metà degli abitanti non percepisce più di 15mila euro l’anno, si traduce in povertà educativa perché incide sui percorsi scolastici, determinando dispersione. E come si evince dai dati, chi ha bassi titoli di studio affronta maggiori difficoltà a inserirsi nel mercato del lavoro. Messina ha una percentuale di Neet nella fascia 15-34 che tocca il 40%, giovani che scontano le conseguenze di un sistema che ne ha ignorato i bisogni sin dall’infanzia. Sul sistema di educazione e istruzione 3–36 mesi Messina sconta un ritardo gravissimo e negli anni abbiamo assistito soltanto a promesse tradite che negano diritti ai bambini. Per i 4.701 nella fascia 3-36 mesi presenti a Messina avremmo bisogno di almeno 1.551 posti, ossia il 33% della domanda potenziale, in base all’obiettivo di servizio fissato dalle Legge 234/2021. Invece, abbiamo solo cinque asili nido comunali che coprono 128 posti che si aggiungono ai 142 posti nel privato, arrivando a una percentuale di 5,74%”.
“Chiediamo al Comune di Messina – hanno detto Patti e Radici – che fine abbiano fatto i novecentomila euro a valere sul Pac Infanzia 2017 per l’aumento dei posti coperti dagli asili di Camaro e San Licandro; i 500 mila euro del Fesr per la creazione di un asilo a Villaggio Matteotti (Annunziata) e di un altro a Santa Margherita; i 2 milioni del Masterplan per la costruzione di un asilo a Contrada Serri (Faro) e un altro a Santo/Bordonaro”.
Per avvicinarsi alle periferie l’Amministrazione comunale sta istituendo degli sportelli di ascolto nelle municipalità anche sulle politiche sociali, che potrebbero essere utili per avere una mappa dei bisogni reali del territorio ma poi bisogna anche dare delle risposte. Save the Children indica alcune linee d’azione che le istituzioni e gli Enti locali dovrebbero seguire per mettere bambini, bambine e adolescenti al centro delle politiche di sviluppo dei territori. Gli interventi devono garantire servizi educativi per l’infanzia per arrivare almeno al 45% di copertura entro il 2030, come richiesto dal Consiglio dell’Unione europea. Si parla tra l’altro di un pasto a scuola al giorno, completo e gratuito per i minorenni di nuclei familiari in povertà certificata. In ogni scuola una palestra per le attività sportive e una biblioteca. Scuole aperte tutto il giorno per assicurare il tempo pieno nelle primarie e il tempo prolungato in quelle secondarie di primo e secondo grado, con offerta di attività di sostegno allo studio e attività extracurricolari. Si evidenzia poi la necessità di spazi aggregativi giovanili che prevedano anche orientamento e accompagnamento per i ragazzi e le ragazze che non sono inseriti in alcun percorso di istruzione e formazione, né lavorativo.