Messina, per lo stadio Franco Scoglio un futuro ancora da scrivere - QdS

Messina, per lo stadio Franco Scoglio un futuro ancora da scrivere

Messina, per lo stadio Franco Scoglio un futuro ancora da scrivere

Hermes Carbone  |
venerdì 14 Ottobre 2022

Un impianto tra i più importanti del Sud Italia che da sempre convive con evidenti limiti tecnici, strutturali e logistici. Tocca all’Amministrazione Basile cercare un vero e definitivo rilancio

MESSINA – Uno stadio con un nome – prima San Filippo, dalla contrada che lo ospita, intitolato nel febbraio 2016 al compianto Franco Scoglio – ma senza un’anima. Un impianto che sin dalla sua inaugurazione, nel settembre del 2004 con l’allora Messina di Parisi e Di Napoli a superare in un pirotecnico 4 a 3 casalingo la Roma di Totti e Montella, aveva evidenziato tutte le carenze di un’arena con evidenti limiti tecnici, strutturali e logistici.

Un impianto, il terzo per capienza di tutto il Sud Italia – dietro solo al Maradona di Napoli e al San Nicola di Bari – i cui lavori ebbero inizio nel gennaio del 1991 grazie ai fondi arrivati dai Mondiali di Italia ‘90. Un pacchetto stadi nazionale per il quale lo Stato mise a bilancio 1.248 miliardi di lire – circa 645 milioni di euro – con un incremento dei costi dell’84% rispetto a quanto preventivato.

Lavori che, dopo vari stop, ripresero solo con l’avvento del nuovo millennio venendo poi lasciati a metà per permettere al Football Club Messina della famiglia Franza di debuttare in Serie A nello stadio che sostituiva il non più agibile Giovanni Celeste, oggi inserito in un progetto di restyling da parte dell’attuale Amministrazione comunale dopo anni di totale dismissione.

Una pressione, quella dettata dalla promozione e dalla conseguente spinta di società e tifosi, che non consentì la realizzazione della copertura di un impianto da oltre 40.000 posti. Copertura della quale, a distanza di 18 anni e con una società nel frattempo fallita per tre volte e oggi precipitata nei bassifondi del girone C di Lega Pro, si è tornato a parlare con Federico Basile, sindaco dallo scorso giugno della città dello Stretto.

Il capitolo stadio rappresenta tutt’oggi un vulnus intorno al quale ogni estate si gioca il destino della società sportiva Acr Messina, con cordate di presunti acquirenti interessati alle sorti del pallone in riva allo Stretto e che più che sul calcio vorrebbero mettere le mani sull’impianto di contrada San Filippo. Una struttura che nonostante le difficoltà logistiche a causa della sua collocazione a ridosso delle colline e nonostante le fondamenta subiscano da anni pesanti infiltrazioni acquifere, è divenuto meta estiva dei principali artisti italiani sulla scena internazionale: da Tiziano Ferro a Vasco Rossi passando per i Pooh e Luciano Ligabue.

La grana stadio, per via degli alti costi di gestione, continua però a rappresentare una patata bollente per Comune e società Acr Messina, oggi destinataria dell’ennesima concessione annuale per un giochino politico che in città – dal fallimento della famiglia Franza e del loro progetto di aggiudicazione pluriennale dell’impianto, nel 2008 – non ha più visto nessun barlume di speranza stagliarsi all’orizzonte.

L’ultimo bando per la concessione pluriennale dell’impianto si è concluso con un nulla di fatto nel 2021: scarsamente appetibile per via di una serie di clausole, per l’aggiudicazione dello stesso è arrivata una sola offerta da parte di una società fallita poi nel giro di pochi mesi in seguito alla promozione in Lega Pro proprio dell’Acr Messina: il Football Club Messina di Rocco Arena, deferito per sette mesi nel dicembre 2021 dalla Procura federale per il mancato pagamento di emolumenti ai tesserati della sua società.

Come confermato da Dario Carbone, consigliere comunale di Fratelli d’Italia e componente della V Commissione Sport e Cultura, che la scorsa estate ha dato vita a una raccolta firme per l’avvio di un crowdfunding che ha portato in dote alla società Acr Messina fondi per oltre 40.000 euro, “al momento non si parla più di concessione pluriennale dell’impianto Franco Scoglio”.

Dopo anni di debiti contratti dalle precedenti società e di totale assenza gestionale della foresteria, invasa da vandali e i cui interni sono andati distrutti, come spiega ancora Carbone “oggi la manutenzione del verde e la gestione della struttura in cui risiedono i giocatori del Messina sul modello di Torre del Grifo a Catania, sono una esclusiva della Messina Servizi BeneComune, società partecipata di Palazzo Zanca”.

Intanto i rapporti, dopo anni difficili, sono tornati a essere floridi tra Comune e società: il vice presidente dell’Acr Messina, Matteo Sciotto, è risultato infatti essere tra i candidati eletti all’Ars nella squadra di Cateno De Luca.

Nel frattempo, il sindaco Basile ha dimostrato vicinanza al progetto della San Filippo Sport Valley. L’intento è quello di ridare lustro anche a un altro impianto presente nella contrada di San Filippo divenuto negli ultimi due anni meta dei tamponi Covid in modalità drive-in e abbandonato a se stesso dopo gli scintillanti e fugaci anni del basket messinese in Serie A: il Palarescifina. Ma questa è un’altra storia, che approfondiremo prossimamente.

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