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Messina, svolta per il nuovo depuratore di Tono: progetto da 90 milioni di euro

Messina, svolta per il nuovo depuratore di Tono: progetto da 90 milioni di euro
depuratore di tono Messina imagoeconomica

Il nuovo depuratore non è solo un’infrastruttura tecnica: è una promessa di riscatto per il territorio.

Dopo decenni d’attesa, il progetto per la realizzazione del depuratore di Tono, nella periferia nord di Messina, è giunto a una svolta. La procedura per l’assegnazione dei lavori, per un importo complessivo che sfiora i 90 milioni di euro, è ormai in dirittura d’arrivo. Una svolta che segna non solo l’uscita da un’inerzia amministrativa e burocratica nella quale si era impantanata l’opera, ma anche la promessa di un futuro più sostenibile.

Il progetto è ambizioso, complesso, articolato. Non si tratta solo di un impianto di depurazione, ma di una vera e propria infrastruttura idraulica integrata, pensata per intercettare e trattare i reflui provenienti da diverse aree a nord della città. I numeri parlano chiaro: 89,5 milioni di euro di investimento complessivo, di cui 66,2 milioni rappresentano la base d’asta della gara. L’obiettivo è realizzare un nuovo depuratore in località Tono, corredato da un sistema di collettamento e scarico all’avanguardia.

Nel dettaglio, il progetto prevede sette interventi principali: il collettamento dei reflui delle aree costiere tirreniche occidentali (Spartà, Acqualadrone), orientali (Casa Bianca), delle zone ioniche (Saline, Curcuraci, Faro Superiore), e dei villaggi collinari (Massa San Giorgio, San Nicola, San Giovanni, Santa Lucia).

Prevista anche la costruzione del nuovo impianto di depurazione; un nodo idraulico per il sollevamento e il recupero idroelettrico delle acque trattate; una galleria di micro-tunnelling per il collegamento tecnico e, infine, la posa di una condotta sottomarina per lo scarico delle acque depurate.

Una regia tecnica e politica condivisa

Una regia condivisa anche dal punto di vista politico quella che ha portato il progetto a questa fase cruciale di avanzamento. Il sindaco Federico Basile ha espresso soddisfazione per un percorso che definisce “complesso” e che ha visto l’impegno dell’attuale amministrazione in continuità con quella precedente, guidata da Cateno De Luca.

“Finalmente vede la luce la conclusione di un complesso procedimento”, ha dichiarato Basile, sottolineando il lavoro svolto anche in sinergia con il Commissario unico alla Depurazione, il catanese Fabio Fatuzzo, e con la struttura tecnica del Comune, che ha messo a disposizione il proprio personale in convenzione per la direzione dei lavori.

Un impegno che ha un obiettivo chiaro: completare il sistema di depurazione dell’intero territorio messinese, con particolare attenzione alla rete fognaria mista che interessa l’area di Capo Peloro, proprio dove dovrebbero sorgere i cantieri per il ponte sullo Stretto, annunciati da Pietro Ciucci entro la prossima estate.

Le ultime verifiche prima dell’aggiudicazione

Se la fase di selezione per il punteggio può dirsi conclusa, come ha confermato il commissario Fatuzzo, restano da espletare alcune verifiche tecniche di rito. Il Responsabile Unico del Procedimento, ingegnere Giuseppe Iannazzo, ha spiegato che si tratta di valutare la congruenza tra quanto offerto dalle imprese e quanto effettivamente realizzabile. Una fase delicata, ma necessaria per evitare sorprese nei cantieri e garantire un’opera all’altezza delle aspettative.

Il nuovo depuratore non è solo un’infrastruttura tecnica: è una promessa di riscatto per un territorio troppo a lungo penalizzato da inefficienze e ritardi. È un’opera che potrà incidere concretamente sulla qualità della vita dei cittadini, sull’attrattività turistica della fascia costiera e, più in generale, sulla capacità della città di allinearsi agli standard europei in materia di gestione delle acque reflue, per le quali tutta la Sicilia ha ancora parecchio terreno da recuperare, come hanno mostrato le ultime indagini di Legambiente.

Messina, come molte città del Sud, ha pagato a caro prezzo la mancanza di impianti adeguati. Le infrazioni comunitarie, le sanzioni ambientali, la perdita di credibilità davanti alle istituzioni europee sono state il costo invisibile – ma tangibile – di una gestione carente. Con il depuratore di Tono e i lavori previsti in quello di Mili, si punta a voltare pagina. Stavolta, in modo concreto.