Il mare in tempesta ha cambiato la conformazione della costa e adesso lambisce molte abitazioni. Residenti e pescatori hanno più volte denunciato una situazione che potrebbe degenerare
MESSINA – L’erosione non risparmia nemmeno la zona Nord della città. Il mare in tempesta ha cambiato, un inverno dopo l’altro, la conformazione della costa e adesso lambisce le abitazioni.
Qualche giorno fa il consigliere Mario Biancuzzo ha lanciato l’allarme per il borgo di Acqualadroni, che rischia di essere cancellato, e per Timpazzi e Ponte Gallo. Adesso siamo alla punta estrema che guarda Scilla, a Torre Faro, il borgo marinaro che conserva intatto il suo fascino malgrado la scarsa attenzione e valorizzazione che le varie Amministrazioni gli hanno dedicato.
A denunciare la situazione sono i cittadini e i pescatori, insieme ai rappresentanti della Circoscrizione che anche in passato hanno evidenziato il problema. Il consigliere della VI Municipalità Antonio Lambraio, si è rivolto al presidente della Regione, Nello Musumeci, all’assessore regionale al Territorio e Ambiente Salvatore Cordaro, al commissario per il Dissesto idrogeologico Maurizio Croce, alla Protezione civile regionale e all’assessore comunale Salvatore Minutoli. “Ho voluto evidenziare – spiega – lo stato in cui versa una parte del litorale ricadente tra i villaggi di Torre Faro e Ganzirri. Qui, a causa delle forti mareggiate provocate dal vento di scirocco, la costa è andata nel corso degli anni scomparendo e buona parte dei massi che fungeva da barriera di protezione per le abitazioni e le imbarcazioni è scivolata in fondo al mare, facendo venir meno un importante elemento di sicurezza per i due borghi marinari”.
“In particolar modo a Torre Faro – aggiunge – diverse abitazioni sono già state messe a rischio, con il mare che è arrivato dietro le porte mettendo in pericolo l’incolumità dei residenti e provocando danni alle tantissime imbarcazioni. I pescatori sono costretti a mettere a riparo sulla strada le barche perché il mare potrebbe portarsele via”.
Per Lambraio è impensabile che finora nessun intervento sia stato effettuato nell’area per la tutela delle persone e dell’ambiente. Il consigliere chiede un intervento per programmare il ripascimento della costa e un’urgente rifioritura dei massi anche riutilizzando quelli già presenti nel fondale. “Questo – sostiene – si potrebbe fare con una spesa irrisoria, basterebbe inviare un mezzo navale specializzato in queste operazioni. L’ultima sciroccata a maggio ha dato un ulteriore scossone alla barriera frangiflutti, che ha perso la sua consistenza. Nel tempo comunque la posizione dei massi si era già modificata e l’ultimo intervento di sistemazione, anche se blando, raccontano i pescatori, risale a oltre dieci anni fa”.
È stato anche chiesto se ci siano in corso progetti e risorse disponibili da impiegare. L’erosione costiera ha ormai danneggiato diverse zone, soprattutto da via Palazzo a via Torre, strade che delimitano le case più esposte alla furia del mare e almeno due metri di spiaggia sono scomparsi subito dopo la piazzetta dell’Angelo. “Per la zona tirrenica – aggiunge Lambraio – ci sono progettazioni in corso per interventi di tutela ma sembra non includano Torre Faro e Ganzirri”.
Un’attenzione particolare a quest’area andrebbe data per il solo fatto che è inserita nella Riserva naturale protetta di Capo Peloro. Ma questo elemento sembra creare più vincoli che benefici: spesso vengono denunciate incuria e degrado, specie nei canali di collegamento con il mare dei laghi di Ganzirri, che dovrebbero essere costantemente monitorati. Pare che in passato si volesse utilizzare proprio la sabbia che viene estratta periodicamente per liberare questi canali per il ripascimento, erano stati effettuati anche degli esami di compatibilità ma troppi vincoli burocratici, legati alla gestione della Riserva, hanno fatto desistere. “Vorrei ci fosse un intervento regionale – conclude Lambraio – anche perché non sono necessari grandi progettazioni, basterebbe effettuare dei lavori di somma urgenza visto che è in gioco la pubblica incolumità. Non servono lunghe trafile, quindi, e neppure recuperare nuovi massi, perché si riutilizzerebbero quelli esistenti”.