Messina

Viadotti cittadini sotto stretta osservazione tra controlli da potenziare e troppi ritardi

MESSINA – Viadotti da cui si staccano pezzi che finiscono magari in aree che la Protezione civile ha individuato come “emergenza per l’ammassamento”. Un paradosso che non si poteva non rilevare dopo quanto accaduto con il viadotto Trapani, le cui parti d’intonaco ammalorate sono finite sulle sottostanti auto parcheggiate in zona valutata come “sicura”.

Dopo i rilievi è stato accertato che l’evento poteva ripetersi, da qui l’ordinanza del sindaco Cateno De Luca, che parla di “estrema urgenza” e “pericolo per la pubblica incolumità” con l’intimazione al Consorzio autostrade siciliane di provvedere “con immediatezza” al ripristino delle parti critiche del viadotto. Via quindi i cartelli che indicavano la zona sottostante come punto di raccolta in eventuali situazioni di emergenza, che verranno rimessi una volta effettuati gli interventi di messa in sicurezza.

Il Cas ha già delimitato l’area e individuato una ditta per lavori in somma urgenza, che prevedono la rimozione dei pezzi pericolanti e il posizionamento di reti per prevenire altri possibili crolli. Il dipartimento Mobilità del Comune ha anche predisposto il divieto di sosta nel tratto di cinquanta metri a valle e a monte. Il viadotto Trapani è quel tratto di tangenziale che da Catania, precede il viadotto Ritiro, su cui dal 2016 si stanno effettuando lavori di adeguamento sismico ma interessato a giugno da un analogo episodio di cedimento di intonaco; alcuni calcinacci infatti si sono staccati da una campata durante le operazioni di svaro in corso, sfiorando le abitazioni sottostanti.

Alcuni nuclei familiari che vivono nelle Palazzine sotto il viadotto, in via Palermo, sono stati allontanati nei mesi scorsi, altri lo sono solo a intermittenza sentendosi in pericolo e vivendo nel continuo disagio di un cantiere senza fine. Ma gravi ripercussioni, dall’avvio dei lavori sul Ritiro, ci sono anche sulla viabilità, criticità che si stanno ulteriormente aggravando con la chiusura che si protrarrà per almeno un mese, dell’uscita autostradale di Giostra per chi proviene da Villafranca con il primo svincolo utile per andare a Messina che sarà quello di Boccetta. Nello step successivo invece, proprio l’uscita di Giostra, diverrà obbligatoria per tutti i mezzi che devono raggiungere la città, per bypassare il viadotto in via di smontaggio.

I lavori di adeguamento statico e miglioramento sismico del viadotto Ritiro, per un investimento di circa 46 milioni di euro, erano stati consegnati nel 2016 alla Toto Generali Costruzioni, con un impegno a completarli entro 850 giorni. Ma quel termine è saltato così come la proroga concessa nel 2018 per un fine lavori nel 2020. Gli ultimi report parlano di un allungamento dei cantieri fino al 2021 ma siamo solo a circa il 20% di opere completate. Dopo l’apertura dello svincolo di Giostra, funzionale al viadotto, si era guardato con ottimismo agli altri step ma la non uniformità delle competenze e delle funzioni amministrative sulle aree di intervento insieme a tutta una serie di altri problemi, hanno prodotto blocchi a partire dall’avvio. I lavori sarebbero dovuti iniziare ad aprile 2015 per concludersi a marzo 2018, con una prima proroga a luglio 2018. E invece il cantiere è stato pienamente attivo solo nel novembre del 2017, dopo il via libera del Genio civile. Sui circa 46 milioni di euro di costo totale, a maggio 2019, l’avanzamento economico realizzato, superava di poco i 9 milioni. Ma già la consegna con un ritardo di oltre un anno dello svincolo di Giostra aveva innescato una serie di difficoltà in aggiunta ai limiti operativi dell’impresa, con impiego di mezzi non perfettamente funzionanti.

Ai problemi tecnici e burocratici si era anche aggiunto uno sciopero dei 30 lavoratori della Ferrobeton, impresa impegnata in subappalto con la Toto Costruzioni. Per non parlare della parte organizzativa con l’avvicendarsi fino al 2017 di cinque direttori dei lavori e coordinatori per la sicurezza e tre Rup.