Si terrà stamattina la visita dei tecnici della Città Metropolitana, del Cas e del Comune di Spadafora. A pagare le conseguenze della precarietà della struttura, le circa 200 attività economiche del luogo
MESSINA – Si chiede adesso una soluzione in tempi brevi. Stamattina ci sarà un sopralluogo dei tecnici della Città Metropolitana, del Cas, del Comune di Spadafora per individuare quali azioni mettere in atto ma sul viadotto della Sp 55 pesano anni di “distrazione”. A pagarne le conseguenze gli abitanti e le circa 200 attività economiche che si ritrovano con collegamenti viari, già fragili nell’area, con ulteriori criticità.
L’infrastruttura è a rischio crollo e alcuni mesi fa sembrava imminente l’apertura del cantiere per la sua demolizione e ricostruzione. Ma adesso l’argomento è tornato al centro di riunioni ed esami tecnici per stabilire come procedere. “Quello che non è possibile consentire – ha dichiarato il sindaco Metropolitano, Cateno De Luca – è che decine di aziende vengano messe a rischio chiusura per mancanza di collegamento viario, la città Metropolitana si è messa a disposizione del territorio e delle imprese, anche con lo stanziamento di somme importanti per migliorare la viabilità attuale o per realizzare una alternativa se dal punto di vista tecnico ed amministrativo questa dovesse essere la soluzione migliore”.
Ad aprile il viadotto Spadafora insieme a quello di Venetico è stato posto sotto sequestro ed i vertici del Cas indagati dopo rilievi che hanno messo in evidenza una diffusa corrosione delle armature e delle banchine di bordo che metterebbe in pericolo la stabilità delle strutture portanti con il rischio di crollo sulla sede autostradale sottostante.
Le indagini condotte dalla Polizia Giudiziaria e dalla Polizia Stradale di Messina si sono avvalse della consulenza tecnica di docenti del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Messina ed hanno rilevato, tra l’altro, che il degrado sarebbe imputabile alla cattiva manutenzione dei giunti che, consentendo infiltrazioni di acqua piovana, ha deteriorato il calcestruzzo di copriferro. Si è anche stabilita la circolazione su un’unica corsia centrale per entrambi i sensi di marcia, misura che consente di ridurre il peso che grava sulla struttura.
A luglio la città Metropolitana ha disposto la chiusura al transito “della strada provinciale 55 di San Martino al km 0+700, in prossimità del cavalcavia autostradale fino a che il Consorzio Autostrade Siciliane, proprietario della struttura – si legge nell’ordinanza – non realizzi la demolizione e ricostruzione del manufatto e ripristini le condizioni di sicurezza”.
Al sopralluogo di stamattina ci saranno anche i rappresentanti delle aziende della zona artigianale di Spadafora che si sentono penalizzati e costretti a frenare le potenzialità di crescita, messe già a dura prova dall’emergenza sanitaria. A luglio il direttore generale del Cas, Salvatore Minaldi, ha assicurato l’avvio di interventi di messa in sicurezza sul viadotto prima della demolizione, puntualizzando anche che già nel 2018 il Cas aveva iniziato un’attività di monitoraggio su tutti i viadotti a rischio con una stima delle opere da realizzare di circa 15 milioni di euro e che la decisione della demolizione del viadotto Spadafora e Venetico era stata presa in base ad indagini attivate prima del sequestro che avevano messo in luce criticità nate durante la loro realizzazione.
L’organo di vigilanza del ministero delle Infrastrutture e Trasporti però già dal 2014, aveva segnalato il degrado dei due cavalcavia della Palermo-Messina sequestrati perché a rischio crollo e aveva richiesto al Consorzio per le autostrade siciliane di provvedere al monitoraggio delle condizioni delle opere e alla loro manutenzione. Il Cas, però, non avrebbe mai adempiuto. Condotta che ha determinato l’iscrizione nel registro degli indagati dei direttori generali dell’ente e dei responsabili dell’Area Tecnica che si sono succeduti negli anni.
Il consorzio autostrade gestisce nella Messina Palermo e nella Messina Catania, in entrambe le direzioni di marcia, 353 viadotti. L’ultimo monitoraggio era scattato dopo le polemiche per il crollo del ponte Morandi.