PALERMO – Se il grado di benessere siciliano si concretizza in una minore speranza di vita rispetto agli abitanti del resto della penisola italiana, di certo, gli anziani siciliani sono meno soli, e vivono la propria vecchiaia con un maggior supporto familiare. Un dato in qualche modo confortante, che viene fuori dai numeri messi a disposizione dall’Inps in riferimento agli anziani e alla loro distribuzione sul territorio in relazione alle aree metropolitane in riferimento all’anno 2023.
Se l’indice di sostegno ai genitori e parenti anziani, il Parent support ratio, in media si attesta al 16% per le 14 città metropolitane su tutto il territorio nazionale, a Palermo si raggiunge il 20,4%, superata soltanto da Torino, al 22,4%, ben più in alto del limite minimo registrato a Bologna, che scende al 10,4%. In riferimento alla presenza di popolazione anziana che necessita di supporto, i numeri variano anche in funzione della dimensione e connotazione del luogo in cui abitano. Gli anziani residenti nelle città metropolitane rappresentano il 35% del totale italiano e vivono prevalentemente nei contesti più urbanizzati: il 45% nei comuni capoluogo, quasi un terzo distribuiti tra prima e seconda cintura urbana e il restante 24% nella corona più esterna dell’area.
Al Sud si rileva la tendenza opposta, con una preponderanza della fascia più “giovane” 65-74 anni, che costituisce oltre il 50% degli anziani residenti; il primato spetta alla città metropolitana di Napoli (54,4%). Tra i capoluoghi emergono Palermo e Napoli (quasi 53%). Nei comuni capoluogo, la presenza di anziani soli bisognosi di cure crescono, soprattutto nelle città del centro nord, mentre nelle cinture urbane e nelle zone rurali tale necessità scende. Nei comuni capoluogo, l’incidenza di famiglie composte da una sola persona anziana si innalza, arrivando a sfiorare il 40% a Milano, seguita dagli altri capoluoghi del Nord: Bologna, Torino, Venezia e Firenze. Al contrario, nei territori metropolitani del Sud si osservano le quote più basse di questa tipologia familiare, e ciò è dovuto alla presenza di una rete familiare di sostegno molto più ampia. Verosimilmente anche alla maggiore presenza di una rete familiare che fornisce sostegno a questa fascia di popolazione. L’analisi dei dati al riguardo è importante in quanto l’invecchiamento della popolazione è un dato certo, che porta con sé moltissime conseguenze, in termini economici e di gestione della salute pubblica. I convenzionali indicatori che misurano l’invecchiamento della popolazione continuano a confermare il rafforzamento di questo processo che coinvolge la popolazione italiana: si vive più a lungo e la struttura per età si sbilancia sempre più verso le età senili.
L’indice di vecchiaia italiano, all’1 gennaio 2023, ha raggiunto il suo massimo storico: ci sono 193 anziani ogni 100 giovani. A Nord si osserva un grado di invecchiamento più consistente, che raggiunge il suo apice a Genova (273 anziani per 100 giovani). I territori del Sud invece sono mediamente “più giovani”, ad esclusione di Messina. La dinamica dell’invecchiamento è stata progressivamente crescente: nei contesti metropolitani trent’anni fa vi era ancora una, seppur lieve, prevalenza di giovani sulla popolazione di 65 anni e più.
L’inesorabile invecchiamento si riflette nell’età media, che continua ad innalzarsi di anno in anno. Nell’arco di trent’anni è aumentata da 39 a 46 anni nel 2023 nel complesso delle città metropolitane, leggermente al di sotto della media italiana (46,4) che è la più alta tra i paesi europei. La città metropolitana di Genova ha l’età media più alta (49,5 anni) e Napoli ha quella più giovane (43 anni). Entrambi i territori nel 1993 avevano sempre il profilo più anziano e più giovane, rispettivamente con 4,5 anni e 9 anni in meno, ma la crescita è stata più sostenuta nel territorio napoletano.