Lui è alto ed elegante, vestito di blu, sembra un Hidalgo, una figura di mezzo tra un personaggio di Cervantes ed il Cid Campeador della lotta ai Saracen
Tardo meriggio primaverile nella città della Ex Conca d’Oro, ora distrutta da una città di cemento arruffone e senza un senso urbanistico. Siamo alla Villa dei Padri Filippini e qui si tiene l’agorà cittadina di un centrosinistra ritrovato.
Netta era la sensazione appunto del ritrovarsi di tante facce, alcune antichissime di una sinistra democristiana, che si erano allontanate a causa della deriva iper personalistica di Leoluca Orlando. Si vedevano i volti di Mommo Giuliana, Rino La Placa, Manlio Mele, oppure di Turi Lombardo ed altri vecchi socialisti.
Ci sono 5stelle al gran completo, capitanati dal senatore Stanislao, detto Steni, di Piazza, perfino il catanese Giarrusso, ex Iena in cerca del consenso per le primarie regionali. Il sentimento che si respirava era quello di un risveglio dopo un torpore derivante dalla monarchia della misericordia e dell’intransigenza.
Il condottiero Miceli
Un popolo che cercava quasi con stupore di riunificarsi dietro un condottiero impersonificato da un Architetto che gioca con il suo Franco nome.
Lui è alto ed elegante, vestito di blu, sembra un Hidalgo, una figura di mezzo tra un personaggio di Cervantes ed il Cid Campeador della lotta ai Saraceni. Il suo logos oltre ad essere Franco come il suo nome è accompagnato da una voce calda, rassicurante per gente dispersa e delusa, parla di costruire un percorso interrotto, d’altra parte è un urbanista.
Ma lo fa con uno slogan che è predittivo di una dimensione politica. Costruiamo insieme. Dove finora c’era una monarchia parla di ritorno alla repubblica. Leoluca è lì, nei dintorni del palco, vestito di grigio come probabilmente sono le sue riflessioni. C’è molta gente che si saluta come fossero passati secoli, con i capelli rarefatti e qualche acciacco.
Hanno il vecchio piacere del riconoscimento, per quanto frustrati ci siamo ritrovati. Tutti vogliono un sorriso o un “che piacere come stai” da parte del candidato Sindaco, “sono venuto per te” è la risposta che apre un credito umano con Miceli.
C’è il sentore non di una falange organizzata, non potrebbero essere nemmeno se volessero, ma di un popolo militante stupefatto dall’unità di questa candidatura. Forse ha ragione Cuffaro. Se il centrodestra diviso non vince al primo turno, questi al secondo possono farcela.
Miceli saluta tutti, quasi uno per uno, i tanti, moltissimi di questi tempi, che sono venuti a “Rinfrancarsi”. Sembra uno di loro, avvicinabile, e quindi condivisibile.
Un giorno credi di essere Franco.
Così è se vi pare.