Uno dei settori in cui la Commissione Europea è intenzionata a investire nel prossimo futuro sarebbe quello della produzione dei chip. La zona industriale di Catania, secondo Angelo Mazzeo, Ugl Metalmeccanici, è vocata a diventare la capitale europea della microelettronica. Ma dopo la fuga di Intel si deve puntare ad attrarre nuove grandi multinazionali.
Il mercato dei chip, in area euro, dovrebbe attivare investimenti (tra pubblico e privato) per oltre 43 miliardi di euro, l’Europa sta studiando, altresì, la costituzione di un fondo specifico per gli investimenti e regole per gli aiuti di stato meno stringenti.
“Questa iniziativa cambierà le carte in tavola per la competitività globale del mercato unico europeo”. Ne è convinta la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
L’European Chips Act
“A breve termine, – spiegava – la strategia che presentiamo oggi, la European Chips Act, rafforzerà la nostra resilienza dinanzi a crisi future, permettendoci di evitare interruzioni della catena di approvvigionamento. Nel medio termine, contribuirà a rendere l’Europa un leader industriale in questo settore strategico”.
Secondo i pronostici della “signora di ferro”, alla guida della governance del vecchio continente, l’Europa passerà dal 10 al 20%, entro il 2030, nella produzione di questi materiali.
La fondamentale importanza per la quotidianità e per l’economia globale è emersa in occasione della pandemia, la carenza mondiale di questi componenti, ha portato al collasso l’intero sistema produttivo mondiale, già provato dagli effetti devastanti del Covid-19.
Serve una mossa forte della Regione
Per attrarre a Catania anche una piccola quantità dell’European Chips Act, secondo Mazzeo occorre una «mossa forte da parte della Regione Siciliana, che dovrebbe concretizzare in una fattiva interlocuzione con Roma».

«Sarebbe disastroso per tutti – continua il rappresentante della UGL – farsi sfuggire circostanze così favorevoli. Anche perché, come abbiamo potuto appurare dal nostro osservatorio, la politica locale di altre Regioni si sta muovendo con grande piglio nei confronti del Governo nazionale, alla ricerca di occasioni da portare a casa che di certo, in termini di livelli occupazionali, significano tanto».
Ancora possibile un ripensamento di Intel
Mazzeo coltiva il sogno della “Etna Valley”, «non è tramontato», dichiara a QdS.
Il sindacalista è uno che crede ancora «in un ripensamento da parte di Intel, essendoci gli spazi adeguati e le condizioni, anche antisismiche, favorevoli».
La multinazionale statunitense, leader mondiale nella produzione di dispositivi elettronici, avrebbe escluso la Sicilia dai sui piani di investimenti in area euro.
All’Italia avrebbe destinato la parte maggiore, 8 miliardi di euro, ma come per altre location europee, avrebbe posto una condizione a Bruxelles, che contrasta con la Giustizia della concorrenza. Ha chiesto un aiuto pubblico fino al 40%. In cambio la creazione di posti di lavoro. La Commissione sta valutando la possibilità di dribblare il divieto degli aiuti di Stato, approvando una Legge apposita.
Le altre grandi aziende su cui puntare
Sfumerebbe anche questa opportunità per la Sicilia, in corsa sono rimaste, oltre il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e la Puglia. Tuttavia, secondo Mazzeo, ci sarebbero altre aziende su cui puntare, «guardiamo ad altre esperienze industriali di livello – conclude – come ad esempio Global wafers, Tsmc, Samsung e la Infineon, che potrebbero guardare con favore il nostro territorio».
Per essere attrattivi si devono creare le condizioni, di certo non ci si improvvisa tali, anche alla luce del “rifiuto l’offerta e vado avanti” da parte della Intel, alla quale non è bastata né la posizione strategica dell’area industriale di Catania, né il consistente credito d’imposta previsto.
La posizione strategica dell’area industriale catanese
La posizione strategica dell’area industriale catanese sarebbe unica in tutta Italia. Aeroporto, porto e rete autostradale a poche centinaia di metri dal cuore del complesso produttivo, scelto dalla STMicroelectronics, di fatto presente a Catania fin dall’inizio degli anni ’60.
La politica, secondo il ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti, «deve ascoltare l’industria» e deve essere credibile, anche sotto il profilo della stabilità e dell’autorevolezza.
A Roma le Istituzioni hanno ascoltato la strategia della Stellantis, per esempio, e hanno favorito investimenti al sud, nel settore automotive. Al sud, non in Sicilia, ovvero in Molise, Campania e Basilicata. Sull’argomento è intervenuto per noi anche l’assessore regionale per le Attività produttive Calogero Turano che ci ha parlato della strategia messa in atto dalla Regione. CONTINUA A LEGGERE

