E’ stato un intervento, ieri a tarda sera, del parroco di Lampedusa don Carmelo La Magra a consentire ai 67 migranti dal giorno precedenteo sul molo Favarolo, dove erano stati costretti a trascorrere la notte, di avere un tetto sulla testa insieme a una parte dei 44 arrivati nel pomeriggio.
Tutt sono stati infatti trasferiti nella “Casa fraternità”, che, gestita dal parroco, in passato ha spesso ospitato extracomunitari.
I 67 migranti erano stati soccorsi due giorni fa dalle motovedette della Capitaneria di porto e delle Guardia di finanza, ma il traghetto che li avrebbe dovuti condurre a Porto Empedocle, aveva annullato la corsa per le cattive condizioni del mare.
I migranti, non potendo andare nel centro d’accoglienza, che ha già 110 ospiti, in isolamento fino al test del tampone per verificare l’eventuale positività al virus, sono stati costretti a passare la notte sotto le stelle.
“Come ci siamo ridotti? Quasi non ci facciamo caso, come sacchi della spazzatura. Chi può intervenire e non lo sta facendo è colpevole” ha commentato don Carmelo La Magra.
“Ancora una volta – ha aggiunto – come se fosse un imprevisto, come se non fosse mai accaduto, una settantina di esseri umani hanno passato la notte ‘in quarantena’ sul molo. Continuiamo tutti a dire che Lampedusa non ha le strutture adatte in questa circostanza ma nulla cambia”.
Intanto sull’isola era sbarcato un’altro gruppo di 44 migranti: si trovavano su un gommone, sono stati intercettati in acque territoriali italiane da motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza. Anche loro sono stati portati nel molo Favarolo. Qui è stata trasportata ieri la tenda pre-triage che era stata collocata lo scorso 24 marzo davanti al Poliambulatorio di Lampedusa per eventuali diagnosi ed emergenze covid-19.
Poi, a tarda sera, la decisione del parroco di aprire ai migranti la “Casa fraternità”.
Oggi, tempo permettendo, il trasporto dei migranti a Porto Empedocle.

