I migranti arrivano nonostante il Coronavirus. Una doppia emergenza per i Comuni al fronte - QdS

I migranti arrivano nonostante il Coronavirus. Una doppia emergenza per i Comuni al fronte

Irene Milisenda

I migranti arrivano nonostante il Coronavirus. Una doppia emergenza per i Comuni al fronte

giovedì 26 Marzo 2020

Da quando “La Bestia”, l’imponente macchina di comunicazione di Salvini, ha smesso di pompare questo argomento, sembra quasi che i migranti non arrivino più. Invece alcuni Sindaci, come quelli di Lampedusa e Porto Empedocle, sono alle prese con la difficoltà di gestire gli arrivi sulle coste e le limitazioni per contenere Covid-19. L'ipotesi che il virus colpisca meno certe etnie

di Carmelo Lazzaro Danzuso e Irene Milisenda

PALERMO – Ricordate la cosiddetta “Spirale del silenzio”, teoria di sociologia elaborata dalla studiosa Elisabeth Noelle-Neumann? Ne abbiamo parlato proprio di recente in relazione alla “Truffa del Nord al Sud, ma dentro questo meccanismo sembrano esserci finiti anche i migranti, che per tanto tempo sono sembrati essere l’unico problema del nostro Paese.

Sbarchi, Ong, porti chiusi… temi e parole che adesso, in piena emergenza Coronavirus, sembrano lontani anni luce. Eppure era già da qualche mese che non se ne parlava più con tanta insistenza, in particolare da quando il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha lasciato il testimone a Luciana Lamorgese con l’insediamento del Governo Conte Bis. Insomma, da quando “La Bestia”, l’imponente macchina di comunicazione del leader della Lega, ha smesso di pompare questo argomento, sembra quasi che i migranti siano spariti dal Paese, che gli sbarchi siano finiti e che tutto si sia risolto in un battito di ciglia.

L’arrivo del Coronavirus in Italia, poi, ha puntato i riflettori su un argomento che nelle ultime settimane ha catalizzato totalmente l’attenzione di italiani e siciliani, lasciando tutto il resto nell’ombra. La domanda quindi è: ma il Virus ha fermato anche gli sbarchi?

Niente di più sbagliato, come dimostrano i dati del Cruscotto statistico del ministero dell’Interno: dal primo gennaio al 24 marzo scorso ci sono stati 2.750 arrivi sulle nostre coste (contro i 425 dello stesso periodo del 2019 e i 6.161 del 2018). Per quanto riguarda l’ultimo mese di marzo, i numeri sono concentrati soprattutto tra i giorni 12, 13 e 14, quando sono state registrate rispettivamente 57, 85 e 43 persone. Mentre altri 12 soggetti sono giunti in Italia il 22 di questo mese, domenica scorsa. Giorni caldissimi sul fronte Coronavirus, che dunque hanno fatto passare quasi inosservati i numeri appena indicati.

C’è poi un altro elemento da considerare, quello dei cosiddetti sbarchi fantasma, rappresentati da piccoli gruppi di persone che arrivano sulle nostre coste senza essere intercettati in mare e che poi lasciano, come testimonianza del loro passaggio, soltanto delle imbarcazioni sgangherate sui litorali. Una situazione, quella appena descritta, più volte segnalata dalle associazioni che monitorano costantemente il fenomeno, tra cui l’agrigentina Mareamico, e che i sindaci da sempre impegnati nella gestione dei flussi migratori hanno spesso denunciato alle istituzioni competenti.

I dati appena presentati, in questi giorni di emergenza sanitaria nazionale, aprono anche altre questioni, legate proprio alla gestione dei migranti in relazione a temi ormai all’ordine del giorno quali isolamento domestico, quarantena e contenimento della diffusione di Covid-19. Il Coronavirus, in pratica, riguarda anche chi arriva nel nostro Paese in cerca di una vita lontana dalla guerra: ma come può restare a casa chi una casa non ce l’ha? Qui entrano in gioco Amministrazioni comunali e associazioni da sempre impegnate al fronte, che dopo aver gestito per anni una situazione esplosiva legata all’arrivo dei barconi dall’Africa, adesso devono fare anche i conti con una crisi sanitaria impossibile da gestire senza l’aiuto del Governo.

Il tema, insomma, è quello che sulle pagine del QdS abbiamo lanciato più volte negli ultimi giorni, ovvero quello del sostegno alle fasce deboli della popolazione, che dopo l’emergenza sanitaria dovranno inevitabilmente fare i conti con una crisi che fa già tremare i polsi. (cld)



Immunità al Virus per alcune etnie?

MILANO – “Quello che spero possa essere confermato, anche a livello di ricerca, è il fatto che, verosimilmente, c’è una diversa disponibilità e diverse caratteristiche dei recettori per il virus in alcune etnie, in alcune popolazioni, soprattutto di origine africana”. Lo ha spiegato nel corso della trasmissione televisiva di Rai3 Agorà, Massimo Galli, direttore Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, rispondendo alla domanda su una possibile fake news, ossia quella che gli extracomunitari siano immuni al Coronavirus.

“Ci sono alcune evidenze – ha detto – perché non abbiamo persone di origine africana nei nostri reparti, se non in minima misura. Questo suggerisce che l’ipotesi che la porta di ingresso del virus sia diversa e non accogliente in determinate etnie, possa stare in piedi”.

Il ricercatore ha concluso sottolineando come “Se fosse così il disastro colpirebbe di meno le aree più fragili del mondo”.



La situazione nella provincia di Agrigento: Lampedusa e Porto Empedocle in difficoltà

AGRIGENTO – “La nostra è una realtà particolare. Stiamo facendo il massimo per assicurare alla cittadinanza il più alto grado di tutela possibile, garantendo i servizi essenziali. Non spetta al sindaco decidere se fare sbarcare o meno migranti sull’isola, perché è una decisione che spetta al Governo nazionale, in accordo l’Unione europea”. Le parole sono del primo cittadino di Lampedusa e Linosa, Totò Martello, che ha descritto la situazione successiva all’arrivo delle tre piccole imbarcazioni di migranti nell’isola. Alcuni di essi stanno proseguendo la quarantena nell’hotspot in contrada Imbriacola e, dopo la fine del periodo di isolamento, lasceranno l’isola.

Già prima dell’emergenza Coronavirus si nutrivano dubbi sui livelli di sicurezza, anche sanitaria, della struttura che ospita i migranti, ma oggi la questione diventa prioritaria di fronte alle nuove regole imposte contro la diffusione del Coronavirus. Distanze di sicurezza, divieto di uscire e altre misure di sicurezza, Anche per questo gli ultimi migranti arrivati, dopo essere stati controllati sotto l’assistenza di personale sanitario e delle Forze dell’ordine direttamente sul molo Favarolo, sono stati trasferiti a Porto Empedocle.

“Questo – ha detto Martello – non significa scaricare il problema sugli altri. Si è trattato dell’unico provvedimento possibile, dal momento che qui a Lampedusa non vi sono altre strutture oltre al Centro di accoglienza, già occupato dalle 26 persone in quarantena. Ho chiesto al ministero degli Interni di predisporre misure che garantiscano, in caso di eventuali futuri soccorsi in mare, il trasporto diretto dei migranti in altre località e ho chiesto di rafforzare i controlli in mare da parte delle Forze dell’ordine e delle istituzioni competenti. Se dovessero verificarsi altri sbarchi autonomi, cioè di persone che a bordo di piccole imbarcazioni arrivano direttamente sull’isola, non potremmo fare altro che chiedere di farli stazionare in un’area circoscritta e distante dal centro abitato fino al loro trasferimento in altre località idonee all’accoglienza, effettuando ogni intervento con la massima attenzione per garantire la tutela di tutti”.

Coinvolto in questa doppia emergenza, dunque, anche il sindaco di Porto Empedocle Ida Carmina, perché adesso i 125 migranti si trovano momentaneamente nell’Hotel Tiziana, tra Durrueli e Bellavista, alla periferia della città. Come se non bastasse, da giorni, molti cittadini residenti in zona hanno segnalato, alle Forze dell’ordine comportanti non conformi da parte dei migranti.

“Sono state fornite rassicurazioni – ha detto Carmina – da parte dei medici dell’Asp sull’assenza di rischi per la popolazione ed è stato confermato dal prefetto l’impegno a spostare queste persone non appena sarà possibile. Trattandosi di decisioni calate dall’alto, in virtù di determinazioni prefettizie o del Viminale, senza che venga chiesto alcun parere o assenso ai sindaci che rappresentano il territorio e le esigenze della gente, continuerò la mia battaglia a tutela della mia città e della salute dei miei concittadini e terrò alta la guardia”.

“Non è possibile immaginare – ha detto la prima cittadina empedoclina – che nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria si possa pensare di allocare in una struttura alberghiera 120 e passa persone. È chiaro che gli spazi usati attualmente dai migranti potrebbero reggere in una situazione normale, ma non possono essere sufficienti nell’attuale momento. Se uno di loro contraesse il Coronavirus il contagio si diffonderebbe a macchia d’olio. Auspico che sia mantenuto l’impegno di spostare al più presto queste persone”.

Di certo il problema non riguarda solo l’isola di Lampedusa, visto che gli sbarchi fantasma si sono registrati anche in altre spiagge dell’agrigentino. “Il problema – ha dichiarato Claudio Lombardo, responsabile di Mareamico, associazione che da tempo denuncia questo fenomeno – ora assume ulteriore pericolosità per colpa del Coronavirus. A Lampedusa l’hotspot non è in grado di effettuare i controlli sanitari specifici, mentre sulle coste c’è meno gente per avvisare le Forze dell’Ordine dell’arrivo dei migranti”.

Per esempio, come spiegato da Lombardo, nei giorni scorsi, avendo ricevuto la notizia di un possibile sbarco nella zona di Zingarello (Agrigento), non potendo uscire, l’unico modo per controllare la costa è stato quello di far alzare un drone per guardare quanto stava accadendo in spiaggia”.

“La situazione è grave – ha concluso Lombardo – anche perché non si sa bene cosa stia combinando il Coronavirus in Africa e corriamo il rischio di aprire un nuovo varco alla diffusione del contagio”

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017