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Migranti: Astalli, si muore in mare per le politiche di respingimento

Migranti: Astalli, si muore in mare per le politiche di respingimento

Ferma presa di posizione di padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro dei Gesuiti: “Grave e irresponsabile dipingere i migranti come causa dei nostri mali, causa morte e sofferenza”

“Continuare a considerare e rappresentare i migranti come cause dei nostri mali, attuando politiche di respingimento, è un errore grave e irresponsabile che ha come conseguenza immediata, non più accettabile, la morte e la sofferenza di centinaia di persone e, a lungo termine, l’avvelenamento del clima culturale dei Paesi europei, con pericoli che nessuno può prevedere fino in fondo”.

Una presa di posizione molto ferma quella di padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, servizio dei Gesuiti per i rifugiati, che, commentando le nuove morti di migranti nel Mediterraneo a quaranta miglia dalla costa tunisina, ha parlato di “profondo dolore per l’ennesima morte di innocenti in mare”.

“Già vittime – si legge in una nota del Centro – di politiche ingiuste nei loro Paesi di origine, di violenze e soprusi durante il viaggio, sono vittime anche dell’egoismo dei governi europei che si ostinano in atteggiamenti di chiusura”.

Il centro dei Gesuiti indica nel traffico di esseri umani, ma anche nelle “violazioni gravi di diritti umani” e nelle guerre la “causa delle migrazioni verso l’Europa”.

“Sono queste le piaghe da combattere – scrivono i Gesuiti – con il potenziamento della cooperazione allo sviluppo, con un’intensa attività diplomatica volta al ripristino e al mantenimento della pace e con l’attivazione immediata di politiche di ingresso legali e sicure per quanti legittimamente chiedono di entrare in Europa”.

Sedici finora i sopravvissuti, salvati da pescherecci.

I migranti di origine subsahariana sono partiti dalla Libia e il numero delle vittime potrebbe aumentare, come riferito dalla Marina militare tunisina che ha effettuato le operazioni di soccorso.

Intanto, Mediterranea saving humans su twitter, in riferimento al sequestro della Mare Jonio disposto dalla Guardia di finanza, ha scritto: “Ci accusano di non aver contattato le ‘autorità’ libiche e di non aver riportato 30 persone in un paese in guerra, sotto le bombe. Se per loro è un’accusa per noi è una medaglia”.