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Migranti, banda del nord Italia trafficava in uomini

Migranti, banda del nord Italia trafficava in uomini

Smantellata organizzazione criminale a Genova che agiva anche a Imperia e Savona. I clandestini truccati perché i loro volti corrispondessero a quelli sulle carte d’identità. Tra gli otto arrestati anche due “falsari” palermitani

Aveva sede a Genova e operava in quella Liguria di cui è presidente Enrico Toti, l’esponente della destra sulla medesima linea di Matteo Salvini, una banda che trafficava in uomini.

I Carabinieri del comando provinciale di Genova hanno eseguito infatti numerose custodie cautelari e diciotto misure restrittive di divieto di dimora per associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina aggravata dalla transnazionalità.

In manette sono finiti Giuseppina Lanzo, genovese di 44 anni, Arjana Metaliaj, albanese di 38 anni, e due connazionali di quest’ultimo che, secondo gli investigatori, avevano ideato il meccanismo: Eduart Theodhori, di 39 anni, e Azen Shehaj, di 41. Arrestati inoltre Alessandro e Gaetano Girgenti, di 51 e 36 anni, entrambi di Palermo. Ai domiciliari sono finiti invece Pamela Perotto Ghia, 46 anni, e Can Lika, 56 anni.

La base logistica dell’associazione era a Genova ma le attività si svolgevano anche a Savona e Imperia, grazie alla complicità di “onesti imprenditori”, ossia albergatori compiacenti in cui gli immigrati clandestini venivano truccati perché i loro volti corrispondessero a quelli sulle carte d’identità.

La banda li accompagnava poi in automobile fino in Svizzera e Regno Unito. Secondo quanto ricostruito dai militari, coordinati dalla Dda di Genova, ogni migrante pagava dodicimila euro.

I Carabinieri, in cinque mesi di indagini, hanno accertato il passaggio di almeno trenta persone per un totale di 360 mila euro.

Tra gli indagati – complessivamente ben quarantanove – c’erano anche due dipendenti della Città metropolitana di Palermo in qualità di “falsari”: fornivano infatti timbro a secco e carte di identità in bianco per creare i falsi documenti. E per questo venivano “stipendiati” dalla banda genovese con quattromila euro al mese.

L’inchiesta è partita dalle indagini seguite a una rapina in una sala scommesse di Genova, che aveva fruttato dodicimila euro, organizzata secondo gli investigatori con la complicità della cassiera.