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Migranti, “Conte sbarchi gli ostaggi di Salvini”

“Conte faccia sbarcare i migranti tenuti in ostaggio dal ministro dimissionario Salvini”.

Non ha avuto mezze misure il segretario del Pd Nicola Zingaretti, commentando la vicenda che vede più di cinquecento naufraghi a bordo delle navi di Open Arms e Ocean Viking in mezzo al mare nella canicola di ferragosto.

Ieri il Viminale aveva fatto sapere che la Libia aveva indicato un porto sicuro per la Ocean Viking, la nave di Sos Mediterranee e Msf che ha a bordo oltre 350 migranti soccorsi nei giorni scorsi.

“Non riporteremo le persone in Libia in nessuna circostanza: per il diritto internazionale né Tripoli né alcun altro porto in Libia sono porti sicuri e riportare le persone lì sarebbe una grave violazione” hanno risposto le Ong. Con il supporto dell’Unhcr, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per i diritti dei rifugiati, che ha ribadito come “i violenti combattimenti in Libia, insieme alle segnalazioni di violazioni di diritti umani, fanno sì che quel Paese non possa essere considerato un porto sicuro e che nessuno deve essere riportato lì”.

“I governi europei – ha chiesto Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Unhcr per il Mediterraneo centrale – consentano lo sbarco immediato di 507 persone attualmente bloccate in mare dopo esser state soccorse nel Mediterraneo centrale”.

L’Agenzia dell’Onu ha chiesto inoltre che venga “rafforzata la capacità di ricerca e soccorso nel mediterraneo centrale” ribadendo che il “ruolo delle navi delle Ong dovrebbe essere riconosciuto e sostenuto”.

“Esistono priorità – ha detto Zingaretti – che hanno precedenza su tutto e che vengono prima dei riflettori sempre accesi su questa o quella polemica”.

“Da quasi due settimane – ha aggiunto, riferendosi alla Open Arms – 151 persone sono tenute in ostaggio sul ponte di una nave e tra loro donne e minori in condizioni igienico-sanitarie sempre più difficili. E tutto perché l’ennesimo braccio di ferro ingaggiato dal ministro sfiduciato e dimissionario Salvini ha bisogno del suo ennesimo palcoscenico”.

Da queste considerazioni nasce “l’appello al presidente Conte affinché agisca con decisione e alla ministra Trenta per uno sbocco immediato di una soluzione divenuta insostenibile”.

“Si rimetta al centro la persona umana – ha concluso Zingaretti – e si trovi una soluzione. Si solleciti la Commissione europea e i paesi disponibili ad accogliere una quota dei migranti. I diritti umani, a partire da quelli dei minori e delle donne restano per noi la bussola da seguire e il primo indicatore del grado di civiltà di un paese”.

Intanto il Tribunale dei minori di Palermo ha chiesto “chiarimenti” ai ministri Matteo Salvini, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli che hanno firmato il divieto d’ingresso nelle acque italiane per la Open Arms.

Così i giudici hanno risposto al ricorso presentato dai legali della Ong lo scorso sette agosto e con il quale si chiedeva di tutelare i diritti dei 32 minori a bordo della nave bloccata da tredici giorni al largo di Lampedusa, affermando che tenere i minori in quelle condizioni “equivale, di fatto, ad un respingimento”.

Nella risposta inviata dal Tribunale ad Open Arms, dice la Ong, i giudici sottolineano come “le convenzioni internazionali a cui l’Italia aderisce…impongono il divieto di respingimento alla frontiera o di espulsione dei minori stranieri non accompagnati”.

Diritti che “vengono elusi” se i giovani continuano a rimanere a bordo della nave in una “condizione di disagio fisico e psichico”.

Tra l’altro, affermano ancora i giudici, i minori si trovano a bordo di una nave in prossimità del limite delle acque territoriali italiane e, dunque, in una situazione “che equivale, in punto di fatto, a un respingimento o diniego di ingresso ad un valico di frontiera”.

Per questo il Tribunale ha chiesto ai ministri di “conoscere quali provvedimenti le autorità in indirizzo intendano adottare in osservanza della normativa internazionale e italiana sopra richiamata”. “Riteniamo quella del tribunale una risposta importante – dice Open Arms – e attendiamo anche noi di conoscere in che modo le autorità italiane intendano agire per tutelare diritti riconosciuti, così come dovrebbe avvenire in ogni democrazia liberale europea”.