Per sequestro di persona, come nella vicenda Diciotti, e omissione d'atti d'ufficio. Il fascicolo è già stato trasmesso dalla Procura di Agrigento a quella di Palermo, competente a valutare le ipotesi di reato da sottoporre al Tribunale dei ministri
Il leader della Lega Nord Matteo Salvini è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Agrigento con l’accusa di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio riguardo al caso dei 164 migranti a bordo della Open Arms ai quali l’allora ministro dell’Interno vietò l’ingresso in acque italiane.
Dopo 19 giorni vissuti in condizioni disastrose sul ponte della nave spagnola, ferma a ottocento metri dalla costa di Cala Francese a Lampedusa, tutti i naufraghi, che il segretario del Pd Zingaretti aveva definito “gli ostaggi di Salvini”, furono sbarcati la sera del venti agosto scorso e profughi e volontari cominciarono a cantare “Bella Ciao”, abbracciandosi, mentre dal molo arrivavano applausi e urla di benvenuto.
A sbloccare la situazione era stato, dopo un’ispezione sulla nave, proprio il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, lo stesso pm che aveva sbloccato il “caso Diciotti”.
Un caso analogo a quello della Diciotti
In quell’occasione il Tribunale dei ministri di Catania chiese l’autorizzazione a procedere per sequestro di persona per il capo della Lega Nord e ministro dell’interno Matteo Salvini, che venne poi “assolto” grazie agli allora alleati del M5s.
Il venti agosto scorso, oltre all’inchiesta per sequestro di persona nei confronti di ignoti avviata nei giorni scorsi sulla base di esposti della ong spagnola, i magistrati avevano aperto un fascicolo a carico di ignoti per omissione e rifiuto di atti d’ufficio.
Il reato, previsto dall’articolo 328 del codice penale, punisce “il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni”.
La ricostruzione della catena di comando
I magistrati hanno poi lavorato per ricostruire la catena di comando per risalire a chi avesse impedito lo sbarco dei profughi.
Il fascicolo riguardante Salvini – ha scritto il quotidiano Repubblica che per primo ha dato la notizia – è già stato trasmesso alla procura di Palermo, competente a valutare le ipotesi di reato che dovranno essere sottoposte al tribunale dei ministri.
Adesso, entro 15 giorni l’ufficio giudiziario guidato da Francesco Lo Voi dovrà decidere se confermare le ipotesi di reato, riformularle o chiedere l’archiviazione.
Salvini, “Sono stufo, ho difeso i confini”
Come sempre propagandistiche le risposte di Salvini: “Mi domando se in Procura ad Agrigento non abbiano cose più serie di cui occuparsi. Usano denaro pubblico, prima o poi mi verrà voglia di chiedere conto di come lo usano. È la seconda, la terza, la quarta, la quinta inchiesta. Ho fatto quello che gli italiani mi chiedevano di fare, ho difeso i confini, inizio a essere stufo”.
Dichiarazioni di tenore simile di sostegno al capo della Lega Nord sono venute da esponenti leghisti.
“Comiche dichiarazioni del Salvini dalle ambigue relazioni internazionali”
“Che sia Salvini, come sostiene, a garantire onore e sicurezza del nostro Paese appare assai comico”.
Lo ha affermato Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-Leu.
“Tra ambigue relazioni internazionali, atteggiamenti da bullo – ha proseguito il parlamentare – e mojiti in spiaggia il capitano ha ampiamente dimostrato quali siano le sue qualità.”
“Oggi, piuttosto, – ha concluso Fratoianni – pensi a difendersi dalle gravi accuse che ritornano invece di continuare a fuggire dai processi facendosi scudo dell’immunità”.
Da Salvini forti critiche alla Magistratura
Salvini, parlando a Terni, ha poi espresso forti critiche alla magistratura: “Chiederò conto di quanto costano queste indagini, quanto tempo stanno perdendo e quanto denaro pubblico degli italiani stanno spendendo per indagare o perseguitare Matteo Salvini come pericoloso sequestratore”.
“Penso che ad Agrigento o in Sicilia – ha continuato – ci siano delinquenti veri o reati ben più gravi da perseguire che non andare a contestare politicamente una scelta che è quella di difendere i confini”.