Ospitalità e inclusione: la “rete” di Palermo
Dopo il viaggio in mare, c’è l’ospitalità. Molte città siciliane offrono modelli di accoglienza guardati con attenzione, come Palermo. Lo conferma il sindaco Leoluca Orlando, che è anche presidente di Anci Sicilia: “Il Comune porta avanti da decenni una politica di accoglienza qualificata accedendo a progettualità nazionali ed europee che potenziano l’attività dell’Amministrazione”, spiega, elencando i progetti attivi (qui la dichiarazione completa). La lista include sostegni per MSNA (Minori stranieri non accompagnati) e soggetti vulnerabili, nonché attività volte alla formazione di operatori e volontari, al contrasto della violenza e all’orientamento lavorativo.
Non finisce qui: “Il Comune di Palermo ha sostenuto anche numerose azioni per migliorare il sistema di accoglienza attraverso il supporto di associazioni del terzo settore, anche fornendo degli spazi, all’interno di alcune istituzioni scolastiche, dove sono stati attivati dei laboratori sociali ed educativi finalizzati a combattere alcune fragilità come la povertà educativa e la dispersione scolastica, purtroppo fenomeni rilevanti sul territorio cittadino, anche con riferimento ai minori migranti”, spiega Orlando.
La cultura dell’accoglienza c’è, i progetti esistono. Rimane un problema, non locale ma internazionale: “Servono accordi che facilitino l’accesso ai diritti dei migranti attraverso procedure semplificate e coerenti che evitino frammentazioni di competenze e dispersione di investimenti”, commenta il sindaco Orlando.
“I migranti interrogano l’Europa sui loro diritti umani. E la civiltà globale ci viene data proprio dalla mobilità internazionale che mette in crisi i concetti di identità, patria e Stato. Identità che – come sancisce la Carta di Palermo – non dipende dal sangue. Palermo e la Sicilia possono avere un ruolo, in tal senso, fondamentale: rappresentano l’avamposto di un cambiamento che è in atto e a cui bisogna dare seguito con politiche concrete”, dichiara Orlando.
Doppia cittadinanza e convivenza a Mazara del Vallo
Anche Mazara del Vallo (TP) offre un modello. “La città per storia, tradizione e posizione geografica è certamente tra le realtà italiane nelle quali il tema dell’immigrazione è particolarmente sentito. La presenza di un’importante comunità straniera, in particolare tunisina, fa della nostra Città un esempio di pacifica convivenza e rispetto tra culture, religioni e popoli diversi, dove la diversità non è un ostacolo ma un arricchimento. Su 50mila abitanti, sono circa 5.000 i tunisini che vivono e lavorano qui. Almeno un terzo ha la doppia cittadinanza. Tutti sono ben inseriti nel tessuto sociale ed economico”, spiega il sindaco Salvatore Quinci.
Anche se non direttamente coinvolto nelle operazioni di sbarco, il Comune collabora con Prefettura, Capitaneria di Porto, Protezione Civile comunale e associazioni per garantire assistenza a chiunque ne abbia bisogno. Esistono un centro di accoglienza, una comunità SAI/Siproimi per minori stranieri non accompagnati e una comunità alloggio anche per neomaggiorenni, “già finanziata dal Ministero dell’Interno con circa 1 milione 800mila euro e in corso di attivazione”.
In più: “Alle strutture direttamente riconducibili al Comune s’integrano l’associazionismo e il volontariato con le azioni portate avanti dalla Fondazione San Vito Onlus e dalla Casa Comunità Speranza: un centro di aggregazione giovanile con sede nella Qaṣba di Mazara il cui obiettivo è quello di proseguire l’attività sociale e caritatevole delle religiose francescane, ispirandosi ai principi della valorizzazione della persona umana, della tutela e della sua crescita nell’ambito dei valori della multiculturalità e del dialogo”.
Anche qui un problema esiste: “La principale difficoltà è la penuria delle risorse umane presenti nell’ufficio preposto a tali attività nella considerazione che l’attivazione e la realizzazione dei progetti di accoglienza prevede una procedura amministrativa e contabile complessa oltre alla necessità di vigilare, collaborare, partecipare con gli Enti gestori del singolo progetto per conto del Comune”, dichiara Quinci. IL NODO DEI CORRIDOI UMANI (CONTINUA QUI LA LETTURA)

