Il ruolo delle istituzioni e il nodo dei corridoi umanitari
Nella costruzione di un’Europa per tutti, le istituzioni locali e internazionali giocano un ruolo centrale. Burocrazia e contrasti sono un ostacolo, la sinergia è la soluzione. A tal proposito, è interessante citare il sindaco Orlando: “L’Europa gioca un ruolo di primo piano: lo scorso giugno a Palermo si è svolto il grande convegno internazionale ‘From Sea To The City’, che ha dato vita all’Alleanza Internazionale dei Porti Sicuri. Una rete di decine di città europee che vuole contribuire a costruire una casa europea fondata su una strategia globale di solidarietà, con una premessa fondamentale: proteggere la vita di ogni persona costretta a fuggire, sia per mare che per terra, e darle un’uguale possibilità di una procedura ordinata sotto lo Stato di diritto, secondo le regole comuni europee e sulla base del nostro comune canone europeo di valori”.
“La gestione dei flussi migratori va affrontata nei Paesi di origine con corridoi umanitari e preparazione dei territori ad accogliere”, aggiunge facendo riferimento alla difficile questione dei corridoi umanitari. Uno strumento complementare che – spiega Marta Bernardini di Mediterranean Hope – è una “via di accesso legale, sicura, pianificabile, fattibile a livello europeo” ma che non trova spesso applicazione in Europa.
“I corridoi umanitari sono troppo pochi e rari”, è il commento da Sea Eye, che conferma la necessità di agire in maniera diversa per trovare soluzioni certamente complesse, “ma non impossibili”.
“Abbiamo bisogno di sostegno a tutti i livelli, locale, nazionale e internazionale. Serve che l’UE cambi la sua politica generale, allontanandosi da questo sentimento anti-migrazione e procedendo verso una politica più accogliente e umana che protegga le persone in fuga o, per lo meno, non le lasci semplicemente morire o trascinarsi in un ritorno all’inferno”.
“Dobbiamo ricordare che siamo tutti umani e dobbiamo trattarci con rispetto. Se falliamo in questo, perdiamo la nostra umanità e questo non può essere l’obiettivo di un’Europa moderna e dei suoi cittadini”, è l’appello finale di Sea Eye nella speranza di non vedere più tragedie, né nel Mediterraneo né altrove.
Marianna Strano

