Da un lato i flussi via mare e la spesa per gestire gli sbarchi, dall’altro il contributo essenziale al sistema produttivo
ROMA – Chi afferma che la questione migranti rappresenta un problema per il nostro Paese si concentra soltanto su un aspetto parziale e non guarda il quadro d’insieme, giungendo così spesso a conclusioni errate.
Nel 2023 nel nostro Paese 137.510 migranti irregolari
Nel 2023, stando agli ultimi dati pubblicati dal ministero dell’Interno, sono arrivati nel nostro Paese 137.510 migranti irregolari, quasi il doppio dei 73.642 dell’anno precedente, che hanno inevitabilmente gravato sul bilancio dello stato sul fronte dell’accoglienza e della gestione di questi flussi. Non bisogna infatti soltanto considerare i costi per curare e sfamare queste persone, che arrivano molto spesso in condizioni di salute precarie e si trattengono poi sul nostro territorio, ma anche le spese per tutti gli apparati – dai sanitari che prestano il primo soccorso fino alle Forze dell’ordine incaricate di garantire la sicurezza pubblica – utili a gestirle.
Quali sono le spese relative al fenomeno migratorio
Non è facile andare a scovare tutte le voci di bilancio che compongono tale cifra. Questo perché non esiste una voce nel bilancio dello Stato in cui vanno a finire tutte le spese relative al fenomeno migratorio, che sono ripartite tra i vari ministeri. Inoltre, anche le singole voci di bilancio dei singoli ministeri dedicate all’immigrazione contengono elementi di spesa che non hanno a che fare con il fenomeno.
Nulla, però, impedisce di stimare a quanto ammonti tale cifra. Recenti Documenti di economia e finanza hanno infatti messo in evidenza come il costo annuo della cosiddetta emergenza migranti sia aumentato dagli 840 milioni di euro del 2011 ai 4,4 miliardi del 2017. In quest’ultimo anno preso in esame sono sbarcate sulle nostre coste 119 mila persone, dunque siamo di fronte a un costo medio annuo per singolo migrante pari a 37 mila euro circa. Se moltiplichiamo tale somma per i 136 mila soggetti giunti nel nostro Paese lo scorso anno, ecco che arriviamo a cinque miliardi di euro.
I migranti risorsa sul fronte sociale ed economico
Quando parliamo di migrazioni, però, non possiamo certo limitarci a questa metà della mela. Perché è vero che la gestione del fenomeno degli sbarchi è stato molto gravoso per il nostro Paese, ma è necessario anche parlare di tutti quegli stranieri che per il nostro Paese rappresentano una straordinaria risorsa sul fronte sociale ed economico.
In Italia i cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno al 31 dicembre 2023 sono oltre 3 milioni e 600 mila, lo certifica l’Istat. Nel 2023 sono stati rilasciati nel nostro Paese 330.730 nuovi permessi di soggiorno. Dove decide di vivere la maggior parte di queste persone? Quali sono i Paesi di provenienza? Uno straniero con permesso di soggiorno in Italia su quattro sceglie la Lombardia che, nei dati del 2013, ne ospita il 25,8%; la sola provincia di Milano il 13%. Segue il Lazio (11,3%) che si colloca poco avanti all’Emilia Romagna (11%) quanto a presenze. Nel Mezzogiorno la componente non comunitaria è decisamente più limitata, risultando pari al 16,1% del totale dei permessi validi a fine anno. Meno di due stranieri con permesso di soggiorno su dieci, dunque, scelgono il Sud e la sola città di Milano ne attrae quasi quanto l’intero Mezzogiorno.
Un altro dato interessante emerge esaminando la quota di permessi di soggiorno di lungo periodo, quelli cioè rilasciati ai cittadini non comunitari che risiedono in maniera stabile e continuativa in Italia da almeno cinque anni che è pari al 59,3% di quelli in corso di validità, in lieve diminuzione rispetto al valore del 60,1% registrato alla fine del 2022. Anche rispetto alla stabilità della presenza si osservano, infatti, evidenti differenze territoriali. Nel Mezzogiorno solo il 51,9% dei cittadini non comunitari regolarmente presenti ha un permesso di lungo periodo contro il 58,9% del Nord-ovest, il 61,3% del Nord-est e il 62,9% del Centro. Il Mezzogiorno si caratterizza anche per una più elevata incidenza di permessi connessi all’asilo e alla protezione internazionale: sono il 18,5% contro l’11,5% della media nazionale. Potremmo dunque dedurre che non solo il Mezzogiorno attrae in generale meno stranieri con permesso di soggiorno ma che una percentuale inferiore di questi decide di rimanervi per un lungo periodo. Considerando i Paesi di provenienza, l’incidenza dei lungo soggiornanti è particolarmente elevata tra i cittadini della Moldova (86,0%), gli ecuadoriani (78,8%), i serbi (78,1%), i macedoni (76,4%) e i bosniaci (75,9%).
Nel 2023 rilasciato in Italia il 26,4% di nuovi permessi di soggiorno in meno
Tornando ai macrodati evidenziati dall’Istat, se è vero che nel 2023 è stato rilasciato in Italia il 26,4% di nuovi permessi di soggiorno in meno rispetto all’anno precedente è anche vero che questo calo si deve principalmente alla forte riduzione dei permessi per asilo e protezione internazionale, passati dagli oltre 200 mila del 2022 a circa 106mila nel 2023 (-47,6%), sulla quale incide il ridimensionamento dei permessi speciali per protezione temporanea rilasciati ai cittadini ucraini a seguito della guerra (da 149mila a 21mila). Se si considerano i permessi rilasciati per asilo e protezione internazionale, al netto dei permessi speciali per protezione temporanea, si registra tuttavia un aumento rispetto al 2022 del 57,5%.
I dati di genere ci dicono invece che “con il marcato aumento dei flussi per protezione internazionale provenienti in particolare dall’Africa e dal sub-continente indiano e la riduzione degli ingressi per protezione temporanea dall’Ucraina, torna a salire anche la quota di uomini sul totale dei nuovi ingressi: dal 41,2% del 2022 al 73,0% del 2023”.
I minori rappresentano poi una quota ampia della popolazione non comunitaria con regolare permesso di soggiorno (il 19,5% del totale). L’incidenza di bambini e ragazzi sul totale delle presenze, prosegue il report, è particolarmente rilevante nelle comunità dell’Africa del Nord (il 25,6% del totale), soprattutto in quella egiziana (28,9%). All’opposto, le persone con più di 60 anni rappresentano in media solo l’11,6%, ma si arriva fino al 23,2% tra i cittadini dell’Ucraina.
Nel 2023, infine, le acquisizioni della cittadinanza italiana, pari a 213.567, si mantengono stabilmente elevate agli stessi livelli del 2022 (213.716) e quindi molto più numerose rispetto a quelle del 2021 (121.457).
L’altra faccia del fenomeno delle migrazioni, dunque, quello degli stranieri entrati regolarmente nel nostro Paese per costruirsi un futuro e che danno un contributo significativo alla nostra economia. Senza dimenticare anche i risvolti sociali e demografici che i nuovi italiani possono dare a una popolazione che invecchia sempre di più e nei confronti di comunità che a causa dell’innalzamento dell’età media rischiano di scomparire.