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Migranti, Matteo Salvini adesso chiede di essere processato

Migranti, Matteo Salvini adesso chiede di essere processato
A handout photo made available by German civil sea rescue organisation sea-eye shows the Alan Kurdi vessel, off the Libyan coast, 05 July 2019. According to media reports, 65 people were rescued from a rubber boat floating off the Libyan coast in the morning of 05 July. The migrants were taken onboard the Alan Kurdi rescue vessel operated by sea-eye. ANSA/FABIAN HEINZ / SEA-EYE HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Avendo compreso che probabilmente il Senato voterà sì alla richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti, il leader della Lega Nord cambia strategia, tentando ancora di far propaganda su questo argomento “sparito dai radar”

“Altri sbarchi, altri soldi… Governo complice, non vedo l’ora di andare a processo per difendere l’onore del mio Paese”.

Così ha dichiarato il capo della Lega Nord Matteo Salvini, ieri dopo lo sbarco della Alan Kurdi a Pozzallo.

Avendo compreso che probabilmente il Senato voterà sì alla richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti per sequestro di persona venuta dal Tribunale dei Ministri di Catania, l’ex ministro dell’Interno, che aveva puntato gran parte della sua azione politica sulla presunta invasione dei migranti e sulla bufala dei porti chiusi – in un Paese con 3.600 chilometri di costa -, è stato costretto a cambiare strategia.

E sta tentando nuovamente di far propaganda su questo argomento che però, come sottolineato dal premier Giuseppe Conte nella conferenza stampa di fine d’anno, sembra decisamente “sparito dai radar”.

Questo perché il meccanismo della ricollocazione messo in moto dalla ministro succeduta a Salvini, Luciana Lamorgese, sta funzionando alla perfezione tanto che il numero di migranti rimasti sul suolo italiano è drasticamente calato.

Le accuse di Conte a Salvini quando ancora era ministro dell’Interno, ossia che non tentasse realmente di risolvere il problema migranti ma lo utilizzasse soltanto a scopo propagandistico, sembrano insomma trovare riscontro anche nei numeri.

Il problema degli sbarchi può essere risolto soltanto dagli accordi internazionali e non certo da prove di forza sulla pelle di qualche centinaio di disperati in fuga da quei conflitti che continuano a tormentare l’Africa.

Tra questi i trentadue libici salvati la notte di Santo Stefano dalla Alan Kurdi, che ieri, dopo tre giorni trascorsi a bordo dell’imbarcazione della Ong Sea Eye sono sbarcati a Pozzallo.

Ad assegnare il porto sicuro è stato il Viminale che ha consentito l’approdo della nave in Sicilia, evitando così che le condizioni meteo-marine peggiorassero la situazione dei profughi di nazionalità libica, tra cui dieci minori – alcuni in tenera età – e cinque donne, una incinta.

Dopo lo sbarco la donna al settimo mese di gravidanza e un bimbo di appena sei mesi che soffriva di otite sono stati trasferiti nell’ospedale di Modica per le cure.

Il resto del gruppo, quasi tutti nuclei familiari, è stato spostato nell’hot spot sempre a Pozzallo, che nei giorni scorsi era stato svuotato perché i rifugiati arrivati nei mesi scorsi sono stati trasferiti in altri paesi europei.

La Commissione europea ha già avviato, su richiesta dell’Italia, la procedura per il ricollocamento dei migranti sulla scorta del pre-accordo di Malta.

Intanto, altri trentuno migranti che tentavano di raggiungere la costa inglese su due barche sono stati salvati nel Canale della Manica, secondo le informazioni della prefettura marittima locale.

Tra le persone soccorse anche due bambini piccoli e una donna incinta.

Tutti sono stati riportati sani e salvi sulla costa francese da un pattugliatore doganale.