Migranti, udienza Gregoretti, Di Maio e Lamorgese a Catania - QdS

Migranti, udienza Gregoretti, Di Maio e Lamorgese a Catania

Migranti, udienza Gregoretti, Di Maio e Lamorgese a Catania

venerdì 19 Febbraio 2021

Oggi udienza nell'aula bunker di Bicocca davanti al Gup Sarpietro per decidere sul rinvio a giudizio di Matteo Salvini, che dice "spero ricordino". Ma da un anno il ministro degli esteri accusa il capo leghista di "propaganda"

E’ cominciata alle dieci del mattino nell’aula bunker del carcere di Bicocca a Catania la deposizione del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, come testimone, nell’ambito dell’udienza preliminare del procedimento Gregoretti per la richiesta di rinvio a giudizio di Matteo Salvini.

Subito dopo è prevista la deposizione, sempre come testimone, dell’allora vice premier e attuale ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

Salvini, in aula con l’avvocato Giulia Bongiorno, è imputato per sequestro di persona per il ritardo dello sbarco di 131 migranti nel luglio del 2019.

L’udienza è presieduta dal presidente dei Gip di Catania, Nunzio Sarpietro. Sono presenti anche i legali delle parti civili, gli avvocati Daniela Ciancimino (Legambiente nazionale e Sicilia), Antonio Feroleto (Arci nazionale) e Corrado Giuliano (Accoglierete) e il penalista Massimo Ferrante che rappresenta una famiglia di migranti presente sulla nave Gregoretti.

“Spero ricordino”

“Spero ricordino” ha detto ieri in una conferenza stampa a Catania Matteo Salvini parlando dell’udienza di oggi sul caso Gregoretti, che arriva dopo le dichiarazioni al Gup Nunzio Sarpietro, in missione a Roma, dell’ex premier Giuseppe Conte, il quale aveva confermato come a non far sbarcare i migranti fosse stato il capo della Lega.

Il giudice per le udienze preliminari etneo – prima di incappare in una polemica su un pranzo in un ristorante romano – aveva dichiarato soddisfatto: “Conte ha risposto a tutto”.

La deposizione di Conte a Roma

L’ex premier aveva confermato di aver guidato la politica generale del Governo sull’immigrazione e attivato contatti con gli altri Paesi europei per la ricollocazione di chi arrivava in Italia.

Ma ha ribadito di non essere entrato nella decisione presa dall’allora ministro dell’Interno di bloccare lo sbarco ad Augusta dei 131 migranti a bordo della nave Gregoretti nel luglio del 2019.

Conte ha riconosciuto il suo ruolo nella politica sull’immigrazione del Governo M5S-Lega, ma ha sottolineato di non essere mai stato coinvolto nelle decisioni riguardanti il Place of safety (Pos) delle navi con i migranti o il trattenimento di questi ultimi a bordo. Conte ha ricordato di avere, in occasioni analoghe, come per la nave Open Arms, chiesto a Salvini di far scendere a terra i minori.

“Spero ricordino” ha detto dunque ieri Salvini riferendosi ai “non ricordo” di una precedente udienza preliminare, da parte dell’ex ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli (in quell’occasione fu anche sentita la titolare della Difesa, Elisabetta Trenta).

A testimoniare oggi a Bicocca sono dunque Luciana Lamorgese, che prese il posto di Salvini come ministro dell’Interno e dunque sulla vicenda specifica non può raccontare esperienze dirette, e soprattutto a colui il quale era considerato il suo “gemello”, come lui vice di Conte: Luigi Di Maio, ora come allora ministro degli affari esteri.

Di Maio però, a giudicare dalle dichiarazioni rilasciate in tv nel gennaio dello scorso anno, ricorda perfettamente quella vicenda, tanto da aver affermato: “Ero vicepremier quando ai tempi della Diciotti bloccammo quella nave perché l’Ue non voleva prendersi una parte dei migranti e mi sono autodenunciato. Il caso Gregoretti è arrivato un anno dopo ed è propaganda perché la redistribuzione era già in corso in tutta Europa”.

Propaganda, dunque, da parte di Salvini e della Lega – allora ancora Nord, lontana dalla recente svolta europeista e meridionalista – dietro la decisione di tenere per quasi una settimana costretti a bordo della nave Gregoretti oltre cento migranti, più l’equipaggio del natante della Guardia Costiera.

E ci si aspetta che anche oggi, davanti al Gup Sarpietro, Di Maio confermi come dietro la vicenda ci fosse la volontà di acquisire consensi elettorale lavorando sulla paura creata in larghe fasce della popolazione facendo immaginare un’invasione di africani.

“La Bestia” e i porti chiusi

D’altra parte l’allora ministro dell’Interno e capo della Lega Nord Matteo Salvini, attraverso il suo sistema di propaganda on line definito “La Bestia”, era già riuscito a far credere a milioni di italiani di aver chiuso i porti ai migranti.

Circostanza questa, se non impossibile, almeno inutile visto che, con 3.600 chilometri di coste, sarebbe stato come mettere un cancello all’ingresso principale del Colosseo illudendosi che non si potesse passare dalle centinaia di altre aperture.

In realtà il capo leghista doveva essere perfettamente consapevole che i migranti continuassero costantemente ad arrivare con il sistema dei cosiddetti “sbarchi fantasma”, anche perché questi venivano regolarmente registrati sul sito del Viminale.

La battaglia contro le Ong

Solo Salvini non ne parlava, preferendo impegnarsi nel dare clamore mediatico alle sue “battaglie” contro le ong, che trasportavano poche centinaia di persone.

E per farlo, a quanto pare non si faceva scrupolo di infliggere sofferenze a persone già duramente colpite dalle circostanze, come i migranti della Gregoretti.

“Quello della Gregoretti – aveva infatti detto chiaramente di Maio lo scorso anno in tv, fugando ogni dubbio su come, secondo la sua versione, andarono le cose – fu un atto di propaganda. Quindi non c’entra niente con il caso Diciotti e bisogna far valutare quell’atto dagli inquirenti”.

“Da vicepremier – ha ribadito il ministro degli Esteri – mi ero autodenunciato per il caso Diciotti proprio perché l’Europa non voleva prendere migranti. Un anno dopo redistribuiva in automatico”.

Avvocato parte civile su esternazioni Gip

Oggi intanto l’avvocato Corrado Giuliano dell’associazione AccoglieRete, riferendosi al Gup Sarpietro, ha detto: “Alcune esternazioni ci sono sembrate eccessive rispetto alla terzietà. Per questo saremo attenti alla sobrietà del magistrato per tutto quello che voi avete seguito sulla stampa”.

Il legale lo ha detto ai giornalisti, prima dell’inizio dell’udienza, spiegando di riferirsi “non alla vicenda del ristorante che è un’altra cosa”, ma “quello che è successo nel procedimento” a Roma, durante l’audizione dell’ex premier Giuseppe Conte, durante il quale, ha riferito l’avvocato, “ha parlato anche di Palamara e di un suo fatto personale non pertinente con il processo”.

“E questo – ha sottolineato – non ci convive”. alla domanda dei giornalisti l’avvocato Giuliano se come parte civile stanno pensando alla ricusazione del Gip ha detto, “stiamo attenti perché è una cosa molta delicata…”.

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