Nel biennio 2023-24 gli espatri dei cittadini italiani (complessivamente 270mila, +39,3% rispetto al biennio precedente) e le immigrazioni dei cittadini stranieri (760mila, +31,1%) hanno raggiunto valori mai osservati negli ultimi 10 anni. A riferirlo è l’ultimo report pubblicato da Istat in tema di “Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente”.
Ma è guardando al dettaglio regionale che si coglie la gravità di un fenomeno strutturale: la Sicilia continua a perdere residenti, in particolare giovani qualificati, a beneficio del Centro-Nord e dell’estero. Lo dice l’ultimo report dell’Istat su migrazioni interne e internazionali. Lo conferma la realtà di un Mezzogiorno che si svuota inesorabilmente, mentre il Nord cresce e attrae.
Spostamenti interni: la Sicilia verso il Nord
Nel biennio osservato, 241mila persone dal Mezzogiorno si sono trasferite nel Centro-Nord. Di queste, circa 58mila provengono dalla Sicilia, che da sola rappresenta il 24,1% del totale. Il saldo interno, per la regione, è chiaramente negativo.
Il flusso in direzione opposta – cioè chi si trasferisce verso la Sicilia – è irrilevante: 125mila sono stati gli ingressi nell’intero Sud, appena 63mila in media l’anno, e la quota che tocca l’Isola è esigua.
Il dato è ancor più drammatico se osservato in proporzione: con un tasso di emigrazione verso il Centro-Nord tra i più alti d’Italia, la Sicilia si conferma come una delle regioni che perde più forza lavoro e capitale umano.
Il fenomeno colpisce in particolare i giovani laureati: il 28,5% dei migranti meridionali diretti al Nord proviene dalla Campania, il 24,1% dalla Sicilia, il 18% dalla Puglia. A beneficiarne è sempre la Lombardia, regione nella quale si dirige il 30% di questi flussi.
Il Nord attrattivo, il Sud in fuga
Nel Nord-est il tasso migratorio interno è positivo (+2,0 per mille), nel Nord-ovest è +1,8. L’Emilia-Romagna segna addirittura +2,9. In Sicilia, invece, il dato medio è negativo (-2,4 per mille), come in tutto il Mezzogiorno. Questo significa che ogni mille residenti, due o tre lasciano la regione per trasferirsi altrove. Un esodo silenzioso e costante, che contribuisce al declino demografico e sociale della regione.
Ma non si tratta solo di numeri: la Sicilia perde le sue energie migliori. Dal 2019 al 2024, 25mila giovani laureati siciliani tra i 25 e i 34 anni hanno lasciato l’Isola per stabilirsi altrove. A questi si aggiungono i circa 7mila emigrati all’estero. Il saldo è una perdita secca di oltre 30mila giovani qualificati. È capitale umano che si forma al Sud ma produce valore al Nord o all’estero. La Lombardia, nello stesso periodo, ne ha guadagnati 35mila.
Record di espatri: partono anche i siciliani
Il report dell’Istat certifica anche un altro primato: quello degli espatri. Nel 2023 sono stati 158mila gli italiani che sono andati all’estero e certificato la propria posizione. L’anno scorso il numero si è attestato sullo stesso rilevamento. Ma il trend è strutturale e non tutti gli expat si registrano all’AIRE nell’immediatezza dei rilevamenti effettuati.
Tra il 2023 e il 2024, il numero di italiani provenienti dalle Isole (principalmente Sicilia e Sardegna) a espatriare è stato di circa 30 mila. Nonostante rappresenti solo l’11,3% del totale nazionale, si tratta di un numero rilevante in rapporto alla popolazione residente. Il tasso di emigrazione delle Isole è del 2,2 per mille, superiore alla media del Centro e in linea con il Sud. Le mete? Sempre le stesse: Germania, Regno Unito, Francia, Svizzera. Ma anche America Latina: Brasile e Argentina continuano ad attrarre italo-discendenti e nuovi cittadini italiani.
Un’immigrazione straniera in crescita, ma la Sicilia resta marginale
Sul fronte degli ingressi, il dato nazionale è in forte aumento: 874mila nuove iscrizioni dall’estero nel biennio 2023-24, +13% rispetto al 2022. Il boom è trainato dai flussi africani (+43,9%) e asiatici (+12,5%), con picchi da Bangladesh, Egitto, Tunisia e Pakistan. L’Ucraina, sebbene in lieve calo, resta il primo Paese di origine.
Ma anche qui la geografia è impietosa: il 54,1% degli immigrati stranieri si è stabilito nel Nord, solo il 25,2% ha scelto il Mezzogiorno. In Sicilia gli arrivi restano contenuti. Mentre Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio si confermano come le regioni più attrattive per i nuovi residenti, l’Isola fatica a integrarsi nei flussi principali.
Giovani, stranieri e capitale umano: chi arriva e chi parte
L’età media dei nuovi immigrati stranieri è di 29 anni, cinque anni in meno rispetto agli italiani rimpatriati. È un indicatore chiaro: chi entra è giovane, potenzialmente attivo, in cerca di futuro. Chi torna, spesso, ha già consumato la propria esperienza estera.
Ma il dato più interessante riguarda il capitale umano: nel quinquennio 2019-2023 l’Italia ha perso 58mila laureati italiani tra i 25 e i 34 anni. A compensare questo vero e proprio esodo ci ha pensato l’arrivo di 68mila giovani laureati stranieri, che ha così consentito un saldo positivo (+10mila) in quella fascia cruciale.
In Sicilia, però, questa compensazione non esiste. L’Isola perde giovani qualificati e non ne attrae. Né dall’estero, né dalle altre regioni. Il risultato è un impoverimento progressivo che si riflette sull’intero tessuto socioeconomico regionale.
La Sicilia continua a essere terra di partenze, non di arrivi. Le sue risorse migliori – giovani, formati, intraprendenti – cercano altrove ciò che l’Isola non riesce a offrire: opportunità, lavoro, stabilità. Le migrazioni interne e internazionali raccontano una storia antica, ma oggi acuita da nuovi fattori: crisi economiche, disuguaglianze territoriali, mancanza di politiche efficaci per trattenere o attrarre capitale umano.

