PALERMO – Era la vigilia di Natale del 1985. Quel giorno, senza che ci venne dato alcun preavviso, i cancelli della miniera rimasero chiusi. La squadra che avrebbe dovuto recarsi al lavoro, come ogni giorno, fu bloccata all’esterno. Da quel momento, capimmo che qualcosa sarebbe cambiato per sempre. Le falde acquifere hanno invaso le gallerie, il sito è oggi completamente allagato e inaccessibile”. A parlare è il signor L., che all’interno della miniera di Bosco di “Serradifalco” ha trascorso alcuni anni della sua vita. Oggi, quel luogo rimasto abbandonato da Dio per quasi quarant’anni, rivedrà la luce grazie a un progetto di bonifica approvato dalla Regione Siciliana. “Con Serradifalco sarà finalmente bonificata anche la miniera di Pasquasia (operativa fino al 1992, ndr), per la quale si sono rincorse tante leggende tra missili e liquami tossici di ogni genere sepolti laggiù”. Leggende però degne dell’approfondimento dell’antimafia. Ci torneremo.
Ad annunciarlo al Quotidiano di Sicilia è Calogero Giuseppe Burgio, dirigente generale del Dipartimento Energia della Regione, originario proprio della provincia nissena. La chiusura della miniera di Bosco di Serradifalco risale ufficialmente al 1988. A decretarne il destino – suo e dei paesi dell’hinterland che grazie a quel sito popolavano aree non distanti dal centro geografico della Sicilia – la legge regionale n. 34. Quella legge sancì la cessazione dell’attività mineraria nelle miniere di zolfo siciliane. La miniera, situata tra i comuni di Serradifalco e San Cataldo, nel cuore della provincia di Caltanissetta, era specializzata nell’estrazione di sali potassici (kainite) ed è rimasta in disuso da allora. Tutto intorno ha…