Monza: 7 ore al pronto soccorso senza acqua, cibo e assorbenti

Monza: 7 ore al pronto soccorso senza acqua, cibo e assorbenti. Ma l’azienda smentisce

Monza: 7 ore al pronto soccorso senza acqua, cibo e assorbenti. Ma l’azienda smentisce

Redazione  |
lunedì 10 Ottobre 2022

Dolori lancinanti al basso ventre, una corsa in auto a tutto gas col papà verso l'ospedale tra le lacrime per il dolore e poi l'attesa

Carta igienica al posto degli assorbenti. E senza acqua e cibo per oltre 7 ore. E’ successo a una ragazza della Brianza, giunta intorno alle 5 e mezza al pronto soccorso di Vimercate, in provincia di Monza e uscita poco dopo le 13. Dolori lancinanti al basso ventre, una corsa in auto a tutto gas col papà verso l’ospedale tra le lacrime per il dolore e poi l’attesa. Un’ora per la prima visita mentre la persona al front office si alza e tra un’accettazione e l’altra viene a chiederle cosa ha e a misurarle la pressione. Vietato bere. Poi, dopo i prelievi del sangue, viene invitata ad andare nei bagni con un bicchierino in stile cappuccino per raccogliere l’urina. Cammina a fatica, ha mal di testa e ancora dolore. Non sa a chi deve riconsegnarla, deve cercare, chiedere e solo dopo le sarà data una sedia a rotelle. E’ il papà a spingerla in una sala d’attesa.

Ma alle 8 meno un quarto, quando le sopraggiunge il ciclo mestruale l’ospedale sembra andare in corto circuito. ”Mi sono alzato e sono andato all’ingresso a chiedere un’assorbente -racconta all’Adnkronos il padre che ha deciso di rivolgersi a un avvocato- e mi sono sentito rispondere che non potevo stare lì e che dovevo andare a casa e che vedevano se ne trovavano uno. Ho chiesto se almeno potevo avvisare mia figlia che era senza cellulare, si trattava di fare 10 metri, ma me lo hanno impedito dicendo che ci pensavano loro”. Ma non sarebbe andata così. Il padre racconta che circa un’ora dopo ha risposto a una chiamata proveniente da numero sconosciuto. ”era mia figlia -dice- preoccupata perchè non sapeva cosa mi fosse successo. Mi aspettava da lì a qualche secondo e si era fatta prestare un cellulare da un’altra persona; nessuno l’aveva avvisata. Ed è stata costretta a tamponare la perdita di sangue con della carta igienica recuperata dai bagni del pronto soccorso perchè l’ospedale non aveva neanche un assorbente”.

Ma non solo. La ragazza, racconta il papà, ansiosa e sofferente di tricotillomania che la porta a strapparsi le sopracciglia, non vedendo tornare il padre è andata in panico. ”Potete immaginare cosa sia successo con le sue sopracciglia -dice-. Credo che questo sia un modo incivile di comportarsi. Non mi sembra si possa definire un servizio sanitario di eccellenza. E’ stata pure rimproverata perchè non aveva la mascherina. Ma magari uno se corre al Pronto soccorso alla mascherina non ci pensa no? E comunque bastava dargliela. Ne ha avuta una dopo ore e rimprovero. Non credo sia possibile in un paese civile lasciare una ragazza per oltre 7 ore senza informazioni, senza acqua, senza cibo, costretta a raccattare carta igienica per tamponare il flusso mestruale abbondante del primo giorno. Che tristezza”.

La replica dell’asst della Brianza non si fa attendere. Questa la versione dei fatti diffusa con una nota: ‘La giovane donna è giunta in PS alle 5.44 del 9 ottobre, lamentando dolori addominali e un ritardo mestruale di tre giorni. Le è stato assegnato un codice giallo ed è stata sottoposta a diversi accertamenti. Non è stato consentito, come ovvio in questa fase, di bere e di ricevere un trattamento antidolorifico. Sono stati eseguiti prelievo ematico, test di gravidanza e ecografia addominale. Alla luce dell’esito negativo degli accertamenti e dei parametri vitali risultati nella norma, le è stato prescritto un antidolorifico che la paziente ha rifiutato. Dopo due ore è sopraggiunto il ciclo mestruale; la paziente ha rifiutato l’indumento assorbente offertole. È stata tenuta in osservazione e monitorata. Alle 13.15, al miglioramento delle sue condizioni, è stata dimessa. La paziente, maggiorenne, è sempre stata tranquilla e ha tenuto un comportamento collaborativo. Il genitore era invece molto inquieto e ha tenuto atteggiamenti alquanto aggressivi verso il personale”.

Immediata la replica del padre che dice: ”per gli atteggiamenti aggressivi basta vedere i video registrati dalle telecamere di sicurezza che ci sono in ogni pronto soccorso -dice- fanno fede e smentiscono quanto affermato dall’azienda. Ma non solo. Se due ore dopo, cioè verso le 7.45 gli viene offerto un indumento assorbente non si capisce perchè verso le 11.30 l’operatrice quando torno in ospedale per dare il cellulare a mia figlia mi dica ”non abbiamo assorbenti, lo stiamo cercando”. Le hanno fatto pure il test per la gravidanza quando lei ha detto chiaramente che non poteva essere incinta. Come buttare soldi pubblici in test inutili. Non dico la verità? Ripeto, mostrino i filmati delle telecamere di sicurezza, do la piena autorizzazione, si vede subito cosa è successo. Se davvero le hanno offerto un indumento assorbente come dicono dovrebbe risultare no? Suvvia ma è credibile che una ragazza rifiuti un indumento assorbente e preferisca tamponarsi con la carta igienica di un bagno di un pronto soccorso? Non ho parole”.

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