I familiari continuano a sostenere l'ipotesi dell'omicidio e chiedono al gip di valutare le prove da loro fornite. Sono certi che Mario sia stato ucciso e che la moglie non racconti tutta la verità.
Faranno opposizione alla seconda richiesta di archiviazione presentata dalla Procura generale, che ha avocato il caso, i familiari di Mario Biondo, il cameraman siciliano morto a Madrid nel 2013. La decisione segue la nuova istanza dell’accusa che, sulla base degli accertamenti medico legali, ha concluso che il giovane si è suicidato.
La tesi della famiglia: “Gip guardi le prove da noi ottenute”
Diversa la tesi della famiglia, convinta che si tratti di un omicidio volontario. I consulenti dei Biondo, che hanno svolto diversi accertamenti informatici che metterebbero in dubbio la tesi del suicidio dicono: “vogliamo che il GIP possa rendersi conto, leggendo personalmente i documenti, di quanta differenza c’è tra le conclusioni della Procura Generale e le prove da noi ottenute, come i tabulati telefonici, internet e tutte le informazioni ricevute dagli stessi social network e compagnie dei servizi email. Prove che non sono mai state chieste in passato e che ora meritano, in rispetto della verità, di essere visionate e prese in considerazione”.
Tra le prove menzionate dai consulenti della società Emme Team, anche la relazione dei RIS di Messina, che avrebbe presentato elementi scientifici per affermare che i reperti utilizzati per le analisi istologiche non erano quelli di Mario Biondo. (ANSA).