Continua le indagini per la morte di Simona Cinà, annegata nella piscina di una villa ad Aspra, nella notte tra l’1 e il 2 agosto.
Alla caserma dei carabinieri Bagheria saranno ascoltati di nuovo i due fidanzati che avevano organizzato l’evento per festeggiare la loro laurea, chi si è tuffato per riportare la giovane in superficie, chi le ha praticato il massaggio cardiaco e gli altri che erano intorno alla vasca. Insomma, gli organizzatori della festa e chi l’ha soccorsa.
La ricostruzioni
Gli inquirenti vogliono approfondire la fase del ritrovamento e dei primi soccorsi, passaggi che, a giudicare dalla scelta di richiamare alcuni testimoni già sentiti, restano da chiarire nei dettagli.
Tra gli aspetti da approfondire potrebbe esserci l’organizzazione della serata dal punto di vista della sicurezza: per una festa in villa con piscina non è obbligatorio avere un bagnino, ma è essenziale valutare i rischi, predisporre misure alternative e informare gli invitati sulle precauzioni da seguire.
Le indagini
Le domande probabilmente si concentreranno anche sulle modalità con cui la ventenne è stata riportata a bordo vasca. Gli investigatori intendono chiarire quante persone fossero presenti al momento del recupero e chi abbia partecipato materialmente alle manovre di soccorso, messe a confronto le varie versioni e forse saranno vagliate anche foto, video e altro.
Gli esami tossicologici
Parallelamente, l’attenzione è puntata sui risultati degli esami tossicologici – attesi per settembre – decisivi per capire se la pallavolista ha ingerito alcol, farmaci o droghe, se per sua volontà o per mano di qualcuno. L’autopsia ha confermato la morte per annegamento: nei polmoni c’era acqua e non sono state riscontrate patologie cardiache o segni di violenza. Nei rilievi è stato notato un lieve segno alla nuca, giudicato ininfluente dai medici legali ma ritenuto comunque meritevole di approfondimento.

