Morti, naufragi e comunità messe in ginocchio. Emergenza migranti sempre più fuori controllo - QdS

Morti, naufragi e comunità messe in ginocchio. Emergenza migranti sempre più fuori controllo

Morti, naufragi e comunità messe in ginocchio. Emergenza migranti sempre più fuori controllo

Marianna Agata Strano  |
sabato 30 Dicembre 2023

Ministero dell’Interno: nel 2023 più di 155 mila arrivi. Stimati oltre 2.300 tra decessi e dispersi da gennaio ad agosto

ROMA – Con il 2023 va via un anno doloroso e complesso sul fronte delle migrazioni: migliaia di vittime senza nome, corpi dispersi spesso a poche miglia dalle coste della Sicilia, scontri politici a ogni livello e guerre e povertà che non fanno altro che alimentare gli spostamenti forzati. E il protagonista di questa tragedia apparentemente senza fine è lui: il Mediterraneo. Culla della civiltà in passato, frontiera di morte e terreno di scontro oggi.

I migranti giunti sulle coste italiane – principalmente tramite la “porta d’ingresso” di Lampedusa – sono stati 155.201 (dati del Ministero dell’Interno al 28 dicembre 2023), circa 50 mila in più rispetto all’anno precedente. Di questi, oltre 17 mila sono minori non accompagnati, bisognosi di particolari attenzioni da parte delle autorità e di iniziative di inclusione specifiche per non finire nelle mani della criminalità organizzata.

C’è poi il dato peggiore, quello delle morti. Il recente rapporto “Il Diritto d’asilo. Report 2023. Liberi di scegliere se migrare o restare?” di Fondazione Migrantes parla di oltre 2.300 tra morti e dispersi (gennaio-agosto 2023) solo nel Mediterraneo. Il numero sale a oltre 2.500 secondo l’Iom (Organizzazione internazionale per le migrazioni). Per Medici senza Frontiere, il 2023 è stato “l’anno più letale sulla rotta migratoria del Mediterraneo Centrale dal 2017” e in media sono morte otto persone al giorno. Partire dalle coste nordafricane con un sogno – raggiungere Malta o la Sicilia e ricostruirsi una vita lontano dalla miseria – è spesso letale. E uomini, donne e bambini devono vedersela tanto con le intemperie e i pericoli del mare come con innumerevoli trafficanti senza scrupoli.

Migranti, un anno tra i più letali di sempre

Il report 2023 sul “Diritto d’asilo” rivela una significativa verità sulle migrazioni: oggi “114 milioni di persone (un abitante della Terra su 71 e, in cifra assoluta, sei milioni in più rispetto alla fine del 2022) non sono state libere di scegliere se restare” nel proprio Paese d’origine. I loro sono addii forzati, pericolosi, spesso anche fatali. All’origine della loro fuga disperata ci sono spesso guerre e conflitti (i casi di Ucraina e Israele sono solo i più eclatanti), ma non meno carenza di cibo e acqua e povertà estrema.

Il rapporto di Fondazione Migrantes parla di un +69% di arrivi rispetto al 2022, ma c’è anche chi a destinazione non è mai giunto ed è finito invece sui fondali marini, senza identità e senza dignità. “Nel complesso – si legge nel report – è possibile stimare che, dall’inizio del nuovo secolo, in quasi 23 anni abbiano perso la vita sulla frontiera liquida del Mediterraneo oltre 47 mila fra migranti e rifugiati”. Il 2023 è stato l’ennesimo anno di stragi: quella di Cutro e quella di Lampedusa dello scorso mese (con vittima una bimba di appena due anni) sono quelle che hanno risvegliato di più le coscienze (la prima ha perfino dato il La a un Decreto ad hoc), ma ce ne sono tante altre che confermano come – a dieci anni dal disastroso naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013 – non sia cambiato nulla.

L’ONG SEA WATCH PRESTA SOCCORSI A NAUFRAGHI NELLE ACQUE A LARGO DI LAMPEDUSA IMBARCAZIONE MIGRAZIONE SALVATAGGIO EMERGENZA UMANITARIA MIGRANTE MIGRANTI NAUFRAGO NAUFRAGHI

I nodi della Manovra

Negli ultimi giorni dell’anno i riflettori sono puntati sul Governo Meloni, in procinto di presentare all’Italia una Manovra fondamentale sul fronte della gestione dei flussi migratori. E sembra che, ancora una volta, agli arrivi massicci la politica intenda rispondere con lo stanziamento di maggiori risorse per la sicurezza e “tagli” più o meno evidenti sul fronte dell’accoglienza. Nella bozza della Manovra per il 2024 sono 172.739.236 euro i fondi destinati al “finanziamento delle misure urgenti connesse all’accoglienza dei migranti, anche a sostegno dei Comuni interessati, nonché in favore dei minori non accompagnati”, cui si aggiunge – tra le altre risorse – il milione destinato al Servizio sanitario nazionale per la promozione e la tutela della salute di migranti e rifugiati in situazione di svantaggio. Inizialmente per il Fondo per l’Immigrazione, istituito con il Dl anticipi dello scorso 18 ottobre, erano previsti 190 milioni: pare che i fondi tagliati (circa 15 milioni l’anno dal 2024 al 2026) siano da destinare al comparto sicurezza e forze dell’ordine.

Una decisione – presentata sotto forma di emendamento a inizio dicembre – che ha scatenato non poche polemiche su più fronti, dall’opposizione ai sindacati e alle Ong. E che si aggiunge davanti all’altrettanto discusso “trucchetto” – se tale può definirsi – pensato per ridurre drasticamente i Msna (Minori stranieri non accompagnati) sul suolo italiano: considerare come “quasi adulti” i ragazzi dai 16 anni in poi ai fini dell’accoglienza.

Un altro tema da discutere è quello della gestione dell’accoglienza. Pochi posti, tanta violenza, carenze e disagi: l’elenco degli “eterni problemi” sul fronte migranti è pressoché infinito. In Sicilia, i “Comuni di frontiera” (principalmente Pozzallo e Lampedusa) chiedono sostegno a 360° a tutela dei migranti, non solo dal Governo Meloni e dall’Ue ma anche dall’Ars. E i numeri giocano a favore delle loro legittime richieste: i dati Rete Sai (Sistema di accoglienza e inclusione), infatti, confermano che la Sicilia continua ad avere il maggior numero di posti Sai (6.859 ad agosto 2023) e a portare quasi esclusivamente sulle sue “spalle” il peso dell’accoglienza, dei trasferimenti e – non meno importante – di assistere a tragedie ed emergenze varie, oltre alla “ghettizzazione” a cui i migranti sono spesso soggetti, con nefande conseguenze in termini di tasso di criminalità e pericolo per la comunità.

Sul caso Lampedusa – il cui hotspot è adesso gestito da Croce rossa italiana – sembrano esserci delle buone notizie, il cui impatto però sarà noto solo nei prossimi mesi: in Manovra sono previsti 8,6 milioni di euro per “funzioni di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e dell’immigrazione”. Fondi che potrebbero servire a rendere l’hotspot più discusso d’Italia più vivibile e capace di fronteggiare il costante viavai di persone bisognose di attenzioni costanti e cure irrinunciabili.

Politiche migratorie in Italia, il trionfo della retorica emergenziale

La principale novità 2023 in Italia per quanto riguarda la gestione dei migranti e degli sbarchi è stato il Decreto Cutro. Gestione dei flussi di lavoratori stranieri, rinnovo dei permessi di soggiorno, limitazione della protezione speciale, pene più severe per gli scafisti e potenziamento della rete di centri di permanenza per il rimpatrio: questo il contenuto in breve.

Il Decreto in questione è stata la risposta del Governo Meloni a una strage avvenuta nel territorio da cui prende il nome nel febbraio 2023. Purtroppo, a distanza di mesi, gli obiettivi del Governo Meloni (meno sbarchi, più sicurezza e meno morti) non sembrano ancora raggiunti: la retorica emergenziale continua e all’orizzonte si vedono ancora pochi miglioramenti. E continua a montare la rabbia delle Ong ostacolate dai Decreti Sicurezza. Nel report di Fondazione Migrantes si legge: “In Italia dall’inizio del 2023 le legislazioni d’urgenza hanno avuto ricadute negative sulle rotte di ingresso sia via mare che via terra: continua la ‘persecuzione amministrativa’ delle navi delle ONG che comunque si occupano di una percentuale residuale degli sbarchi”.

“Le legislazioni d’urgenza si sono succedute a velocità vertiginose provando ogni volta a limitare i diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei minori soli, anche in palese contrasto con la nostra Costituzione o con la normativa europea e le convenzioni internazionali”, si legge ancora nel report.

Il 2023 delle migrazioni in Italia si conclude con una lunga serie di scontri su più temi. Da un lato c’è l’accordo – apparentemente sospeso – con l’Albania per “svuotare” Lampedusa e collaborare sui soccorsi in mare; dall’altro il nuovo patto con l’Ue, che la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha definito perfino “storico”. C’è, infine, l’incognita del Piano Mattei, un progetto che promette di “rivoluzionare” lo status dell’Africa e dei suoi abitanti, con conseguenze positive a lungo termine sulle ondate migratorie.

Ue, Dublino e le prospettive per il 2024

Il 2024 si apre lasciandosi alle spalle un anno di stragi e fallimenti. C’è però la prospettiva di una nuova strategia comunitaria che – si spera – potrebbe cambiare le sorti delle terre d’accoglienza e – più importante – salvare vite umane. Lo scorso 20 dicembre 2023 il Consiglio europeo e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo per rinnovare la legislazione dell’Ue in materia di asilo e migrazione. Queste alcune delle novità: solidarietà obbligatoria per i Paesi sotto pressione migratoria. Gli Stati Ue potranno scegliere se esprimere tale solidarietà con l’accoglienza di migranti o il versamento di contributi a sostegno delle “frontiere” (20 mila euro per ogni mancato ricollocamento); regolamento comunitario sulle crisi e le cause di forza maggiore; screening pre-ingresso per migranti irregolari, secondo un meccanismo che varierà da Stato in Stato; Eurodac, ovvero l’implementazione del database comunitario per le impronte digitali dei richiedenti asilo dai 6 anni in poi con l’aggiunta di dati biometrici; procedura comune in tutta l’Ue per la concessione e la revoca della protezione internazionale.

Non cambia, di fatto, il meccanismo secondo cui i migranti devono chiedere asilo nel Paese Ue d’approdo. Un elemento base della famigerata Convenzione di Dublino, quindi, rimane. Questo sembra essere uno degli elementi più critici del nuovo accordo Ue sulla gestione delle migrazioni, ma non l’unico. Assieme alla preoccupazione delle conseguenze della discrezionalità di azione lasciata ai Paesi soggetti a pressione migratoria, soprattutto in un periodo in cui la tendenza alla chiusura delle frontiere a discapito della tutela degli esseri umani è purtroppo in sensibile aumento. Le critiche avanzano, così come lo scetticismo degli “addetti ai lavori”. Gli Stati Ue gridano vittoria, ma il tema migranti appare destinato a “infuocare” gli animi anche nel 2024. Il tutto mentre la gente continua a morire in mare.

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