Secondo le statistiche la Sicilia si piazza, come incidenza di mortalità in base al numero di lavoratori sul territorio, alle spalle di Valle D'Aosta, Basilicata, Umbria e Trentino-Aldo Adige.
Sicilia tra le regioni che fanno registrare i dati peggiori relativamente alla mortalità sul posto di lavoro. Si tratta di uno dei dati emersi dalle rilevazioni dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering che mette l’isola al quinto posto – in piena zona rossa – per numero di morti registrate: sono 46, al momento. Tra gli ultimi casi – non inserito in questa indagine che analizza i dati fino a fine settembre -, quello di Rosario Tripi, morto nel Catanese per un tragico incidente.
Secondo le statistiche la Sicilia si piazza, come incidenza di mortalità in base al numero di lavoratori sul territorio, alle spalle di Valle D’Aosta, Basilicata, Umbria e Trentino-Aldo Adige. Tra le regioni virtuose, invece, Veneto e Marche. Le province siciliane che fanno registrare i dati peggiori sono Trapani, Caltanissetta e Palermo (qui le statistiche complete)
Morti e infortuni: dati allarmanti su scala nazionale
In Italia è necessario riflettere sul numero di decessi ed agire per evitare che l’incubo delle morti sul lavoro continui. Dal mese di gennaio a fine settembre si è verificata una strage, con 776 vittime accertate: 15 decessi in più del 2023. Non bisogna neanche dimenticare degli infortuni, più o meno gravi, che si verificano sul posto di lavoro. Ogni mese sono oltre 48mila, infatti, gli infortuni rilevati.
“È come assistere quotidianamente, e talvolta anche più di una volta al giorno, alla stessa e purtroppo nota tragedia – afferma Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente di Mestre -. Una crudele moviola non stop. È questo che mostra l’emergenza morti sul lavoro in Italia. I dati alla fine del terzo trimestre non lasciano molte speranze su una proiezione confortante per la fine del 2024. Perché da gennaio a settembre le vittime sul lavoro sono già 776: 15 decessi in più del 2023 (+2%)”. Necessario porre l’accento sull’importanza delle incidenze di mortalità della popolazione lavorativa. “Invitiamo tutti coloro che si occupano di sicurezza sul lavoro a osservare l’incidenza infortunistica, cioè il numero di infortuni rispetto alla popolazione lavorativa, un indicatore che consente anche di identificare e mappare le regioni dove è maggiore il rischio di infortunio per i lavoratori”.
Il rischio di mortalità, la suddivisione per fasce delle regioni
Il rischio di morte, regione per regione, a fine settembre 2024 ha portato alla seguente classificazione. A finire in zona rossa con un’incidenza superiore al +25% rispetto alla media nazionale (Indice incidenza medio, pari a 24 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle d’Aosta, Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige e Sicilia. In zona arancione: Calabria, Molise, Campania, Sardegna, Emilia-Romagna, Puglia e Abruzzo. In zona gialla: Lazio, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Piemonte e Toscana. In zona bianca: Veneto e Marche.
Il fenomeno infortunistico per fasce d’età
Anche nei primi nove mesi dell’anno l’Osservatorio mestrino ha elaborato l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età e lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati). Un dato, quest’ultimo, che continua a essere preoccupante tra i lavoratori più anziani. Infatti, l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (con incidenza di 98,0), seguita dalla fascia di lavoratori con età compresa tra i 55 e i 64 anni (con incidenza pari a 38,9).La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (199 su un totale di 567).