“Dalla gestione del partito fino ai rapporti con gli alleati il governatore sta collezionando errori e sbagliando”. Queste le parole del Vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia Giorgio Mulè. In un’intervista a La Repubblica, il forzista ha dichiarato un retroscena secondo cui Berlusconi nel 2022 gli disse se era disponibile a candidarsi come Presidente della Regione Siciliana.
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Il retroscena sulla candidatura in Sicilia di Mulè: “Mi chiamò Berlusconi, dissi di sì”
“Il 10 agosto 2022, ero a casa a Roma. Ascoltavo la Gazza Ladra di Rossini, forse era un presentimento. Ricevetti una telefonata da Berlusconi, era in Sardegna. Fu diretto: “Giorgio, ma tu saresti disponibile per essere candidato?”. Dissi di sì – racconta Mulè -. Dopo neanche due ore il Cavaliere richiamò dicendo che sul mio nome c’era l’accordo della coalizione. All’alba del 12 agosto si scoprì che il giorno precedente, quindi l’11 agosto, scadeva il termine per trasferire la residenza in Sicilia e poter essere candidato. E siccome io risiedevo in Umbria, sfumò la candidatura e si arrivò a Schifani”.
Mulè: “Non si porta un alleato davanti a un giudice per una nomina che spetta al MIT”
Alla domanda se ora sia pronto a candidarsi, il vicepresidente della Camera risponde: “Non so se la carica di presidente della Regione, un giorno, rientrerà tra i miei obiettivi. Per ora c’è Schifani, la persona migliore per il ruolo”. Ma in Sicilia “ho affetti, casa, amici ed elettori. E sì, adesso ho anche la residenza”, prosegue. Per Mulè in Sicilia “va creata la segreteria. Nell’Isola Forza Italia è apolide, non c’è neppure una sede. Ho chiesto più volte un confronto. Niente”. Infine, un riferimento allo scontro Regione-Mit sull’autorità portuale di Palermo. “L’ho trovato bizzarro. Salvini con la Lega è un nostro alleato – conclude Mulè -. Insomma, non si porta un alleato davanti a un giudice per una questione politica, per una nomina che spetta al ministero dei Trasporti e su cui la regione non ha parere vincolante”.

