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Muos, oggi il corteo di protesta. E gli statunitensi chiedono di rafforzare l’area delle antenne con materiali sintetici

Muos, oggi il corteo di protesta. E gli statunitensi chiedono di rafforzare l’area delle antenne con materiali sintetici
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Leggere la relazione che accompagna l’istanza presentata alla Regione da Seth D. Cochran susciterà amarezza in quanti oggi saranno a Niscemi.

“Si precisa che gli interventi proposti non avranno come conseguenza alcuna distruzione, danneggiamento o asportazione di vegetali di ogni specie e tipo né di parti di essi, e neppure verrà alterato l’equilibrio delle comunità biologiche naturali”.

Leggere la relazione che accompagna l’istanza presentata alla Regione da Seth D. Cochran, comandante del dipartimento Lavori pubblici della base aeronavale di Sigonella, susciterà senz’altro amarezza in quanti oggi saranno a Niscemi (Caltanissetta) per manifestare davanti ai cancelli del Muos, il sistema di comunicazione satellitare utilizzato a scopi militari tornato, con gli attuali conflitti in corso, al centro dell’attenzione.

La riserva della Sughereta, dove le mega-antenne sono state installate dopo un lungo e controverso iter che ha mescolato il piano amministrativo a quello giudiziario, qualche giorno fa è andata a fuoco distruggendo un paesaggio unico in Sicilia.

All’amarezza, però, si potrebbe aggiungere una nuova dose di ostilità verso un progetto che negli anni è stato osteggiato non solo da chi ha visto nelle istituzioni italiane un atteggiamento di sudditanza agli interessi statunitensi, ma anche da quanti hanno giudicato incompatibile l’infrastruttura con il paesaggio naturale.
Sul tavolo della Regione, c’è una richiesta di manutenzione straordinaria dei versanti che si trovano ai margini della piattaforma che ospita le tre grandi parabole. Il motivo sta in alcuni fenomeni erosivi la cui origine – come viene riportato nella stessa relazione – va rintracciata nel modo in cui fu concepita e realizzata l’opera.

Cattivo deflusso delle acque

La base aeronavale di Sigonella chiede alla Regione di poter intervenire per fare in modo che non si ricreino gli scivolamenti che negli ultimi anni si sono registrati soprattutto nella scarpata a sud del piazzale. Nel 2023 furono eseguiti lavori provvisori, ma adesso si chiede di intervenire in maniera più incisiva.
“Il piazzale che ospita tali antenne e gli edifici ancillari è, prevalentemente, pianeggiante e realizzato con materiale compattato (misto cementato). Tale piazzale è stato realizzato lungo un declivio del terreno naturale, che in fase di prima realizzazione fu modificato. Allo stato attuale presenta alcune difettosità nelle pendenze dello stesso – si legge – Non si ha un corretto deflusso delle acque al sistema di smaltimento esistente e di conseguenza si generano degli accumuli in punti da cui non è possibile far defluire le acque in maniera controllata”.
Il progetto prevede lavori anche al di fuori dell’area antenne “in quanto sono presenti altri fenomeni erosivi causati dal naturale deflusso delle acque lungo il terreno” e modifiche ai sistemi di recapito finale delle acque, poiché gli attuali “hanno generato al proprio intorno altri problemi erosivi”.

Guardando al dettaglio dei problemi si cita, per quanto riguarda la scarpata Sud, il “mancato rispetto dei livelli minimi di salvaguardia della vita” previste dalle norme strutturali antisismiche del 2018.

Uso di materiali sintetici

Per evitare che nel prossimo futuro si ripresentino gli attuali problemi, gli statunitensi chiedono esplicitamente la possibilità di usare materiali “sintetici o non naturali” nella composizione delle terre armate. Il motivo sta nella loro efficacia a lungo termine.

“Materiali naturali (per esempio, reti in juta e stuoie in cocco) sarebbero sicuramente più compatibili a livello ambientale, ma poco durevoli e quindi soggetti a interventi frequenti”, si legge nella relazione.

A far propendere verso questa soluzione è anche una considerazione che sarebbe frutto della volontà di ridurre al più possibile gli effetti sulla natura. “È stato valutato che l’impatto maggiore lo si avrà durante la fase di cantiere, stimando che le attività possano durare circa sei mesi, e potrebbero generare disturbi alla fauna locale. Pertanto, è stato ritenuto sia meno impattante l’uso di materiali sintetici che però hanno una vita utile maggiore e che quindi per propria natura soggetti a minori manutenzioni”.

Poco dopo si fa riferimento anche alla fauna: “Gli eventuali interventi di manutenzione straordinaria avrebbero bisogno di mezzi d’opera con emissioni sonore impattanti e che quindi disturberebbero la fauna presente. Si suppone che lavorazioni rumorose e costanti nel tempo potrebbero portare a far sì che le specie presenti tendano a non nidificare più nell’area scegliendo dei luoghi più tranquilli, per cui la scelta temporale dell’avvio delle attività sarà fondamentale per ridurre l’impatto sull’ecosistema”.

Il parere del 2023

Allegato alla relazione illustrativa, c’è anche il documento con cui la Regione nel 2023 diede il via libera agli interventi provvisori.

Il 31 maggio 2023, gli uffici dell’assessorato all’Agricoltura emanarono il decreto che concedeva il nulla osta ai lavori di manutenzione ordinaria. All’interno si fa riferimento ad “alcune perplessità riguardo a un successivo e più ampio progetto per la messa in sicurezza del versante”.

Per gli statunitensi, tuttavia, un nuovo e più importante intervento non è procrastinabile. “Tali interventi provvisori hanno solo temporaneamente mitigato la situazione. Non hanno eliminato le cause che hanno portato ai fenomeni erosivi, né tantomeno risolto definitivamente la problematica. Difatti, come evincibile dalle immagini scattate a valle degli eventi piovosi che si sono verificati fra il mese di ottobre 2024 ed il gennaio 2025, si può notare che le parti precedentemente trattate hanno avuto cedimenti significativi”.

Il corteo no-Muos

A Niscemi, intanto, oggi si terrà una nuova manifestazione di protesta. Nel centro del Nisseno convergeranno numerose realtà pacifiste, che marceranno verso l’ingresso della base. Accanto a loro la distruzione causata dall’incendio dei giorni scorsi.
“In questo clima di guerra, ci preoccupa vivere vicino al Muos, che sappiamo essere utilizzato in tutti questi fronti: cosa rischiamo a viverci accanto? Niscemi in questo momento è un bersaglio militare? – si legge in un post pubblicato sui social network – A queste preoccupazioni si aggiunge il dolore per la Sughereta distrutta dalle fiamme: due terzi del patrimonio boschivo è andato in cenere, ci vorranno più di cinquant’anni per riparare. Qualche giorno fa un comandante americano è venuto a raccontarci che non corriamo nessun rischio, l’area attorno al Muos è al sicuro.
Ma allora come è possibile appiccare un incendio così grande e devastante, in un posto presidiato dai militari dell’esercito più importante al mondo?”