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Musumeci ha ragione “Sciogliere” i dirigenti

Un recente articolo del presidente della Regione, Nello Musumeci, pubblicato su un quotidiano locale, ha portato in evidenza una necessità che noi rappresentiamo all’opinione pubblica da alcuni decenni: quando la Presidenza del Consiglio scioglie i vertici di un Comune dovrebbe anche “sciogliere” tutti i vertici burocratici dello stesso.
Musumeci ha ragione e noi lo abbiamo spiegato tante volte. Ha ragione perché è evidente che se vi sono state infiltrazioni che hanno condizionato sindaco, giunta e consiglieri comunali, e sono state fatte porcherie di diverso genere, risulta del tutto evidente la connivenza dei dirigenti che hanno tenuto il sacco.
Mandare a casa il vertice politico e lasciare in sella quello burocratico non ottiene gli effetti di depurazione desiderati, perché continua a rimanere presente nell’amministrazione quell’infiltrazione che, elidendo solo i vertici politici, non viene eliminata.
Abbiamo più volte rilevato come la burocrazia sia la palla al piede del nostro Paese e una palla ancora più pesante per la Sicilia.
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La burocrazia è quell’insieme di persone di diverso livello che dovrebbe produrre servizi pubblici di qualità al minor costo possibile; la burocrazia è quel ceto che si dovrebbe ritenere al servizio dei cittadini- datori di lavoro, ma che invece ritiene i cittadini propri sudditi.
La verità è che i sudditi non sono cittadini, subiscono le vessazioni dei burocrati, non protestano nella forma adeguata, non scrivono ai giornali né reagiscono in altro modo.
Lo sforzo dei vertici istituzionali e della scuola dovrebbe tendere a fare diventare i sudditi cittadini, mentre avviene esattamente il contrario, in quanto sia il ceto politico che quello burocratico, in un orgasmo egoistico, cercano invece di mantenere i cittadini in stato di sudditanza, in modo che possano fare ciò che ritengono meglio per alimentare i propri interessi egoistici.
Gli stessi burocrati, poi, sono gli artefici di tutti i provvedimenti legislativi e amministrativi che volutamente compongono in maniera complicata, per consentir loro di avere pertugi e finestre da cui far passare azioni innominabili, quelli che recentemente in gergo giornalistico hanno nominato “manina”.
è inconcepibile e illegale il fatto che provvedimenti legislativi approvati dal Consiglio dei ministri, durante il tragitto verso il Quirinale, ove il Presidente della Repubblica provvederà ad apporre la sua firma, cambino i contenuti. Chi fa queste marachelle? I burocrati. Si tratta di dirigenti che guadagnano lautamente ma come soggetti privati. Per questo non pagano pegno.
Ecco perché Musumeci ha chiesto a viva voce che essi, quando un consiglio comunale viene sciolto, siano parimenti restituiti al loro domicilio, anche coatto, per evitare che continuino a commettere azioni poco edificanti, sicuramente contrarie all’interesse generale.
Non sappiamo se la voce del presidente della Regione – per altro non tradotta in atto ufficiale, ma avente la veste di mero messaggio mediatico – possa avere qualche eco. Sappiamo però che lo stato dei fatti, così com’è, non può ancora andare avanti, perché i danni che si verificano tutti i giorni non sono più riparabili.
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La lamentazione di Musumeci, però, mentre non ha potere sulla formazione delle leggi a livello nazionale, ce l’ha a livello regionale. Infatti i circa 1500 dirigenti dipendono da lui o dall’assessore al ramo cui lo stesso presidente ha dato la delega.
Occorrerebbe una profonda riforma della burocrazia regionale, inserendo i valori di merito e responsabilità, oggi assenti nell’organizzazione.
Ma in attesa di un provvedimento legislativo di competenza dell’Assemblea regionale – ove Musumeci non ha la maggioranza – egli, con decreti presidenziali, potrebbe obbligare tutti i dirigenti generali a redigere i Piani organizzativi nei quali fossero presenti gli obiettivi veri e non formali, i tempi di realizzazione o cronoprogrammi.
I decreti presidenziali dovrebbero nominare commissioni formate da esperti esterni, possibilmente internazionali, con il compito di verificare se gli obiettivi vengano perseguiti nei tempi previsti dai dirigenti, istituendo premi per il loro raggiungimento o sanzioni in ragione del loro mancato conseguimento.
Musumeci ha espresso una buona proposta. Ora, però, emetta gli atti di sua competenza.