Musumeci presidente “distratto” e poco coraggioso: le dure parole di Schifani contro chi lo ha preceduto - QdS

Musumeci presidente “distratto” e poco coraggioso: le dure parole di Schifani contro chi lo ha preceduto

Musumeci presidente “distratto” e poco coraggioso: le dure parole di Schifani contro chi lo ha preceduto

martedì 29 Ottobre 2024

Rimarcata l’inazione delle precedenti Amministrazioni regionali su temi centrali quali gestione idrica e dei rifiuti

L’eredità di Nello Musumeci come presidente della Regione è ancora al centro del dibattito politico, anche a seguito di quanto pubblicato la scorsa settimana dal Quotidiano di Sicilia, che ha ricordato le tante “cose non fatte” dall’ex governatore, in particolare su due temi centrali quali la gestione dei rifiuti e quella delle risorse idriche.

A tornare sul tema (e le tempistiche non ci sembrano affatto casuali) è stato il successore di Musumeci, Renato Schifani, colui che si è trovato ad affrontare quelle spinose questioni lasciate in sospeso dall’attuale ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare. Domenica, in occasione della kermesse di Forza Italia svoltasi a Santa Flavia, in provincia di Palermo, nel suo intervento Schifani ha affrontato diversi argomenti di grande attualità per tutto il territorio siciliano, con riferimenti neanche troppo velati a Musumeci e a chi ha amministrato l’Isola prima di lui.

Schifani e la rottura con il passato

La prima stoccata è arrivata sul fronte economico. “Gli ultimi dati Svimez – ha affermato Renato Schifani – dicono che la Sicilia sta crescendo più delle altre regioni e questo è dovuto a un’azione di governo liberale ed espansiva, che si affida a misure che guardano al sacrificio di chi investe. Le agenzie di rating ci promuovono, entrate fiscali e investimenti aumentano e il Pil cresce. Tutto ciò è frutto di una politica che guarda al sostegno alle imprese, facendogli pagare meno interessi e dando lavoro ai privati. Abbiamo attuato interventi a fondo perduto a favore di chi voleva fare impresa e in due anni non abbiamo mai creato precariato, ma lo abbiamo tolto”.

Schifani ha anche lodato quanto fatto da Marco Falcone come assessore al Bilancio, ricordando il lavoro svolto dal neo eurodeputato per dare un ordine ai conti della Regione. Un passaggio, quest’ultimo, che qualcuno ha letto come un ulteriore messaggio a Musumeci, quasi a voler sottolineare come Falcone nella precedente Giunta, in cui si occupava della delega alle Infrastrutture, fosse utilizzato – perdonateci il gergo sportivo – fuori ruolo.

L’affondo su siccità e incendi…

Niente di subliminale ma tutto molto esplicito, invece, sul tema della gestione delle risorse idriche e della prevenzione degli incendi. Schifani ha ammesso che c’è ancora tanto da fare, rimarcando con chiarezza le grosse responsabilità di chi lo ha preceduto: “Ci siamo dotati – ha detto – di un forte piano antincendio, potenziando la flotta elicotteristica e istituendo una control room. In passato il tema della siccità non si è mai posto e questo ha portato i governi precedenti a essere un tantino distratti, oggi ci troviamo dighe distrutte o reti idriche obsolete. Ci siamo organizzati nell’emergenza per la ricerca di nuovi pozzi. Dobbiamo ragionare in prospettiva, con scelte forti e impegnative: non possiamo fare solo interventi di manutenzione, ma servono grandi dissalazioni”.

… e il colpo da ko sui rifiuti

Forse non c’è tema che inchioda maggiormente Nello Musumeci alle proprie responsabilità e alle proprie promesse irrealizzate come quello dei rifiuti. Per far capire ai lettori il perché di quanto affermiamo non vogliamo aggiungere altro se non le parole dello stesso ex presidente, pronunciate in occasione del Forum realizzato con il QdS il 17 marzo del 2018, pochi mesi dopo aver ottenuto la fiducia degli elettori siciliani. “Il mio Governo – affermò – ha detto con chiarezza di non avere alcun pregiudizio nei confronti degli impianti che producono energia attraverso l’utilizzo dei rifiuti”.

Aggiunse inoltre di voler lavorare affinché ogni provincia potesse autonomamente agire per chiudere il ciclo completo dei rifiuti solidi urbani: “La raccolta differenziata – spiegò Musumeci – l’impianto di pre-trattamento, l’impianto di compostaggio, l’impianto di post-trattamento e l’impianto che poi deve eliminare la parte residuale che è il 20 per cento dei rifiuti conferiti”.

Un quadro moderno e totalmente aderente a un sistema fondato sull’economia circolare di cui, a sei anni e mezzo da quelle dichiarazioni, non è stato realizzato assolutamente nulla. Questa l’eredità raccolta da Schifani. E dopo tutti questi anni, la strada rimane sempre la stessa: quella che questa testata indica da circa vent’anni: “Soltanto con la realizzazione dei termovalorizzatori – ha detto domenica Schifani a Santa Flavia – riusciremo a risolvere il problema dei rifiuti in Sicilia. Senza questa scelta coraggiosa non sarà possibile”.

Passato ingombrante

Riassumendo, i passaggi salienti sono i seguenti: Schifani ha definito chiaramente i suoi predecessori – e Musumeci è quello a lui più prossimo, rimasto a Palermo dal 2017 al 2022, prima di essere promosso in qualità di ministro della Repubblica – come poco attenti e non sufficientemente coraggiosi. Due demeriti che inevitabilmente i siciliani stanno ancora pagando con rubinetti a secco, strade piene di rifiuti e Tari alle stelle per poter spedire l’immondizia all’estero. Un’eredità da certi punti di vista tragica, che una terra come la Sicilia non meriterebbe.

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