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Musumeci ribalti l’organizzazione Pa

EDITORIALEDare all’Aran direttive precise

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha posto al centro del Pnrr la riforma della pubblica amministrazione collegata con la semplificazione legislativa di tutte le procedure che, di fatto, rallentano l’emissione dei provvedimenti richiesti da cittadini, imprese ed enti.
Perché Draghi ha messo al primo posto tale questione? La risposta è semplice. Se non funziona la burocrazia, tutti gli investimenti previsti, europei e nazionali, per 248 miliardi, non potranno essere spesi, ovvero, non spesi con la sufficiente rapidità.
Ora, è ovvio che se non vi è una forte iniezione di liquidità nel sistema economico, non vi possono essere i riflessi benefici in termini di crescita, di Pil, di occupazione, di aumento dei consumi e, in generale, del benessere dei cittadini.
Draghi ha fatto appello a tutte le comunità locali (Regioni, Comuni ed altre) affinchè riorganizzino le proprie amministrazioni in modo da entrare in fase con quella nazionale e raggiungere i risultati prima elencati.

La parola ora passa alle Regioni e ai Comuni. Per quanto ci riguarda, la parola alla Regione siciliana ed al suo presidente, Nello Musumeci, che ha notevoli capacità e sensibilità per capire la questione: ribaltare l’attuale disorganizzazione della sua Amministrazione per farla diventare efficiente e funzionale alla spesa pubblica, in sintonia col Pnrr.
Allora, caro presidente Musumeci, si metta all’opera e dia tassative disposizioni al suo delegato Aran e al relativo presidente, Accursio Gallo, affinché convochi i sindacati e rivolti come un calzino il contratto regionale dei dirigenti, inserendovi il nuovo modello organizzativo con programmazione, esecuzione e controlli.
Le quattro fasi indicate devono poggiare sui valori etici di responsabilità, merito, produttività ed efficienza.
Sono elementi che hanno trovato spazio su queste colonne più volte e continuiamo a ribadirle perché senza il cambio di marcia della pubblica amministrazione regionale, la Sicilia continuerà a retrocedere. E questo non deve accadere, perchè anche l’Isola deve agganciarsi al treno nazionale e tentare di recuperare il tempo perduto negli ultimi decenni.
Per esempio, la formazione regionale che gestisce centotrenta/centoquaranta milioni, deve avere un punto di svolta: basta corsi inutili. Occorre istituire quelli che rappresentano i mestieri e le professioni che vi saranno in Europa e nel mondo fra quattro/cinque anni; mestieri e professioni basati su un’organizzazione digitale che non utilizzi mai più neanche un foglio di carta.
Poi, tutte le procedure devono essere tracciate in modo che i controlli a posteriori possano essere effettuati in qualunque momento, determinando la responsabilità di chi deve gestire i procedimenti.
Se ritiene di imboccare questa autostrada, Musumeci potrà riuscire – nei diciotto mesi prima delle elezioni – a vivificare il funzionamento dell’Amministrazione regionale, partendo dal Piano organizzativo dei servizi che la Regione deve prestare nei i suoi dodici assessorati, suddivisi in direzioni, aree e servizi.
Dal piano organizzativo si dedurranno le figure professionali che servono alla sua attuazione e quindi arrivare alla formulazione di una nuova pianta organica moderna ed aggiornata, confacente ai bisogni attuali.

Quando sentiamo burocrati di basso livello che sparano numeri sul fabbisogno di personale o di figure tecniche, senza che tutto ciò trovi radici nella nuova organizzazione su base digitale, dobbiamo pensare che essi siano incompetenti o in malafede.
Come si fa, infatti, a determinare quali e quanti dipendenti e dirigenti servano se non vi è la radice dell’organizzazione che prima ha fissato le necessità?
Non pensiamo che sia facile per il presidente Musumeci affrontare quanto scriviamo, anche perché egli è circondato da nemici vestiti da amici, mentre dovrebbe utilizzare gli amici veri, quelli disinteressati, quelli professionali che hanno ampie competenze per aiutarlo in questo improbo compito che oseremmo definire rivoluzionario.
Saprà Musumeci essere rivoluzionario? Non lo sappiamo, ma contiamo che lo diventi nell’interesse dei siciliani, che poi gli saranno grati, nelle urne.